Ecco, per esempio io qualche giorno fa ho acquistato da un conoscente - prima o poi vi parlerò di lui, personaggio totalmente fuori dagli schemi - alla folle cifra di 50 euro, una chitarra classica marca Yasuki, made in Japan anni ’70, in condizioni pari al nuovo che mi sta divertendo da matti, anche se servirà un po’ di tempo per rimuovere alcuni automatismi da “fingerstyler acustico” e ricalibrarmi su uno strumento classico.
Altri propositi che potremmo darci per migliorare... mumble mumble, vediamo. Me ne viene in mente giusto uno: studiare musica! Ok dai, scherzavo, non fate sempre quella faccia, personalmente continuerò a ritenere il pentagramma un nemico e a credere che Armonia sia la figlia di Ares e Afrodite, non certo una materia di studio.
(Ragazzi si scherza, so bene che voi siete assai più preparati del sottoscritto e vi invidio molto per questo)
Il Marchese del Grillo non è d'accordo con il contenuto di quest'articolo!
Ma veniamo all’unico, vero buon proposito di cui mi faccio portatore, in ossequio a questo clima che comincia a farsi mellifluo e presto virerà verso la stucchevolezza del bianco Natal. Ve la dico piatta piatta: perché dobbiamo sempre pensare che quello che piace a noi debba piacere anche agli altri? L’essere umano è ben strano, amici chitarristi. E riconoscere il problema è il primo passo di ogni buona terapia, no?
Io credo che tutti noi - chi più, chi meno - abbiamo la sindrome del “most underrated”. Esempio fulgido nella sua banalità: andate a prendere un video su YouTube, un video musicale qualsiasi. Nei commenti sotto al video, intendo i commenti più in alto e in evidenza, proprio perché sono quelli che hanno raccolto più like e hanno generato più engagement, l’artista sarà definito come “il più sottovalutato di tutti i tempi”, “il migliore di sempre”, oppure "il secondo migliore dopo X ma comunque davanti a Y".
Si applica a tutti. Dall’ex componente di una boy band anni ’90 al cantautore di protesta di morto in miseria venticinque anni prima, dall’eccentrico solista hair metal invecchiato male, al cerebrale jazzista di provincia conosciuto solo da sua zia. Fino, ovviamente, alle superstar che hanno sempre fanbase agguerritissime, veri hooligan che hanno la verità in tasca e una mazza ferrata tra le mani.
Il senso generale è che, quando a noi piace molto qualcosa, spesso non resistiamo all’impulso di etichettarlo come “migliore”. Tradotto fuor di lettera, “most underrated” significa “voi non capite un cazzo, io invece sì”. Siamo esseri buffi e, se avete bisogno di qualcuno che tenga alto il vessillo delle piccole (e grandi) miserie umane, tranquilli: potete contare su di me.
Ora sfogatevi: anche voi cedete al meccanismo del “most underrated”? E se sì, questo è il vostro momento: liberatevi e fate outing, raccontandomi chi è il più sottovalutato di sempre! |