Qualche tempo fa, abbiamo fatto visita a per . Si è parlato di salute del mercato, delle aspettative e delle fino agli strumenti più pregevoli che i maggiori marchi offrono nelle loro fasce custom e handmade. Tutto intorno a noi, mura di chitarre elettriche ci hanno fatto tornare indietro al lockdown, quando sappiamo per certo che lo strumento ha vissuto un momento di grande splendore, scoperto o riscoperto da innumerevoli appassionati.
Di questo abbiamo voluto parlare in un secondo video in compagnia di Matteo.
A differenza di quanto si immagina, scopriamo che a vivere la più grande trasformazione non è stata la gamma entry level propriamente detta. L’attenzione dei musicisti e degli aspiranti tali si è piuttosto rivolta in direzione di strumenti caratterizzati da un buon rapporto qualità/prezzo, spingendosi anche in fascia media. Una porzione di mercato che registra quindi un’impennata di interesse da parte del pubblico, sia di chi ha iniziato a suonare da poco e cerca un upgrade, di quelli che affiancano strumenti performanti a una collezione già esistente e quelli che, proprio grazie al tempo libero che la Pandemia ha forzatamente regalato a tutti, hanno ritrovato la vecchia passione per la musica.
Matteo ce lo racconta imbracciando una Revstar, davanti a un’intera parete di chitarre Yamaha. Il marchio, ben noto anche ai profani per la trasversalità della sua offerta, rappresenta un esempio macroscopico di tale trend.
Rinnovata nelle forme e nei contenuti nel 2022, la serie Revstar si è posizionata in un punto privilegiato, andando a ripercorrere sonorità e approcci vicini ai più tradizionalisti, ma in una chiave fresca e differente rispetto ai canoni delle più comuni repliche che affollano la fascia di prezzo in cui anche Yamaha si muove. Il mix ha permesso agli strumenti di catturare una buona fetta di mercato, affermandosi tra studenti e professionisti grazie alla declinazione su vari gradini.
Discutendo con Matteo, scopriamo invece che la fascia più alta di strumenti professionali e custom non ha vissuto particolari scossoni nell’ultimo periodo, e il cliente tipo è invariato. Si tratta di professionisti e appassionati di grande esperienza, con le idee molto chiare su cosa cercano e perché. Si può trattare di modelli iconici legati a epoche passate, o di strumenti dotati di precise caratteristiche tecniche di cui l’utente è alla ricerca. In casa Yamaha, questo non può voler dire altro che SG: la intramontabile double-cut consegnata alla storia da un giovane Carlos Santana.
Non è una chitarra comune, che ancora una volta rappresenta un’alternativa agli standard stilistici di maggior riferimento. Matteo ci spiega che fa parte del preciso modello di business adottato da Begnis che, in una scena affollata dai soliti brand presenti pressoché ovunque tra negozi fisici e online, trova il suo posto rivolgendosi a un’audience incuriosita da proposte “alternative”, non meno appetibili.
Durante la nostra chiacchierata, Matteo ha suonato alcuni degli strumenti esposti alle sue spalle.
La prima è una Revstar RSP02T, proviene dalla divisione Professional e si distingue per l’abbinamento di due pickup P90 con un tailpiece da archtop. Il look è quanto mai retrò, ma il circuito con boost passivo del Focus Switch svela la volontà di Yamaha di guardare a una flessibilità sonora maggiore rispetto ai canoni della categoria.
La RSP20X preferisce una più classica configurazione a due humbucker e ponte fisso in due pezzi. Il Focus Switch dona anche qui una spiccata versatilità e il selettore a cinque posizioni contribuisce a una tavolozza sonora variegata. Anche lei fa parte della serie Professional di chitarre realizzate in Giappone: caratteristiche e prezzo entrano di diritto nella dimensione dei professionisti, sempre con un rapporto qualità/prezzo vantaggioso.
Quando si passa al top bombato della SG1802, la memoria corre subito ai grandi classici del rock. Le Revstar devono molto della loro impronta stilistica ed estetica alla double-cut Yamaha, che in questa versione monta due pickup P90.
Si guarda alle vette più alte della produzione solid body giapponese anche col modello SG1820, che rimpiazza i single coil con due humbucker Seymour Duncan 59 SH-1.
Comune tra i due modelli è il ponte TonePros in due parti, il capotasto GraphTech in TUSQ, il trattamento IRA per migliorare le caratteristiche acustiche dei legni, le meccaniche Grover bloccanti e l’adozione di un manico in tre pezzi di mogano per la massima stabilità.
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