Posseggo la chitarra in questione dal 1980, quando dopo aver visto un concerto di Edoardo Bennato volli anch’io suonare una dodici-corde acustica.
Con mio padre acquistammo questa chitarra nell’unico negozio della nostra città, pagandola all’epoca 150.000 lire, circa 350-400 euro di oggi. Nello stesso periodo un paio di miei amici fecero circa 100 Km di autostrada per acquistare un modello 12-corde Yamaha FG, pagato circa 220.000 lire, su consiglio di un chitarrista di maggiore età della nostra ed esperto. Secondo quest’ultimo il suono delle Yamaha era migliore della mia, che però aveva un manico più comodo. Visto che quando definire uno strumento vecchio, antico, o vintage, ritengo che questa chitarra non sia vecchia ma vintage, almeno per me, in quanto ha tutte le caratteristiche funzionali di uno strumento nuovo, anche se il suo valore economico potrebbe essere molto basso.
riguardava proprio questa chitarra: molto utilizzata nei primi anni - al momento dell’acquisto avevo sedici anni - è stata poi suonata sempre meno e forse un po’ d’incuria ha finito per renderla non più utilizzabile come tale, relegandola negli ultimi 10-15 anni all’utilizzo come una normale sei-corde.
Il difetto maggiore, comune a molte acustiche, è il sollevamento dell’attaccacorde e relativo ponte, parzialmente risolto nei primi anni dalla regolazione al minimo dell’altezza della sella in plastica e poi dalla limatura della parte inferiore della stessa, proprio per compensare il rigonfiamento della tavola armonica e abbassare di conseguenza l’action per renderla ancora suonabile. Tale trattamento non era più sufficiente a limitare il danno, causato anche dalla presenza continua delle corde anche nei lunghi periodi in cui non la suonavo.
In questo fine 2022 mi sono deciso a darle una seconda vita, più come presenza affettiva che reale necessità d’uso, per questo ho buttato le vecchie corde e ho cercato di capire come raddrizzare la tavola armonica, senza portarla da un liutaio che mi avrebbe richiesto un esborso spropositato per il valore dello strumento.
Come prima cosa ho verificato il grado di deformazione della tavola ed eventuali scollamenti esterni ed interni, scattando varie foto. Con l’aiuto di un righello in alluminio, ho trovato una deformazione della tavola di quasi un centimetro subito dopo l’attaccacorde, mentre quasi intatta era la zona tra lo stesso e la buca. Accertato che l’attaccacorde non era minimamente scollato, che la vernice non si fosse screpolata e che all’interno nessuna catena era stata compromessa, mi sono detto che era possibile raddrizzarla.
Ho quindi pensato di utilizzare un asse di legno premuto contro la tavola da due morsetti da falegname bloccati su un asse da stiro, con interposto un giornale in modo da non graffiare la stessa tavola. Per rendere la tavola più morbida ho posizionato un piccolo recipiente contenente acqua bollente all’interno della cassa per scaldare e inumidire l’abete della tavola, riscaldandola di nuovo ogni ora - ora e mezza per un paio di giorni. Il primo giorno sono andato per gradi con la pressione dei morsetti, ma dopo 24 ore ero già all'allineamento della tavola. Al termine del trattamento la tavola era di nuovo raddrizzata, ma in un paio di giorni ha ripreso un leggero rigonfiamento di un paio di millimetri, poca roba insomma.
Per evitare lo stress di una muta da dodici al povero attaccacorde, ho pensato che la soluzione migliore fosse distribuire il tiraggio delle corde sulle catene della ‘X’ posta sotto la tavola, utilizzando un piccolo asse mobile in legno di pino con i dodici fori posti in corrispondenza degli attuali. Questi dodici fori sono stati fatti con una punta da 2 mm sufficienti a far passare la corda, ma bloccando il pallino della stessa. Tale asse viene tenuto in posizione dal tiraggio delle corde e permette anche di lasciare vibrare maggiormente la tavola.
L’operazione di cambio corde, non così frequente in un’acustica, verrà d’ora in poi effettuata inserendo la muta su questo piccolo asse di pino, estratto dalla buca, per poi infilare da dentro la stessa ogni singola corda nel relativo foro dell’attaccacorde, rinunciando all’uso dei piroli fermacorde. Una volta che tutte le dodici corde sono state infilate nell’attaccacorde, lo stesso asse viene fatto passare attraverso la buca, inserite le corde nelle meccaniche, la tensione creata dalle stesse terrà bloccato l’asse, impedendo di esercitare tutta la tensione delle corde sulla piccola porzione della tavola, in corrispondenza dell’attaccacorde, ma distribuendola su una porzione molto più grande che parte dalla buca e arriva quasi alle fasce.
Per rifinire al meglio l’attaccacorde, data la mancanza dei piroli, ora inutili, ho incollato con una colla cianoacrilica delle boccole metalliche in corrispondenza dei dodici fori, in modo che le corde si appoggino su questi, esercitando la loro pressione sia sulla sella del ponte, sia su questi, in maniera simile all’ancoraggio classico, ma evitando segni sul legno.
Secondo le mie previsioni, la tavola armonica anziché rialzarsi come prima e di conseguenza rialzare il ponte, dovrebbe addirittura tendere ad appiattirsi di nuovo, cosa già verificata alla prima accordatura. Nell’eventualità che volessi ritornare al fissaggio classico delle corde, occorrerebbe scollare queste boccole e null’altro.
Un altro difetto comune a tante chitarre acustiche o elettriche è il consumo dei tasti. In questo caso, essendo stata usata soprattutto per accompagnare il canto, i tasti maggiormente consumati erano i primi cinque, specie nelle corde più fini. Ho pensato quindi di sostituire solo questi, ma la prima difficoltà trovata è stato il reperimento del materiale stesso: alla fine ho scelto i Dunlop 6290 Medium, i più simili per dimensioni prese con un calibro a quelli installati sul mio strumento.
Dopo avere riscaldato i vecchi con il saldatore e tolti con una pinza - sicuramente non l’attrezzo più adatto, ma il migliore che avevo in casa - ho ripassato il taglio con una lama per togliere eventuali residui di colla o di legno. Solo dopo che mi sono arrivati, mi sono accorto che erano completamente dritti, nonostante il prezzo non fosse poi così basso, mentre nelle foto del produttore erano ricurvi e nessun’altra informazione era fornita. Per curvarli ho utilizzato una pinza bloccandoli per il centro della costola che s’incassa nel legno e spingendoli nella parte interna di una padella da cucina, di 30 cm di diametro, che ha una curvatura leggermente superiore a quella necessaria.
Tale operazione andata a buon fine mi ha permesso di riposizionare i cinque tasti con l’aiuto di un martelletto in plastica, che sono poi stati tagliati e limati a dovere. Esteticamente i nuovi tasti sono a filo della tastiera, mentre i vecchi sono leggermente più stretti, ma non è necessaria nessuna rettifica data la maggiore altezza delle corde sui tasti per non farle friggere, rispetto a un’elettrica.
Vista la nuova soluzione dell’attaccatura delle corde, ho scelto le Martin MA180 Extra Light che ha una scalatura di .010-.047 in bronzo normale 80/20, accordandole un tono sotto per non stressare subito il nuovo sistema. Con un’accordatura simile è impossibile suonare in quanto le corde risultano troppo lasche, ma così ho verificato che il sistema d’ancoraggio reggesse alla tensione della muta. Dopo una settimana ho verificato l’accordatura, che era sotto di un altro mezzo tono, ho quindi accordato allo standard, ne ho regolato il manico appena curvo e l’altezza del ponte in modo che le corde non suonassero stoppate e ho potuto ascoltare il suo suono metallico e tagliente con bassi molto chiari. Essendo presente il tasto chiamato ‘0’ leggermente più alto degli altri, non ho dovuto sostituire il capotasto in plastica che svolge la sola funzione di separare le corde, che sarebbe stata la parte più difficile da realizzare in casa, non disponendo delle apposite lime.
Sto aspettando che mi arrivi la nuova sella in osso, che potrebbe dare qualcosa in più al suono, ma sono già soddisfatto di poterla di nuovo suonare con le dodici corde e con i nuovi tasti, visto che è stata la prima volta che mi cimento in questo tipo di lavoro.
Attualmente la mia Aria 9634 si presenta così.
Vi lascio con un video da me realizzato per farvela ascoltare come suona nel 2023. Perdonatemi eventuali errori e imprecisioni, ma sono tanti anni che non suono più.
Buon ascolto.
|