Niente più musica sui social: salta l’accordo tra Meta e Siae
di redazione [user #116] - pubblicato il 17 marzo 2023 ore 09:50
Siae non accetta le condizioni di Facebook e Instagram per l’utilizzo dei brani in post, reel e stories. Così, i social più diffusi al mondo restano muti in Italia.
La notizia è già di dominio pubblico e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Sparisce la musica da Facebook e Instagram perché Meta - proprietaria dei due social - e Siae non hanno trovato un accordo per l’utilizzo dei brani italiani nei contenuti virtuali.
Molti artisti - soprattutto emergenti - gongolano, come se nel nome del “mal comune mezzo gaudio” si stessero godendo una piccola vendetta nei confronti di quel Golia contro il quale fin troppo spesso si sono sentiti dei Davide, vedendosi imposte condizioni unilaterali senza granché possibilità di controbattere.
La musica cambia (o meglio, finisce) quando a scontrarsi sono due giganti: da una parte la Società italiana degli Autori, dall’altra una multinazionale quasi monopolista sul web.
I punti di vista
Ambo le parti si sono rapidamente espresse circa il mancato accordo.
Secondo Meta: “La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale".
Siae ha le idee chiare: “La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani”.
Insomma, pare che tutti abbiano così tanto a cuore la tutela degli artisti che, alla fine, non se ne fa proprio nulla.
Nessuno dei due entra nel merito dei termini dell’accordo, ma Meta continua: "Crediamo che sia un valore per l'intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 Paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”.
Siae, però, lascia intuire dove sia effettivamente l’inghippo: “A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”.
Il pomo della discordia
La direttiva sul Copyright vigente in Europa impone l’obbligo di trasparenza circa le cifre, il traffico generato dai contenuti. È un passaggio chiave, secondo Siae, per poter formulare un’offerta adeguata. A scatola chiusa, sarebbe impossibile quantificare il tutto e fare gli interessi degli artisti. O, comunque, anche i propri.
Con i circuiti come YouTube, Spotify ma anche TikTok, Siae ha un accordo basato sulle quantità di stream: guadagna e gli autori guadagnano in base alle riproduzioni dei brani.
Non si conoscono i termini dell’offerta formulata da Meta, ma sembra si tratti di una sorta di cifra forfait, messa sul tavolo per l’intero pacchetto a prescindere da quanto se ne farà uso.
La scarsa trasparenza ha così messo sulla difensiva la società italiana che, pur spiegando di avere tutto l’interesse nel chiudere un accordo con Meta, non intende stare a condizioni poco chiare che per di più vanno in contrasto con le norme europee.
La reazione immediata
Così Meta ferma tutto, annuncia pubblicamente il mancato accordo e spiega di aver avviato il processo di rimozione di tutti i brani protetti da Siae sulle proprie piattaforme.
I contenuti su Facebook che contengono materiale degli artisti italiani facenti parte dell’universo Siae sarebbero stati quindi del tutto eliminati, e quelli su Instagram avrebbero riportato l’indicazione “brano non disponibile”.
L’effetto domino
Poi, però, avviene il colpo di scena: gli utenti notano che a sparire è un’enorme selezione musicale anche di artisti stranieri e di quelli che, con la Siae, non avevano niente a che fare.
Meta non ha dato spiegazioni a riguardo e non è possibile sapere se si tratti di un guasto momentaneo, di un’azione drastica per evitare incomprensioni su brani che erroneamente potrebbero restare in repertorio oppure se - qualcuno sospetta - il colosso americano stia cercando di sollevare l’indignazione popolare per fare pressione su Siae al fine di portarla ad accettare le proprie condizioni.
Certo è che - se così fosse - sta funzionando, perché buona parte del web si è già schierata e rivuole la musica indietro a tutti i costi. Altrettanto certo è che la storia non finisce qui.