La segna la prima esperienza di Taylor con l’Ironbark, un tipo di eucalipto denso e rigido che deve il suo nome alla caratteristica corteccia segnata da solchi scuri e profondi, sulle tonalità del grigio. All’interno, le tavole mostrano una grana fitta a striature parallele non troppo regolari che, sul fondo della 512ce, si traducono in un aspetto a libro di gran fascino.
Taylor lo adotta nell’ambito del suo progetto di legni Urban, essenze dal ridotto impatto ambientale ottenute recuperando materiali e attingendo a fonti sostenibili. Esperimento già effettuato con lo Urban Ash, potrebbe suonare come una trovata da hippy, ma in realtà la ricerca timbrica non è lasciata in secondo piano e questi legni riescono a diventare una parte importante nell’economia di un prodotto suonabile e suonante, di buon livello.
Sulla 512ce, Taylor lo ha lasciato a vista, regalando un tono rossiccio all’intero strumento che ben si sposa con l’estetica vagamente affumicata del top, una tavola in abete sitka trattato ad alte temperature. Tale tecnica, oltre a scurire il tono del legno, libera i pori dall’umidità generando una sorta di stagionatura controllata che permette alla cassa di vibrare da subito con maggior libertà, “slegata” come si dice in gergo, regalando una voce articolata e dettagliata fin dalla prima nota.
Nel video, abbiamo approfondito le sfumature della Taylor 512ce con cassa in Ironbark.
Tondeggiante ma facile da imbracciare, con una spalla mancante e un’elettronica Expression System 2 che la rende già pronta per il palco senza troppe complicazioni, la 512ce è una Grand Concert. Più compatta della tipica Grand Auditorium Taylor, porta con sé una gamma media presente e intelligibile, eppure equilibrata. Il laboratorio l’ha messa a punto con l’idea di accontentare gli appassionati di fingerstyle, e in effetti suonare a dita la 512ce viene quasi naturale per il modo in cui la chitarra reagisce al tocco anche con dinamiche più delicate, senza apparire ovattata se si suona piano né sguaiata se si calca la mano.
Il manico in mogano, la tastiera in ebano e un profilo sottile-ma-non-troppo con un’action piuttosto morbida che strizza l’occhio a chi proviene dall’universo elettrico sono tratti ben noti a chi ha esperienze con le fasce più alte in catalogo, e la serie 500 non fa differenza. Allo stesso modo, sulla 512ce si nota subito una certa cura per il reparto estetico.
I legni esclusivi sono impreziositi da diversi accorgimenti, pur senza sconfinare nel lusso, per un risultato raffinato nell’insieme.
Su top e fondo, un binding tartarugato richiama la fantasia del battipenna. Un purfling nero e acero a cinque strati incornicia la tavola armonica e fa il paio con una rosetta in abalone, sobria grazie alle linee semplici ma dalle figurazioni naturali decisamente ricche.
Sulla tastiera, i nuovi intarsi Aerial realizzati in materiale acrilico italiano guidano la mano in un’esperienza scorrevole e per nulla faticosa anche durante le sessioni più lunghe. I puristi della chitarra suonata a dita potrebbero preferire tastiere anche più larghe, ma chi vuole concedersi escursioni nel genere senza abbandonare le proprie radici di strummer - o addirittura di chitarrista elettrico - si troverà a proprio agio.
La 512ce si riconferma uno strumento professionale, godibile per l’occhio quanto per l’orecchio. Il suo carattere è quello di una chitarra adatta al solismo grazie all’equilibrio sonoro garantito dal V-Class Bracing e che, proprio per questo, valorizza anche le parti suonate più intricate dove c’è bisogno di intelligibilità tra le voci di accordi molto aperti sul range sonoro, che abbiano del pianistico.
L’Ironbark conferisce al tutto un sapore originale e confortevole al tempo stesso, oltre a una resa estetica che è un piacere scoprire ogni qual volta si apre l’elegante custodia rigida di cui il modello è provvisto.
Sul sito Taylor, la 512ce insieme all’intera gamma 500 e una spiegazione approfondita sull’uso dell’Ironbark . |