La musica di Lucio Battisti ha quel dono raro di attraversare le epoche che solo la vera arte possiede. Le sue canzoni sono state la colonna sonora di intere generazioni e ancora oggi fanno parte degli ascolti dei giovani, dei repertori delle band e - immancabili - degli incontri tra amici con una chitarra tra le mani.
Sono grandi canzoni, appunto, perché anche con una semplice chitarra, spogliate di tutto il resto, funzionano alla grande. Ed è con una sola chitarra che in più occasioni Lucio si è esibito in pubblico.
I documenti disponibili oggi riguardano per lo più le sue apparizioni televisive, e una in particolare continua a far discutere i fan a cinquant’anni di distanza.
È celebre la versione di “Eppur Mi Son Scordato Di Te” eseguita solo chitarra e voce in occasione della sua ospitata alla trasmissione Teatro 10, nel 1971. In altre occasioni è possibile vederlo con diverse chitarre classiche, con l’immancabile Eko Ranger, ma stavolta si tratta di uno strumento diverso, come assai diverso e peculiare è anche il suono che produce.
Da qui si entra nel campo della leggenda, dei racconti e delle dicerie
Pare che, nel giorno delle riprese, Lucio avesse dimenticato a casa la chitarra con cui avrebbe dovuto esibirsi. Così, prima di raggiungere gli studi Rai, ne acquistò una giocattolo in zona Stazione Termini a Roma. Con quella consegnò alla storia .
La chitarra è in effetti curiosa. La cassa piccola, la tastiera tutt’altro che raffinata e l’economico sistema di fissaggio delle corde con tailpiece sul fondo della tavola armonica fanno pensare a uno strumento da battaglia, davvero un giocattolo, o quasi.
È innegabile poi che il suono sia quello di una scatoletta, l’accordatura incerta. Le corde, forse fin troppo morbide, sbatacchiano a ogni accordo e non aiutano in questo.
Ma, c’è un ma
La storia romantica del cantautore che si esibisce negli studi più importanti della TV di Stato con una chitarraccia da quattro soldi è affascinante, ma non convince tutti.
È impensabile, commenta qualcuno, che in Rai nessuno gli avesse messo a disposizione uno strumento più serio. Oggi sarebbe impossibile lasciare esibire un artista con un giocattolo tra le mani, se non previ accordi ben precisi a monte.
Inoltre non è un segreto l’interesse di Battisti verso le sonorità d’oltre Oceano, e nel blues come nel rock n roll non era raro ascoltare chitarre dagli evidenti limiti costruttivi ma che, anche in virtù di quelli, sono poi diventate riferimenti assoluti. Dalle chitarre povere - per forza di cose - dei primi bluesmen fino alle Danelectro che hanno conquistato le star, il suo esempio sarebbe stato in ottima compagnia. Potrebbe essere una semplice scelta stilistica, insomma, ponderata e tutt’altro che lasciata al caso.
Fatto sta che la storia ha una seconda parte, che non tutti conoscono
Teatro 10 non è la sola apparizione pubblica di quella chitarra, e Lucio tornerà a portarla con se alcuni mesi più tardi. Sarà possibile vederla di nuovo in TV il 31 dicembre dello stesso anno. Il brano è “La Canzone Del Sole”, ma l’esibizione è in playback, e non è facilissimo decidere se è una scelta o magari uno scherzo in risposta al non dover suonare “davvero”, condizione comunque molto diffusa all’epoca.
Ancora una volta, però, che, nell’apparizione integrale, mostrano anche un primo minuto di improvvisazione dal vivo.
Il suono della chitarra, metallico e nasale con l’intonazione delle corde in sofferenza sotto le plettrate più decise, è inconfondibile. Lucio l’ha fatto di nuovo: quella chitarra giocattolo, o comunque economica, sbilenca, fa sentire per la seconda volta la sua voce nella TV nazionale.
Leggenda o scelta stilistica in barba ai canoni sonori che andavano per la maggiore? Se così fosse, il gesto di Battisti acquisirebbe tutt’altro significato e diventerebbe incredibilmente punk, di pura rottura, anni prima che il punk stesso nascesse. A noi piace pensare che il suo genio stesse anche in questo. |