Perciò, via il dente e via il dolore, io confesso e poi commentiamo. Ok, dunque: io
non sono minimamente interessato ad ascoltare i nuovi dischi delle band che, quando ero adolescente, mi hanno fatto innamorare del rock e della chitarra elettrica. No, non perché io abbia cambiato il mio giudizio su quelle band, cosa che ci potrebbe anche stare. Ma no. Semplicemente
non ho e non voglio avere un'opinione su quello che hanno fatto poi. Non mi interessa e, se provo ad ascoltarlo, mi fa sentire a disagio, sento che mi brontola la pancia, ho voglia di spegnere la radio.
Per essere ancora più chiaro, le band alle quali mi riferisco sono quattro, anzi tre visto che i Creedence Clearwater Revival avevano già chiuso bottega quando, verso il 1993, li scoprii (quindi i dischi quelli erano e quelli sono rimasti):
AC/DC, Metallica e Iron Maiden. Se suono, se sono impallinato di chitarre, se per lavoro mi sono occupato (e parzialmente mi occupo ancora) di musica, lo devo soprattutto a loro. Poi sono cresciuto dedicando anni di ascolto a tanti sottogeneri dell’heavy metal (thrash con la triade tedesca, death soprattutto con Death, Sepultura e Carcass), il blues e i suoi mille rivoli, il country e molto altro. Ma sono le band citate ad avermi dato l’imprinting, ad avermi fatto scoprire la (seconda) cosa più bella del mondo.
Solo che, come il più stolido dei boomer, io sono disinteressato a quello che hanno prodotto dopo gli anni novanta. Non mi interessa andare oltre. Gli Iron Maiden e gli AC/DC, tra l’altro, sono rimasti piuttosto fedeli a se stessi, quindi non posso nemmeno dar loro dei
rinnegati. I Metallica invece mi provocarono del male fisico nel 1996, all’uscita di
Load, per mesi mi sentii come un cane abbandonato in autostrada. Quelle pettinature, i capelli corti e gellati, il trucco agli occhi, le pose da MTV onestamente
mi distrussero nello spirito.
Ma torniamo al dunque. In questa mia specie di rifiuto a priori, se provo ad analizzarlo, ci leggo qualcosa che con la musica ha poco a che fare, cioè una grande nostalgia per l’adolescenza. I Metallica sono cambiati in peggio? È molto probabile. Ma, per molti versi,
sono cambiato in peggio anch’io, più di loro. Il sacro fuoco, i sogni di gloria e di bellezza, l’urgenza di rappresentarsi un mondo diverso, l’ingenua ma granitica certezza che la vita sarebbe stata una caleidoscopica giostra delle opportunità: ecco cos’erano quegli anni, cos’era quella musica.
Piece Of Mind,
Back In Black,
Justice erano
la colonna sonora della fetta di vita più intensa e irripetibile.
Quelli che sono venuti dopo sono stati “solo” dischi.
Anche voi siete degli acidi boomeracci come me o siete rimasti curiosi di accogliere e ascoltare le novità delle vostre band del cuore?