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Io Human: due chiacchiere con Christian Coccia
Io Human: due chiacchiere con Christian Coccia
di [user #116] - pubblicato il

Christian Coccia si sbizzarrisce tra funk, blues e ricerca sonora in “Io Human”, l’EP che puoi ascoltare ora su Spotify. Lo abbiamo raggiunto per conoscere più da vicino il suo mondo.
La chitarra di Coccia è allegra, colorata, immersa fino al collo nel linguaggio blues più gustoso eppure personale a modo suo. “Io Human” ne offre un assaggio gustoso, e abbiamo voluto scoprirne i retroscena con una chiacchierata a tu per tu con Christian.

Io Human: due chiacchiere con Christian Coccia

Accordo: È chiaro che il blues è il tuo pane quotidiano, ma tutti i brani di Io Human hanno sempre una componente solare e, in un certo senso, mettono allegria. Parlaci di te, della tua formazione e delle tue influenze.
Christian Coccia: Sì, il blues credo che sviluppi una tecnica chitarristica molto personale ed espressiva, tutti i grandi chitarristi a cui tutti noi ci ispiriamo hanno una loro voce unica e riconoscibile, grazie a loro la chitarra ha potuto evolversi negli anni. Ecco solo alcuni dei miei riferimenti musicali chitarristi: Hendrix, Jeff Beck, Clapton, bb king... Cerco di imitarli da sempre!

A: In un disco strumentale è difficile trattenersi dal voler dimostrare “chops” uno dopo l’altro, invece sembra che tu sia riuscito a dare una grande importanza anche alla melodia e agli arrangiamenti. Ci parli del tuo rapporto con questi aspetti compositivi?
CC: Per mia fortuna ho sempre collaborato con musicisti maestri e ispiranti che mi hanno sempre fatto notare quanto sia importante comunicare un emozione e avere un’idea che funzioni piuttosto che fare degli esercizi e vari tecnicismi addirittura fuori contesto musicale.
Per esempio, se siamo in studio con un produttore per registrare un brano reggae non avrebbe senso fare un assolo di mille note, ma magari provare a trovare un’idea semplice che calzi con la situazione. C’è però anche da dire che se un chitarrista ha un suo stile inconfondibile sarebbe compito del produttore cercarlo appunto per il suo sound e stile.

A: A naso, la Strat (con un certo uso melodico della leva di cui immaginiamo chi siano i riferimenti) e i single coil in generale sembrano protagonisti. Quali chitarre hai usato per il lavoro?
CC: Ho usato la mia Raro Custom Stratocaster bianca in frassino con single coil Nordstrand e ponte Callaham, tastiera in palissandro. La chitarra è fatta a mano da Rosario Vasta, un grandissimo liutaio siciliano che vive qua a Torino.
E sì, quando uso la leva cerco di scimmiottare un po’ Jeff Beck, Landau  e Scott Henderson… ahahah!

A: Dall’EP si denota anche una certa ricerca sonora, come l’uso del tremolo in, per l’appunto, “Stratocaster Cowboy”, in cui si incastrano davvero tante chitarre, o anche gli envelope filter che hai seminato qua e là. Ti salutiamo quindi con una domanda da geek: com’è il tuo rapporto con ampli, effetti, multieffetti e tutte quelle diavolerie che piacciono tanto a chi segue Accordo? Ritieni siano parte integrante della crescita di un artista o viaggiano su un piano differente?
CC: Sì, gli effetti, gli amplificatori e le chitarre comunque viaggiano di pari passo con i sound delle varie epoche. Per carità, si può cercare di suonare tutto con una chitarra e un ampli e basta, però diciamo che per fare qualche esempio associativo:
Hendrix, Stratocaster, Marshall plexi e Fuzz Face.
Steve Ray, Stratocaster, Fender e Tube Screamer.
Angus, SG e Marshall plexi.
Brian Setzer, Gretsch e Bigsby, tremolo e Roland Space Echo.
Fino all uso delle chitarre a sette e otto corde nei generi più moderni estremi.
Io personalmente amo gli strumenti analogici, overdrive, fuzz Bender, treble booster, tremolo, chorus, delay, univibe, amplificatori Fender, Marshall, Vox, ecc. Ritengo che per ottenere distorsioni estreme metal sia molto più intelligente e facile lavorare con plugin e varie pedaliere digitali come Fractal, Helix eccetera. Comunque la comodità del digitale è imbattibile e poi alcuni effetti ci sono solamente in digitale, tipo i pitchshifter.
Io uso un Helix per gli effetti più estremi tipo ring mod, whammy, shimmer e reverse delay.
Nell’EP Io human ho adoperato Fender Hot Rod e vari overdrive tipo Tube Screamer, Klon Centaur e trasparenti tipo Xotic Soul Driven, anche miscelati tra loro. Non ho usato fuzz fatta eccezione del solo centrale di “Snake ipnosi”.
Comunque, detto questo, secondo me la cosa migliore è cercare sempre di essere ispirati e lavorare al meglio con quello che si ha a disposizione. Credo che i grandi artisti del passato se avessero avuto altri strumenti a disposizione avrebbero comunque fatto grande musica. Quindi è impossibile prevedere cosa potrebbe succedere se cerchiamo di essere ricettivi alle influenze dell'universo, qualsiasi strumenti abbiamo a disposizione!

 
album christian coccia interviste
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