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David Blamires incontra Antonio Onorato “Tra il Vesuvio e il mare”: l’intervista
David Blamires incontra Antonio Onorato “Tra il Vesuvio e il mare”: l’intervista
di [user #17844] - pubblicato il

Il chitarrista napoletano reinterpreta dei classici suoi, di Toninho Horta e di Pino Daniele con i testi inglesi e la voce di David Blamires: Antonio Onorato ci racconta “Tra il Vesuvio e il mare”.
Nasce per caso, davanti a una pizza a San Giorgio a Cremano, una collaborazione musicale che fa da ponte tra le atmosfere napoletane e la tradizione anglo-americana. Il lavoro si chiama “Tra il Vesuvio e il mare”, come il posto in cui tutto è cominciato.
Tra il Vesuvio e il mare è anche dove vive Antonio Onorato, chitarrista simbolo del jazz italiano che insieme a David Blamires, storica voce del Pat Metheny Group, ha dato vita al progetto.

Antonio Onorato è tra i principali fautori del cosiddetto Jazz Napoletano, che da stile a metà tra il linguaggio americano e quello mediterraneo è divenuto una voce distintiva, fino a vedersi codificato nell’omonimo volume - edito da Volontè&Co. - firmato proprio da Onorato.

David Blamires, britannico da tempo trapiantato negli USA, è un’istituzione nel settore, con due Grammy sullo scaffale e una lunga militanza nel Pat Metheny Group.

David Blamires incontra Antonio Onorato “Tra il Vesuvio e il mare”: l’intervista

Per il loro progetto insieme, la voce di David si è prestata alle armonie tutte napoletane proprie del bagaglio di Antonio, filtrandole e reinventandone i contenuti per trarne fuori un mix originale, dal respiro internazionale eppure dal carattere altamente riconoscibile.
Il risultato è un mini-album - disponibile sui principali canali digitali, qui su Spotify e qui su YouTube - composto da quattro brani, registrato in un solo giorno come Antonio ci racconterà nell’intervista.
La scaletta si apre con due celebri brani di Pino Daniele: “Quanno chiove” e “Chi tene ‘o mare”. A seguire, “Canzone del Vesuvio” è una composizione di Toninho Horta dedicata all’amico Antonio Onorato, e chiude il lavoro “‘E scelle”, letteralmente “le ali”, brano di Onorato qui ripreso in una versione inedita in cui una parte napoletana cantata si intreccia con il testo inglese di Blamires.



Pietro Paolo Falco: So che la vostra è stata una collaborazione fisica, nata sul campo, non un progetto a distanza come spesso accade in questi casi. Vuoi raccontarmi com’è cominciato il tutto?
Antonio Onorato: Ho conosciuto David un po’ per caso, tramite amici in comune che avevano parlato all’uno dell’altro. Così, una sera in cui si trovava a Napoli in vacanza, abbiamo mangiato una pizza insieme, Da Salvo a San Giorgio: ottima pizzeria, vado sempre lì, da esperto di pizza ci tengo (risate)!
Comunque con David ci siamo subito trovati sul piano personale, non c’era nessun progetto in mente.
Conoscevo David per il suo glorioso passato col Pat Metheny Group, proprio all’apice del successo, da fine anni ’80 e tutti gli anni ’90, e l’avevo sentito diverse volte dal vivo. Mi era piaciuto da subito, come mi piaceva tutta la band, in primis Lyle Mays che forse mi piace addirittura più di Pat Metheny stesso!
Tornando a noi, con David ci siamo confrontati su tanti livelli. Dapprima sul piano ideologico, come la pensavamo sulla vita, la spiritualità, e abbiamo visto che avevamo davvero tante cose in comune. Così ci siamo ripromessi che, appena sarebbe tornato in Italia, avremmo fatto qualcosa insieme.
Essendo legato alla musica mediterranea, mi sono detto: “perché non proviamo a fare qualche brano di Pino Daniele in inglese e con qualche arrangiamento un po’ più particolare, diciamo “americano”? Così abbiamo preso lo studio per un giorno solo e abbiamo registrato questi quattro brani. Tutto quasi per caso.

PPF: Tra la tua carriera e quella di David è impossibile non notare una sorta di filo conduttore nella figura di Pat Metheny. Come si sono incontrate in studio le vostre influenze comuni e come hanno contribuito invece i vostri stili personali al prodotto finale?
AO: Quando parlo di Pat Metheny parlo necessariamente anche di Lyle Mays, che amo anche di più per gusto personale, come musicista e compositore. La musica di Metheny e Mays ha fatto un po’ da comune denominatore tra me e David, così in studio ci siamo trovati davvero bene, le cose fluivano come l’acqua da un rubinetto.
C’è stato un mio brano, “‘E Scelle”, che a David è piaciuto molto. Lui ci ha messo un testo ex-novo dal titolo “Learn To Love Again”, “Impara ad amare di nuovo”. E mi ha proposto di cantarlo insieme, lui in inglese e io in napoletano. Ero imbarazzatissimo perché non sono un cantante, ma mi ha dato coraggio, alla fine abbiamo diviso il brano e mi ha fatto anche i complimenti. Devo dire la verità, questa cosa mi ha lasciato esterrefatto in senso positivo perché non mi reputo affatto un cantante, sono uno strumentista principalmente. Ma, all’occorrenza… Certo, non sono Pavarotti!
È normale che il Pat Metheny Group sia stato un punto d’unione: sono stati i miei idoli quando ero ragazzino e lui ci ha lavorato per diversi anni. Ma devo dire che a David interessava maggiormente il mio stile mediterraneo: non credo avrebbe collaborato con un imitatore di Pat Metheny, quindi le influenze ci sono e si percepiscono, ma la chiave è stata questa originalità “mediterranea” di approcciarmi alla musica. Altrimenti questa collaborazione non avrebbe avuto senso.

David Blamires incontra Antonio Onorato “Tra il Vesuvio e il mare”: l’intervista

PPF: In particolare nei pezzi di Pino Daniele, la cosa che più incuriosisce è chiaramente la scelta dei testi. Come si è svolto l’adattamento in inglese?
AO: La scelta dei testi è stata affidata principalmente a David. Io gli ho passato i brani e gli ho spiegato un po’ il significato dei testi originali, ma ho preferito che scrivesse ex-novo dei testi a seconda di ciò che la musica gli suscitava interiormente. Quindi i testi sono nuovi, in inglese, e sono slegati da quelli di Pino Daniele. Li ha scritti David di suo pugno. A differenza di “’E Scelle” in cui io ho scritto la parte napoletana e lui quella in inglese.
C’è poi un brano, quello di Toninho Horta, “Canzone del Vesuvio”, che è solo vocalizzato e senza testo. L’ho inserito perché è un pezzo a cui tengo molto: Toninho Horta l’ha composto dedicandolo a me, e per me è un enorme onore avere un grande artista che mi ha dedicato addirittura un brano, che si chiama così per il posto in cui vivo, alle falde del Vesuvio. Quindi l’ho riproposto, come omaggio che ho voluto fare con tutto il cuore a Toninho per questo suo gesto che mi ha riempito di gioia.

PPF: Credi che questo progetto possa avere un seguito? Sia con future uscite discografiche, sia dal vivo?
AO: Io spero che questa collaborazione andrà avanti, perché, come dire, siamo due anime che si sono incontrate e viaggiano sulla stessa frequenza. Credo fermamente che possa andare avanti, quindi ci saranno altre cose in futuro insieme, com’è stato con gli altri artisti coi quali mi sono trovato sulla stessa frequenza, da Pino Daniele, a Toninho Horta, Franco Cerri, Gerald Cannon e tanti altri che ho incontrato nella mia vita. Quindi, finché saremo sulla stessa frequenza, sono certo che questa collaborazione avrà seguito.
album antonio onorato interviste
Link utili
Intervista ad Antonio Onorato su Accordo
Tra il Vesuvio e il mare su YouTube
Tra il Vesuvio e il mare su Spotify
Jazz Napoletano sul sito Volontè&Co
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