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“La mia bolla Zen”: Vanny Tonon racconta The Man of Everything
“La mia bolla Zen”: Vanny Tonon racconta The Man of Everything
di [user #17844] - pubblicato il

Melodie oniriche si muovono tra armonie elaborate nella leggerezza di un’orchestrazione fatta di sola chitarra, condita da tecniche esecutive all’avanguardia. Vanny Tonon spiega il suo nuovo disco.
The Man Of Everything è il concept album con cui Vanny Tonon accoglie la sua fase più sperimentale da artista della chitarra.
Virtuoso, velocista, eclettico, Vanny è noto al pubblico di settore per le sue prodezze a dir poco funamboliche sulla sei-corde, ma per il suo ultimo disco, presentato nell’estate 2023, ha virato bruscamente verso sonorità inaspettate. The Man Of Everything spiazza l’ascoltatore, piacevolmente, con un lavoro fatto di suoni per lo più puliti ma immersi fino al collo in ambienti sognanti, in un connubio unico di tecnica e melodia.
Ce lo racconta Vanny Tonon stesso.



Pietro Paolo Falco: Apriamo con una domanda diretta: dov’è finita la distorsione?! I fraseggi velocissimi, la plettrata alternata? 
Vanny Tonon: Con questo album ho deciso di intraprendere un percorso nuovo verso territori che non avevo mai sperimentato, l’intento era quello di creare un concept album originale basato principalmente sui suoni e sulle melodie, indirizzato non solo verso i chitarristi ma a un pubblico più ampio.
In alcuni pezzi ci sono degli assoli dove ho utilizzato la plettrata, l’hybrid picking e il tapping oltre a una nuova tecnica che ho definito “Hybrid Slap” che fonde l’hybrid picking allo slap creato dall’ hammer-on (come nel tema di “The Hybrid Master of Time” o nell’assolo di “In a Good Spot”).


PPF: Niente band, suoni quasi esclusivamente puliti e... ambienti quasi da synth? Come hai registrato The Man Of Everything? 
VT: Ho registrato e mixato l’album nel mio home studio utilizzando principalmente suoni puliti “diluiti” con i principali effetti che uso da sempre ovvero i pedali e plugin dell’Eventide (in particolare H9, H90, Space, Time Factor e la suite Anthology).
Vado matto principalmente per l’octaver e lo shimmer anche se in diversi pezzi ho voluto scegliere una “texture” diversa creando per esempio suoni evocativi che richiamassero una determinata atmosfera. 

Quasi tutti i brani li ho registrati con un’Ibanez AZ 2402, tranne “Brother and Sister” dove utilizzo una RGT42FM con un’accordatura particolare e “The Little Mermaid” dove ho scelto un’AZ47P1QM molto adatta al tapping e a determinate sonorità.
Come amplificatore ho utilizzato invece una Victory V40.


PPF: A giudicare dalle sonorità di molti brani, sembra di riconoscere l’impronta chiara di un certo filone di virtuosismo ultra-moderno. Parlaci dei tuoi ascolti recenti! 
VT: Il mio artista preferito in assoluto è Steven Wilson, amo il suo concetto di suono e le sue composizioni. Tra i chitarristi il mio preferito di sempre è John 5 perché è riuscito a creare uno stile personale unico anche se ascolto molto anche Bill Frisell e Adrian Belew.

“La mia bolla Zen”: Vanny Tonon racconta The Man of Everything

PPF: In generale, dal disco traspaiono atmosfere molto calde, accoglienti, che quasi non fanno cogliere le difficoltà tecniche a un primo ascolto ma che, aguzzando l’orecchio, sembrano esserci eccome. Insomma molta maturità e davvero poco “show-off”.
VT: I pezzi sono nati principalmente da una melodia, un giro armonico particolare ma soprattutto da un suono che avevo in testa che ho voluto poi mettere in musica.
Ho scelto di lasciarmi trasportare più da elementi compositivi che dalla tecnica.
Ci sono diversi passaggi “virtuosi” nei brani ma che sono funzionali alla composizione. 

La sfida è stata molto spesso quella di far stare in piedi il brano con un’unica traccia di chitarra al 90% pulita, senza distorsione o di eseguire i passaggi più articolati con il maggior “pathos” possibile in fase di registrazione.

PPF: Come descriveresti questa precisa fase del tuo percorso artistico? 
VT: È stato molto bello “giocare” con i colori dei suoni come un’architettura che tiene in piedi il pezzo. Questa fase del mio percorso la definirei “ambient” o “sperimentale”, Google l’ha definita “New Age” eheh…

PPF: Un consiglio per chi vuole addentrarsi in questo stile?
VT: Il consiglio che mi va di dare è di cercare sempre un proprio percorso personale, studiando i vari stili musicali ma con la voglia di mettersi in gioco per essere originali.
Riferendomi a questo album ho cercato per un periodo di chiudermi in una sorta di bolla Zen per poter realizzare una cosa tutta mia senza troppi condizionamenti esterni cercando l’ispirazione dentro di me!

Colgo l’occasione per ringraziarvi dell’intervista e per salutare tutti i lettori di Accordo.
album interviste vanny tonon
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