Fender Jazzmaster Acoustasonic in prova: un ibrido, più di un ibrido
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 29 settembre 2023 ore 07:30
La tecnologia Acoustasonic incontra le linee sinuose della Jazzmaster col rapporto qualità/prezzo della serie Player made in Mexico: testiamo in video l’ibrido più audace del catalogo Fender.
È difficile, per un’azienda dal nome storico, uscire dal seminato e pensare in modo innovativo senza che i fan gridino allo scandalo. Però non è mai stata una preoccupazione per Fender che, accanto a modelli storicamente corretti ai limiti del fanatismo, ha sempre piazzato piccole e grandi innovazioni stilistiche, estetiche e funzionali. Alcune sono sottili, altre chiare come il sole: la serie Acoustasonic ne è un esempio eclatante.
Acoustasonic
In origine, il nome Acoustasonic è quello della serie di amplificatori dedicati alla chitarra acustica. La svolta avviene nel 2019: al NAMM Show, Fender svela una Telecaster come non si era mai vista prima. Le forme sono quelle classiche, all’incirca, perché il top verniciato a contrasto svela un bordo smussato tutto intorno con contour per la pancia e l’avambraccio. Sul davanti non c’è il solito ponte a tre sellette con i due single coil, ma un ponte per chitarra acustica, un pickup singolo e una buca del tutto simile a quella di una flat top. I bordi però sono tondeggianti e rivelano una struttura interna ben diversa da quella di una comune hollow body o di una chitarra acustica nello shape di un’elettrica come già introdotte anni addietro. La chiave della Acoustasonic è lì, in un sistema di risonanze studiato per catturare e riproporre un suono acustico senza avere una cassa acustica convenzionale, in collaborazione con un’elettronica appositamente sviluppata da Fishman per offrire in uscita un ventaglio di toni ispirati alle chitarre acustiche più celebri.
La Player Series
L’arrivo nel 2021 alla serie Player segna un sostanzioso abbattimento dei costi rispetto alla gamma americana originale. La produzione messicana conserva tutti gli elementi del progetto Acoustasonic e la differenza principale si nota nell’elettronica Acoustic Engine, qui semplificata e, per certi versi, resa più intuitiva. Il modello diventa una serie, e Stratocaster e Jazzmaster si uniscono al coro.
Costruzione
Nella chitarra in prova, la tecnica brevettata Stringed Instrument Resonance System viene applicata appunto alle forme della offset ricavate in una cassa in mogano coperta da un top in abete sitka massello. Tutta lasciata a nudo eccezion fatta per la tavola centrale con tinta satinata leggera, la chitarra trasmette all’istante una sensazione di calore e comfort. I pori del legno si sentono sotto le dita e le vibrazioni della cassa cava sono abbondanti, in uno strumento dalle rifiniture eccellenti e dall’assemblaggio solido, di livello.
Non ci si aspetti il suono di una chitarra acustica, perché la risposta è piuttosto paragonabile a quella di una archtop a cassa stretta, ma non è l’unplugged il terreno in cui la Acoustasonic intende farsi valere.
Suonabilità
A rendere evidente che l’impronta è ben diversa da quella di un’acustica c’è il fattore suonabilità.
Il manico in mogano rifinito all’uretano satinato starebbe benissimo anche su una solid body. Il profilo deep C di tipo moderno è tondo e maneggevole, solo un pizzico più muscolare per uniformare l’approccio con le corde Phosphor Bronze da chitarra acustica, come da acustica è anche il ponte con tanto di selletta compensata e bridge pin neri.
Viceversa, l’action bassa, i 22 fret e il raggio da 12 pollici sono del tutto elettrici. È piacevole notare anche un tacco smussato per un accesso totale ai registri più acuti, tutti aspetti che rendono chiaro come lo strumento nasca sì per strizzare l’occhio a una flat-top, ma intenda favorire con decisione chi proviene dalle solid body.
Elettronica
La Jazzmaster Acoustasonic della serie Player è una chitarra a circuitazione attiva. La batteria è necessaria per far funzionare il sistema Fishman che si occupa delle sonorità acustiche, ma ci si accorge presto che c’è dell’altro sotto il cofano.
Il pickup magnetico, nero senza poli a vista e posizionato a ridosso del ponte, è un Fender Acoustasonic Shawbucker, humbucker dall’output considerevole ma non per questo da intendersi aggressivo. Il suono è invece rotondo, morbido, equilibrato il giusto per sentirsi a casa dal pop fino al rock.
Il sistema convive con un trasduttore Fishman sotto il ponte per captare le vibrazioni “acustiche”, e a controllarne l’uscita ci sono un selettore a tre posizioni, volume e blend al posto del classico tono.
Il suono
La configurazione scelta per la serie Player è essenziale, ma tutt’altro che limitata. Il selettore richiama tre sonorità del tutto indipendenti, per ognuna delle quali è possibile commutare tra due timbri sfruttando il potenziometro blend.
In prima posizione, il sistema Acoustasonic tira in ballo due simulazioni di chitarra acustica: concert quando il blend è tutto in senso antiorario e dreadnought quando lo si porta a fine corsa in senso orario, le sonorità sono sempre credibili e tranquillamente paragonabili alla resa di una chitarra acustica di pari fascia di prezzo collegata via jack. Il risultato può disorientare se si è abituati al corpo di un’acustica tradizionale e bisogna scendere a patti con l’idea che mai si avrà quella sensazione suonando in casa o a bassi volumi, ma basta sgranare un accordo in sala prove o sul palco per godere all’istante di un suono convincente, equilibrato su tutte le frequenze e, aspetto da non sottovalutare, con una buona resistenza ai fenomeni di feedback.
Quando si sposta il selettore in posizione centrale, il suono si fa più asciutto e va a replicare l’effetto di un piezo tradizionale. È quasi un peccato abbandonare le simulazioni precedenti, ma si scoprono risvolti stimolanti man mano che il blend si apre e un suono più da elettrica entra nel mix. Fender lo chiama “lo-fi piezo” ed è forse la sintesi del progetto Acoustasonic, un suono organico e squillante con il growl di un’elettrica che non si trova in altre chitarre.
In terza posizione si torna in territori più convenzionali, suonando dritti dall’humbucker. Qui emerge una caratteristica da non sottovalutare: la chitarra suona bene persino collegata dritta in un impianto audio, senza effetti né amplificatori di mezzo. Chi ha provato a collegare una chitarra elettrica in un PA conosce la sensazione sgradevole di un timbro ronzante e senza personalità, ma qui l’elettronica attiva crea una condizione esattamente opposta. Per di più, il blend si trasforma nel controllo di gain di un overdrive integrato, mettendo a portata di mano suoni puliti, crunch per gli accompagnamenti fino ai lead per gli assolo senza dover contare su alcuna strumentazione esterna.
La Jazzmaster Acoustasonic si dimostra insomma un coltellino svizzero impressionante. Non è la chitarra versatile in senso tradizionale, perché i suoi suoni semplicemente non sono presenti su altri strumenti, ma permette al musicista di sintetizzare una miriade di idee musicali con un all-in-one unico nel suo genere, da portare sul palco in un set elettrico, in un club per una serata acustica o in strada per un’esibizione dai timbri estremamente variegati senza richiedere null’altro che la propria chitarra e una cassa amplificata.
Per entrarci in sintonia, i più tradizionalisti dovranno spogliarsi di qualche preconcetto, ma lo sforzo sarà ripagato di certo. Se siete curiosi, potete sbirciarla più da vicino sul sito Fender a questo link.