di redazione [user #116] - pubblicato il 05 ottobre 2023 ore 10:50
Gibson Les Paul Standard 1958-60, il Graal di ogni appassionato. Prodotta per meno di tre anni in poco più di 1.700 esemplari, la "'burst" vede le sue quotazioni sfiorare il mezzo milione di dollari e in qualche caso superarlo. Ognuna di queste chitarre ha una storia, ma quella di cui raccontiamo oggi di storie ne ha molte, perché ha contribuito a scrivere pagine indimenticabili della musica italiana nelle mani di Alberto Radius.
“Eppur mi son scordato di te”, "Acqua azzurra acqua chiara", “Il tempo di morire”, "Dieci ragazze", "Non è Francesca" di Lucio Battisti. "Cerco un centro di gravità permanente", "Cucurucucu", "La voce del padrone" di Franco Battiato. "Nel ghetto" e tutta la produzione della Formula 3. Sono solo alcuni tra gli innumerevoli brani che Alberto Radius contribuisce a rendere immortali con il suo talento e la sua Gibson Les Paul Standard.
Attrezzo di lavoro a tutti gli effetti, la chitarra nel corso di mezzo secolo subisce vari traumi e modifiche, tanto che in tempi recenti Radius decide di avviare il restauro e riportarla alle condizioni originali. La sua scomparsa prematura non ferma il progetto, perché la famiglia decide di rispettare la volontà dell'artista e completarlo. La chitarra sarà esposta e suonerà a Milano in occasione di SHG Music Show il 18 e 19 novembre 2023, nell'ambito di un tributo al grande musicista italiano.
Alberto Radius suona i suoi primi accordi a fine anni ’50 con Enrico Ciacci, fratello di Little Tony, chitarrista già affermato per la sua ottima tecnica country, da cui prende lezioni. Il ragazzo è dotato, brucia le tappe e comincia presto a farsi un nome come musicista. A metà anni '60 vede una chitarra fantastica nel negozio romano più frequentato dai professionisti, la prova, se ne innamora e decide di comprarla. È la Les Paul Standard del 1960 che da quel giorno resterà con lui per oltre mezzo secolo, a cui Radius dà il nome Phoenix, la fenice.
A fine anni '60 Radius si trasferisce a Milano. Per un po' sostituisce Franco Mussida nei Quelli (antenati della PFM), poi dà vita ai Formula 3 con Tony Cicco e Gabriele Lorenzi. Il gruppo diventa l'anima rock di Lucio Battisti, che scrive per loro vari brani e da cui si farà accompagnare nelle sue storiche tournée del 1969 e del 1970.
In quegli anni Alberto Radius non abbandona mai la Les Paul e quando viaggia la porta nella camera dell'hotel. A chi gli chiede come mai non la lasci sul camion con il resto dell'equipaggiamento risponde: «La mia chitarra? Sta sempre con me, è una di famiglia».
Con gli anni '70 comincia l'epoca di sperimentazione sonora ed estetica, gli artisti cominciano a modificare i loro strumenti alla ricerca di nuove sonorità. Compaiono gli humbucker al ponte delle Stratocaster, ponti Kahler, componentistica in ottone e fa capolino l'elettronica. Nel 1971 Radius monta sulla Les Paul un sistema Innovex Condor, il primo “synth” per chitarra prodotto da Hammond, un accrocchio che unisce ponte e pickup usato anche da Jimi Hendrix, di cui Alberto è ammiratore. Arriva anche il terzo pickup al centro, forse per trovare le sfumature sonore tipiche delle Custom a tre pickup.
L'evoluzione delle sonorità continua e la Les Paul non riesce a stare al passo coi tempi. Radius comincia a usare altre chitarre e la Les Paul resta chiusa nella custodia per alcuni anni. Riappare nel 1992, esposta quasi come una reliquia a un evento musicale in Veneto. È poco più che una curiosità, con l'anacronistico synth, un paio di corde ossidate superstiti sul manico e tutte le cicatrici accumulate on the road. A fine manifestazione sta per tornare nella custodia, ma un liutaio all'epoca abbastanza noto gli propone di intervenire per "renderla di nuovo suonabile" e Radius accetta. In realtà, nonostante il pedigree dello strumento, nonostante un valore storico e commerciale già ben noto, gli interventi saranno invasivi e incoerenti, tanto da snaturarlo totalmente. Il top è sostituito con uno in acero dell'Est europeo, fresato in modo non coerente con le forme Gibson. I piloni di ponte e attaccacorde sono ricollocati in posizione sbagliata. Per eliminare usura e graffi posteriori viene applicato un sottile strato di mogano che copre metà del corpo. Il tutto è coperto da un pesante strato di vernice poliuretanica, porpora sul retro, sunburst rosso-giallo sgargiante - mai visto su una Les Paul - sul top.
Da allora la chitarra viene usata sporadicamente e resta in queste condizioni fino a febbraio 2022, quando Alberto Radius decide di riportarla all'antica dignità. Si mette in contatto con Francesco Balossino, uno dei maggiori esperti italiani di strumenti della Golden Era, il quale coinvolge un team di liutai specializzati nel restauro.
Con tutto quello che la chitarra ha subito sussistono notevoli dubbi sulla possibilità di riportare indietro di mezzo secolo il calendario. Il primo passo è quindi un'analisi approfondita dello status quo. Fortunatamente quando lo strumento è messo a nudo si evidenziano due dettagli confortanti: il numero di serie ancora visibile sotto la verniciatura poliuretanica e l'attacco manico/corpo intatto. È una duplice conferma che i legni sono originali e che vale quindi la pena di procedere.
La prima parte del restauro viene affidata al liutaio Romano Burini, incaricato di rimediare alle modifiche sui legni. Burini deve intervenire senza staccare il manico dal corpo, accettando le difficoltà imposte dal desiderio di non violare ulteriormente la chitarra.Si decide di conservare il top posticcio, sia perché ha convissuto con la chitarra per trent’anni, sia perché mostra nella parte adesa al body la storia di modifiche e interventi a cui è stata sottoposta.
Una volta rimosso, non senza difficoltà, si rendono visibili, sottili ma evidenti, parti del top originale, l'inserto in mogano inserito per chiudere i fori dei pickup aggiunti. Appaiono anche i fori del ponte originale, tappati nel 1992 e sostituiti da altri fori realizzati in posizione non corretta. Si continua con la rimozione della verniciatura poliuretanica e con un refret della tastiera, effettuato secondo le specifiche corrette dello strumento.
Una foto inedita dell'archivio di Alberto Radius, in cui la chitarra è visibile con chiarezza, è un riferimento prezioso per la ricostruzione del top. Il fornitore da cui Gibson acquista i legni fornisce un taglio di “old growth hard rock maple" con trama e fiammatura fedeli all'originale. Il blocco di legno, una volta tagliato e installato, è scolpito secondo le specifiche dell'epoca usando come riferimento due "'burst" del 1959 e 1960 messe a disposizione dal collezionista Ungherese Viktor Nemeth. Si procede quindi alla fresatura dei vani e con i fori dei piloni del ponte, che tornano finalmente al loro posto.
Manca la verniciatura, un intervento ad altissima specializzazione, che solo pochi al mondo sono in grado di realizzare secondo le specifiche originali della Les Paul. Uno dei pochi è Joel Wilkens di Philadelphia, specialista nel restauro di questi strumenti, a cui la chitarra viene spedita nell'ottobre 2022. Wilkens rileva immediatamente la presenza di un sottile strato di palissandro incollato alla base del fronte della paletta, residuo di una riparazione che Alberto Radius conferma essere stata effettuata negli anni ’60 a Milano. Fortunatamente la paletta è in buone condizioni (il danno originale era estetico) e il palissandro può essere rimosso senza ulteriori interventi.
Tutto sembra procedere al meglio, ma il 16 Febbraio 2023 purtroppo Alberto Radius ci lascia. La famiglia decide però di rispettare il suo desiderio e andare avanti col progetto, chiedendo a Balossino di completare il restauro in tempo utile per esporre la chitarra a SHG Music Show il 18 e 19 novembre 2023 nell'ambito di un tributo in collaborazione anche con la rivista Guitar Club, di cui l'artista era cofondatore.
Purtroppo a inizio 2023 c'è un altro ostacolo. Un grave problema di salute impedisce a Joel Wilkens di continuare con il lavoro e per farcela in tempo bisogna trovare un sostituto. Fortunatamente la voce del restauro sta girando tra i musicisti e si fa vivo l'israeliano Dekel Bor che apre un contatto con Ken McKay, liutaio del Michigan. Anch'egli esperto di vecchie Gibson, Ken completa il ripristino della paletta e perfeziona la scolpitura del corpo.
Su consiglio di Joe Bonamassa la verniciatura è affidata a Joe Riggio, di Tacoma, uno dei pochi liutai al mondo autorizzato a produrre repliche degli strumenti Gibson vintage e a effettuare restauri per conto della casa madre. Joe viene conquistato a tal punto dal progetto da procurarsi i dischi dei Formula 3 per entrare più in sintonia con la chitarra di Radius. Le fotografie fornite dalla famiglia danno a Joe la possibilità di replicare il fading del rosso e l'intensità originale dei colori.
La corsa contro il tempo sembra vinta. Mentre scriviamo la chitarra sta per tornare in Italia per essere esposta a SHG Music Show il 18 e 19 novembre a Milano, e suonata sul palco da Claudio Bazzari, nell'ambito di una celebrazione del grande artista organizzata in collaborazione con la rivista Guitar Club, di cui Radius è stato cofondatore. Nella sala Vintage Vault Saranno presenti anche i liutai Romano Burini e Joe Riggio per raccontare questo restauro.
Davvero un bellissimo articolo, spero che in seguito vengano pubblicate anche delle foto dettagliate di questa Les Paul per poter apprezzare il magnifico lavoro di restauro cui è stata sottoposta.
Inoltre,giusto per uno scambio di opinioni a riguardo,mi chiedo se restaurare uno strumento che ha subito modifiche dal proprietario nel corso degli anni (e non mi riferisco a questo gioiello da mezzo
milione di euro ma a strumenti più "comuni") riportandolo alle condizioni originali non equivale in qualche modo a cancellare la storia che ha vissuto.. secondo voi?
Sarei d'accordo se non ci fosse stato l'intervento di inizio anni '90 che di fatto ha cancellato tutto ciò che la chitarra era stata nei suoi anni d'oro. Oltretutto Alberto dopo quel lavoro (o
meglio: lavoraccio) l'ha suonata poco o nulla. E comunque riportarla alle condizioni più vicine possibile a quelle originali era un suo desiderio, un progetto che ha avviato lui e che è stato
completato grazie alla dedizione di tante persone.
Lusingato di ricevere una risposta da Alberto Biraghi in persona ma le faccio notare che quello che ho scritto nel mio commento non fa riferimento alla Les Paul di Alberto Radius : "(e non mi
riferisco a questo gioiello da mezzo milione di euro ma a strumenti più "comuni")".
Il lavoro effettuato su questa Gibson è sicuramente un magnifico lavoro ed è un vero peccato che il suo proprietario non sia riuscito a vederla e suonarla almeno un'ultima volta.
Quello che dici è corretto, ma la storia, per come la intendi, è stata cancellata nel 1992, allora si sarebbe dovuto intervenire in altra maniera (ovviamente è "facile" col "senno di poi"!!), ma le
scelte fatte allora hanno finito per compromettere davvero la storia di uno strumento eccezionale. Infatti Alberto, 30 anni dopo, si è reso conto di questo ed ha capito che l'unico modo di fare
giustizia alla chitarra era riportarla agli inizi. L'approccio al restauro di oggi ci ha fatto decidere di rimuovere per intero il top del 1992, proprio perchè racconta la storia degli ultimi 30 anni
di vita della chitarra, e lo esporremo a SHG nella sala vintage vault
Grazie per la risposta,mi spiace che il mio commento sia stato frainteso, vi invito a rileggerlo facendo attenzione a quello che ho scritto tra parentesi -"e non mi riferisco a questo gioiello da
mezzo milione di euro ma a strumenti più "comuni"-.
Se parliamo della Les Paul di Alberto Radius,in questo caso è giusto e doveroso riparare ad un restauro effettuato in maniera non consona come quello operato nel 1992.
Ma guarda che, parlo per me, non credo ci sia stato alcun frainteso, hai detto una cosa correttissima, che fa parte della sensibilità, cultura e consapevolezza di oggi, e quindi si, a volte la
filosofia corretta è il..."non fare nulla" !!! in altri casi invece occorre un intervento più importante, ma alla fine dei conti è la Qualità dell'intervento di Restauro che riporta valore dove
era stato tolto, esattamente come avviene con il restauro delle auto storiche, pensiamo alle Ferrari rimesse a nuovo dalla Ferrari, il cui valore è ormai anche superiore ad un "conservato" originale.
Due considerazioni puramente personali, pour parler, perché è un argomento dove non ho elementi ed esperienza.
A me sembra che la chitarra in questione avesse subìto una violenza talmente invasiva, che parlare di "rinascita" e "ridarle giustizia" mi sembra eccessivo.
Io non mi sentirei appagato, da un rifacimento così grande, che certamente è realizzato benissimo, ma non ne sarei attratto. La chitarra è diventata un'altra cosa.
Anche il paragone con le Ferrari, lo vedo non a fuoco.
Eppure ti sbagli, le Ferrari COMPLETAMENTE restaurate dalla Ferrari sono un paragone invece perfetto, semplicemente, per tempi, mancanza di conoscenza e cultura, sugli strumenti moderni non ci siamo
ancora arrivati, anche perchè la normalità erano, per l'appunto, restauri all'insegna dell'approssimazione. E ti sbagli anche sul giudicare eccessivo il fatto che le sia fatta giustizia, perchè
così è stato.
Poi rifacimento così grande ?? nel mondo delle gibson i "re neck" "re top" sono all'ordine del giorno, vai a vedere cosa costa una "re neck" che significa che NON ha più il suo manico e tastiera
originali. Questa chitarra ha subito un retop non corretto nel 1992, per il resto il manico non è mai stato tolto dal suo corpo, ha la sua tastiera originale, le sue parti, e una storia incredibile,
se poi tu non lo ritieni "a fuoco" è il tuo solo parere, da Joe Bonamassa a Claudio Bazzari che la suonerà, tutti sono entusiasti di rivederla in azione.
Ma è probabilissimo che io mi sbagli, te l'ho detto subito, è un mondo che non conosco, non ho molti elementi per giudicare.
Ma rimango della mia idea (spero mi sia permesso).
A me, un re-top, o peggio ancora un re-neck, (molto diverso è un neck-reset in una Martin) mi fa pensare che lo strumento non sia più quello di prima, poi sono convinto che sia fatto benissimo, e
suoni benissimo, ma se qualcuno me lo vuole "vendere" come tale... non mi prende.
Contento che Joe e Claudio siano entusiasti, buon per loro.
Continuo a non capire, mi spiace, questo "giudizio" tranciante, dici di non avere gli elementi per giudicare, e infatti non li hai, però giudichi, in negativo. Certo che è permesso ma è una
contraddizione in termini.
Proprio perchè lo strumento ha il suo manico e body originali, mai manomessi o distaccati dal 1960, le sue parti, e tutto quello che ne consegue, il lavoro 2023 ha ripristinato il solo elemento che
era già stato modificato (male) nel 1992. Se nel 1992 non fossero state fatte determinate scelte nessuno avrebbe fatto nulla. Quindi la frase "Non sia più quello di prima" non ha molto senso, visto
che non lo era, se è per questo, nel momento stesso in cui Alberto ci mise altri pickup.
Ma tutto questo lavoro è partito dalla volontà, ferma, di Alberto, di riportarla alle specifiche originali.
I liutai, esperti di queste chitarre, che ci hanno lavorato hanno detto di avere tra le mani una chitarra straordinaria, visto che, e spero che questo esempio lo troverai "calzante" l'essenza di una
Les Paul è quella di una "Les Paul junior", corpo e manico in mogano Honduras con tastiera in palissandro brasiliano, e di fatto una "standard" a cui viene levato il top è .... una junior senza il
top in acero.
Infatti, forse non ci capiamo, e non è il massimo discutere in questo modo, ma il web è questo.
Quando dico che non ho elementi per giudicare, intendo che essendo fuori completamente dal mondo del Vintage, non so fino a che punto un restauro può considerarsi tale. Un re-neck, ad esempio, io lo
vedo più come un rifacimento, che un restauro.
Se dici che è un restauro a regola d'arte, non ho alcuna difficoltà a crederlo, tranquillo.
Sto solamente dicendo che, una chitarra che subisce un martirio del genere, anche se viene riportata a com'era quando nacque, a me, e sottolineo a me, non darebbe lo stesso appeal.
Non giudico nulla, in negativo. Voi siete bravissimi.
L'esempio "calzante" della LP Junior non l'ho capito.
Io credo che una LP col top sia una cosa e la Junior un'altra.
Se verrai a SHG la vedrai dal vivo e ti farai la tua idea, di più non posso dire e nemmeno mi va, hai ragione che non è facile confrontarsi così, specie se non si conosce bene il tema e lo
strumento. A livello di ciò che fa il suono di queste chitarre, l'essenza dello strumento è il mogano Honduras, il tenone del manico e il palissandro brasiliano. L'acero è il solo materiale che
possiamo ritrovare oggi, con le medesime caratteristiche di allora. Gli altri due legni no, e fanno tutta la differenza di questo mondo. Rispetto il fatto che tu non comprenda il valore di questo
strumento e il valore del restauro fatto, ma sono altrettanto certo che ti ricrederai una volta che la vedrai. un saluto!
Una precisazione.
Maneggio legni e strumenti per lavorarli, colle, vernici, e molto altro di quello che riguarda gli strumenti, da tanti anni, quindi ti posso assicurare che comprendo benissimo il valore del restauro
fatto, anche se preferisco chiamarlo rifacimento. Non ho bisogno di ricredermi, ci credo già, e tanto di cappello.
Su quanto segue:
".... A livello di ciò che fa il suono di queste chitarre, l'essenza dello strumento è il mogano Honduras, il tenone del manico e il palissandro brasiliano. L'acero è il solo materiale che possiamo
ritrovare oggi, con le medesime caratteristiche di allora. Gli altri due legni no, e fanno tutta la differenza di questo mondo...."
Guarda caso proprio la parte sostituita non fa differenza, mi spiace ma non sono d'accordo... poi il mogano Honduras si trova anche oggi.
Un saluto, se mi capiterà di venire a SHG, volentieri.
Ma non è così, l'acero è davvero l'unico legno che si ritrova oggi con le medesime caratteristiche, e vale lo stesso per le fender, il palissandro brasiliano e quell'honduras assolutamente no!
In particolare l'acero che è stato selezionato per questo restauro è dell'epoca.
La chitarra è una piuma, magari si potesse trovare Honduras così oggi, semplicemente non succede. E visto il calibro dei liutai che hanno lavorato allo strumento direi che c'è poco da essere
scettici.
Ma è chiaro che oggi hai deciso di "Non essere d'accordo", e quindi amen, non è mio interesse "convincere" nessuno, il valore dello strumento, del lavoro fatto, e il risultato che sarà ottenuto
metteranno a tacere qualunque tipo di scetticismo.
Chiudo ribadendo che quanto fatto è stata l'ultima volontà di Alberto, e davvero non capisco tutto questo criticare, peraltro senza aver minimamente contezza di cosa sia stato fatto.
Il tema che sollevi apre un fronte appassionante di riflessione, non solo per le chitarre. La mia amica Daniela ha fatto parte della squadra di Pinin Brambilla Barcilon che restaurò il Cenacolo di
Leonardo (un lavoro di 22 anni) e con lei abbiamo discusso alla morte questo tema, anche perché Daniela, come ogni persona di valore, metteva costantemente in discussione se stessa e la sua
professione.
Allora: secondo me bisogna prima decidere quanto la storia di uno strumento sia significativa rispetto al suo valore intrinseco. Esempio: restaurare la Esquire di Springsteen, la Telecaster di Jeff
Beck, Blackie di Clapton? Anche no, grazie. Restaurare la Stratocaster del 1964 che il mio amico Giordano nel 1978 aveva sverniciato montandoci un Super Distortion al ponte? Sì, senza dubbio. Ecco:
il caso Radius secondo me è vicino al caso Giordano per via della pecionata fatta nel 1992.
E in conclusione mi concedo un excursus: non sono d'accordo con Francesco-Cesco's che assolve l'autore della pecionata in nome di un'epoca diversa. Se nel 1992 io da semplice amatore appassionato
sapevo tutto di Les Paul, altrettanto avrebbe dovuto sapere uno che metteva le mani su strumenti anche di pregio e a nome di distributori ufficiali. Quindi personalmente non lo assolvo, anzi sono
molto critico sul suo intervento che - quello sì - distrusse una storia.
PS grazie per il "lusingato", ma non è il caso ;.-)
Bisogna considerare che negli anni '80-'90 non c'era ancora l'attuale cultura e mole di informazioni relative agli strumenti vintage. Credo che in quel periodo molti strumenti considerati
semplicemente "vecchi" e non "vintage" come ora abbiano subito modifiche importanti,a volte invasive,ed eseguite in modo sbagliato. Mi vengono in mente alcuni esempi : installazione di ponti Kahler e
Floyd Rose, installazione di humbucker con relative fresature sul body,finiture alla nitro "relic" con crackling rimosse e sostituite da vernici poliuretaniche,manici riverniciati...e chi più ne ha
più ne metta.
E ci sono parecchi strumenti in circolazione in queste condizioni. Rimane ora un "dubbio etico" : si potrebbe dire con il senno di poi che strumenti come questi siano ormai "rovinati",il fatto di
restaurarli in maniera corretta potrebbe riportarli alle condizioni originali (ma sicuramente NON al valore originale) ma allo stesso tempo riportandoli in condizioni *apparentemente* originali si
finirebbe per cancellare il vissuto di questi strumenti,quindi tutta la storia di concerti,luoghi,storie e chi più ne ha più ne metta. Quindi più che altro credo che dipenda dal volere e dalle
intenzioni di chi possiede lo strumento,non tanto dallo strumento in se.
Perché,giusto per fare un esempio,io posso comprare uno strumento modificato e stravolto dal precedente proprietario e restaurarlo e riportarlo in condizioni originali : per me sarà un gioiello ,per
il precedente proprietario avrò cancellato tutta la storia dello strumento.
Caso diverso se la chitarra mi appartiene da sempre,ed è una situazione che sto vivendo personalmente : ho una chitarra Fender che ha quasi quarant'anni, comprata quando ero poco più di un
ragazzino,suonata in tutti i gruppi con cui ho suonato,negli anni ha subito modifiche di pickup, battipenna e ponti per adattarsi nelle varie situazioni in cui l'ho utilizzata, è stata verniciata due
volte,sverniciata,refrettata perche i tasti erano finiti,insomma è veramente vissuta,ha un aspetto di una chitarra che è stata suonata tanto perché.... è stata suonata veramente tanto.
Poi un giorno ho visto una foto di quando avevo quattordici anni e l'avevo appena comprata e mi è venuta voglia di riportarla in condizioni originali, cioè almeno riverniciarla in Candy Apple Red e
rimettere il battipenna bianco.. ma finora non ho mai avuto il coraggio di farlo perché appunto sono tormentato dal dubbio : fare questo non equivale a cancellare tutto il suo vissuto? In realtà la
risposta giusta non esiste, è una questione personale, dipende solo da quello che ci si sente di fare, specie se siamo sicuri che lo strumento in questione rimarrà sempre nelle nostre mani..
Solo una nota sulle epoche visto che - ahimé - c'ero già. Secondo me devi portare indietro il tuo conteggio di almeno un decennio, perché l'epoca delle modifiche indiscriminate agli strumenti
vecchi si chiude a fine anni '70 anche in Italia, quando Maurizio Piccoli su Strumenti Musicali ha cominciato a raccontare il "vintage".
Negli stessi anni svariate piccole aziende americane producevano componentistica con la "qualità degli anni d'oro" (Schecter, Chandler, eccetera). Nel 1981 nascevano le prime repliche ufficiali
Fender e già in Giappone si osannavano gli strumenti dell'epoca d'oro, con collezionisti come Mac Yasuda impegnati a fare incetta (vedi libri fotografici, una roba da perdere la testa).
Sempre a inizio anni '80 Tim Kummer (Guitar Trader), Rich Bandoni (Leo's), Jimmy Wallace e altri commissionavano a Gibson le prime repliche LP secondo specifiche originali. Nel nostro piccolo il primo
numero di "Nashville", antenata cartacea di Accordo nata proprio nel 1992, apre con la storia della falsificazione di una Les Paul "burst".
Insomma, fin dai primi anni '80 il valore delle Les Paul 1958-60 era ben noto a chiunque frequentasse il mondo della chitarra, soprattutto se da professionista. Per dire che se le modifiche di Radius
sono comprensibili e perfettamente inseribili nell'epoca, altrettanto non si può dire del cosiddetto primo restauro del 1992, quando ogni liutaio moderno che aveva il dovere di conoscere il valore di
una Les Paul del 1960, a maggior ragione se appartenente a un'icona della musica.
Sul resto che scrivi penso musica e strumenti - soprattutto le chitarre - siano luogo di emozioni tali da legittimare qualunque opinione, quindi non posso che rispettare il tuo punto di vista, anche
se in parte dissento.
Sarebbe interessante sentire l'opinione del diretto interessato, cioè del liutaio che ha effettuato i lavori nel 1992,visto che in seguito a questo articolo in molti hanno criticato il lavoro da lui
effettuato all'epoca. Mi spiego meglio : Alberto Radius non era sicuramente un chitarrista sprovveduto ed era conscio del valore reale (ed affettivo) del suo strumento. Nell'articolo si legge che
questo liutaio si è proposto di restaurare lo strumento dopo averlo visto esposto ad una manifestazione con l'intenzione di "renderlo di nuovo suonabile",il che letteralmente non significa "rifarlo
com'era in origine". Ma poi mi chiedo : è possibile che Alberto Radius abbia consegnato uno strumento così prezioso a questo liutaio senza prima stabilire modalità e materiali da utilizzare?
Sembrerebbe un po' assurdo. Credo che prima di procedere si siano messi d'accordo su cosa fare e come fare. Sarebbe assurdo pensare a questa scenetta dove A.Radius consegna in mano una chitarra cosi
al "primo che si fa avanti" e gli dica "ok,vedi tu che fare" e poi si ritrova con la chitarra stravolta senza sapere nemmeno il perché!
Dall’articolo si legge che Radius fece installare un sistema Sinth e il terzo humbucker centrale, quindi lo “scempio” iniziò ben prima del ‘92.
D’altronde in quegli anni gli scempi non si contavano, ne ho eseguito uno anch’io, ma su uno strumento di valore infinitamente inferiore.
Poi mi piacerebbe capire perché, come si legge sempre dall’articolo, la chitarra era diventata insuonabile e il noto liutaio gli ha proposto con questo intervento di riportarla alla suonabilità;
sarebbe interessante intervistare il liutaio per i dettagli.
Sul fatto che l’intervento di oggi sia giusto o meno, solo il fatto che Alberto Radius lo volesse, rende questo rifacimento più che giusto.
Per il resto, concordo con tutto quello che ha scritto JoeManganese.
È chiaro che si può andare avanti all' infinito a discutere di questa chitarra...ma forse non ha nemmeno molto senso.
Solamente,mi viene da dire che è davvero un gran peccato che Alberto Radius non sia vissuto abbastanza da poter rivedere la sua chitarra restaurata e sistemata come la voleva lui,e che non sia
nemmeno riuscito a suonarla almeno una volta,visto e considerato la mole di tempo necessaria per portare a termine il lavoro e tutte le persone che si sono impegnate per realizzare al meglio il suo
desiderio. Tanto di cappello a tutti quelli che si sono dati da fare per questa missione (praticamente) impossibile. Bravi,bravi e ancora bravi. vai al link
almente d'accordo con te. E' palese che quella non è piu la chitarra di Radius. Non è neppure una les paul degli anni 60 visto che il top è del 2023 ed è stata riverniciata.. L'unica cosa rimasta
originale alla fine è il manico, neppure la paletta. Non so veramente a cosa serva fare un lavoro del genere. Il paragone con il restauro di auto d'epoca è sbagliato, perchè ho seguito il
restauro fase per fase di una porsche anni 70 e non si poteva cambiare neppure il vetro rotto di una freccia posteriore, pena la perdita di valore.
Mi spiace che il mio primo commento sia stato totalmente frainteso. Per quanto riguarda la chitarra di Alberto Radius, secondo me hanno fatto un gran bel lavoro, soprattutto riparando i danni di un
restauro fatto in malo modo nel 1992. Oltretutto,se il legittimo proprietario la voleva così non c'è niente di sbagliato,anzi è PROPRIO QUELLO CHE VOLEVA LUI...quindi vale il principio che
ognuno,con le cose di sua proprietà fa quello che vuole...e un po' credo di capirlo : semplicemente voleva rivedere quella chitarra proprio com'era in origine quando la compró metà anni '60.
Ripeto,in questi casi non si può dire "Giusto o sbagliato",esiste solo il volere del proprietario.
Diciamo che lo stato di salute di Joel hanno reso le cose sicuramente difficili, ma ora manca davvero poco perchè faccia ritorno così come Alberto voleva che fosse
Davvero tanti complimenti per un lavoro eccezionale in condizioni veramente sfortunate.
Conosco il vostro team di fama e perché ho avuto modo di servirmi sia da Romano che da Matteo. Siete un gruppo di professionisti di cui andare orgogliosi.
Sono rimasto un pochino confuso dalla descrizione del lavoro riguardo il top (più che altro per una questione terminologica) : infatti da un lato si legge "Si decide di conservare il top posticcio",
dall'altra si fa riferimento all'acquisto di un blocco di legno "con trama e fiammatura fedeli all'originale". Immagino la prima indicazione si riferisce a quella specie di impiallacciatura messa sul
mogano nel back della chitarra, giusto?
Comunque ci sono le premesse di un ottimo lavoro che rende giustizia ad uno strumento veramente storico. Ovviamente non sapremo mai chi fu il liutaio dell'epoca abbastanza noto...
Abbiamo letteralmente rimosso il top del 1992 distaccandolo per intero (si sarebbe potuto fresarlo via, in una delle foto vedi Romano Burini che lo distacca con pazienza) , e verrà esposto a SHG
nella sala Vintage Vault.
Una volta rimosso abbiamo cercato le tavole di acero canadese corrette con le foto bellissime che Alberto ci ha fatto avere, trovando un match incredibile di grain e fiammatura con l'originale.
Il liutaio che fece il lavoro all'epoca fece del suo meglio, non si può rimproveragli più di tanto, la sensibilità di oggi non è quella di allora, e lo stesso Alberto all'epoca fu soddisfatto, per
la ritrovata "suonabilità" della chitarra.
Sono molto fiero che mi abbia chiesto di seguirlo in questo progetto, perchè dopo tanti anni di lavoro e specializzazione il "ToneTeam" è una realtà ormai internazionale, ed è bellissimo poter
ridare vita a strumenti così.
No, anche il veneer sul retro è stato tolto e Ken McKay ha ricostruito l'aspetto dell'one "piece body" con una tavola pazzesca di mogano Honduras degli anni '50, che di fatto ripristinato
perfettamente il body all'origine. Non c'è più traccia dell'intervento del 1992
Ok, grazie per la chiarificazione: avevo capito dalle foto che il top era stato sostituito, ma non mi tornavano alcune cose dalla descrizione del lavoro. Comunque sono contento che siano stati
eliminati tutti gli interventi degli anni '90.
Nel mio piccolo negli anni '90 incappai pure io in un professionista che mi convinse a mettere le mani su un basso Hofner 500/1 di fine anni '60 (nulla di particolare valore) e a farglielo
completamente riverniciare, solo perché il back presentava una vasta era in cui la vernice era consumata. A parte il fatto che spesi più del valore dello strumento, mi ritrovai con un verniciatura
sunburst (nitro per fortuna) eseguita benissimo ma storicamente non accurata. Il basso ce l'ho ancora (tenuto per ricordo), ma con il senno del poi dovevo lasciarlo stare. Errori di gioventù e poi
come giustamente scrivi c'era un'altra sensibilità all'epoca.
Non c'era all'epoca una vera cultura del restauro, anche perchè di fatto non c'era nemmeno cultura del "vintage", c'erano alcuni estimatori, ma niente più, e pochissimi erano i liutai con un po' di
consapevolezza sul come trattare questi strumenti. Uno strumento di questa caratura e storia (che alla fine dei conti aveva avuto un terzo pickup aggiunto tra i due di serie, visto che il pickup synth
della Condor funzionava in "appoggio" al top, e anche il Dearmond Dynasonic che si vede in alcune foto fu messo tra lo scasso esistente del bridge pickup e in appoggio sul top. Quindi di fatto nel
1992 un restauro mirato avrebbe potuto conservare la verniciatura originale senza troppe difficoltà. Nel mondo delle Burst e delle gibson d'epoca un "re neck" o un "re top" è cosa nota, tanto quanto
nelle Martin un "neck reset", e, di fatto, la chitarra ora ha ricevuto un top di acero corretto, con venatura e grain veramente simile all'originale, ma, come si racconta nell'articolo, Romano Burini
ha lavorato lasciando il manico innestato nel body, visto che è così dal 1960, e questo aspetto, per chi conosce queste chitarre, è fondamentale.
C’è un altro aspetto che trovo molto affascinante della storia: come sarà mai capitata a metà anni '60 una Gibson Les Paul del 1960 (usata immagino) in un negozio di strumenti a Roma? Penso che
all'epoca la Les Paul degli anni '58-'60 erano uno strumenti praticamente sconosciuti in Italia, visto anche che furono prodotti solo per pochi anni. Il fatto che poi l'abbia acquistata Radius lo
trovo ancora più particolare: ovvero sarebbe potuta andare a finire nelle mani di qualche oscuro semi-professionista e invece ha dato voce a dei brani fondamentali della musica italiana degli anni
'60-'70.
Pare che Monzino ne avesse importate solo 3, una finita a Firenze, una a Pavia (chiamata "Carlo") ed una a Roma (questa) tutte e tre di inizio 1960, con ancora specifiche 1959. Alberto mi ha
raccontato che semplicemente la vide, la provò e fu amore a prima vista.
Interessante, quindi si trattava di uno strumento proprio importato per il mercato italiano. Io credevo ne fossero uscite pochissime dagli USA: da qualche parte mi ricordo di aver letto che Gibson ne
inviò qualcuna in un paese asiatico (Indonesia?) quando dismisero il modello nei primi anni '60. Non so però se è una notizia attendibile.
Non potendola vedere a Shg (vivo all'estero), mi chiedevo semplicemente quale fosse il risultato estetico. La chitarra si presenta completamente nuova, oppure è un misto di parti nuove (top,
vernice) e parti vecchie (plastiche, covers pickup, meccaniche etc...)?
Se per questo parte dicendo che si vuole conservare il top, poi che si cambia, ma.che è identico all'originale dell'epoca e quindi è uguale , e via così. Ho capito dove va a parare. Non fa per me.
Mi pare di aver capito che il top è stato tolto per conservarlo " a parte" per essere messo in mostra.
In effetti l'articolo non è scritto molto chiaramente, resta il fatto che se anche i pickup non fossero originali della chitarra resterebbero il manico e il body in mogano, perché pure ponte e
meccanica mi sa che non sono originali.
In effetti ho notato anche io un discreto "shitstorming" sul lavoro del liutaio che ha fatto il lavoro negli anni '90 e mi è parso pure a me poco credibile che un musicista come AR abbia affidato al
primo che passava una chitarra di tale valore senza discuterne nemmeno a grandi linee i lavori da fare.
Praticamente è come dire di avere restaurato un auto e avere mantenuto solo il motore e avere buttato il resto..non ha senso per me..poi mi meraviglio di un musicista di quel livello che non si rende
conto di rovinare uno strumento..bho..ha poco senso. Si comprava altre due chitarre ed era a posto.. almeno la Les Paul non andava violentata.
@cescoscorner - sicuramente un altro gran lavoro, speriamo di poter vedere delle foto qui su accordo! Ma i pickup (non quello centrale ovviamente) sono originali vero? Grazie a tutti!
Non vorrei ricordare male, nel periodo appena precedente al restauro degli anni 90 al ponte di questa les Paul era montato un pickup migthy mite a tre bobine, ponte tp6 , ecc. Ricordo una foto su un
vecchissimo Guitarclub.
Erano altri tempi, giusto per dare un’idea il liutaio del restauro anni 90 consigliava, in un articolo sui les Paul (sempre su guitarclub) di montare la coppia Duncan 59+jb possibilmente su vecchi
lp de luxe già deturpati da scavi per i pickup ( in genere lo facevano per montare il super distortion, vds. Tom Sholz).
Oggi nessuno riterrebbe quell’accoppiata di magneti adatta ad un sound les Paul classico.
anche di terze parti, per poterti assicurare tutte le funzionalità che promette. Cliccando sul link Accetta qui sotto o proseguendo la navigazione e la lettura acconsenti all'utilizzo di tali cookie.