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Eric Clapton e gli anni '80: come Slowhand è sopravvissuto al decennio dell'hair metal
Eric Clapton e gli anni '80: come Slowhand è sopravvissuto al decennio dell'hair metal
di [user #116] - pubblicato il

Un periodo storico e sociale estremamente dinamico e sfaccettato, in cui gli aloni della Controcultura e le tensioni respirate nei decenni precedenti, cominciavano a far spazio al consumismo di massa, ai primi albori della globalizzazione e alla musica da classifica, spesso a danno di gruppi e artisti più attivi nei lassi di tempo immediatamente precedenti.

Un momento a dir poco mutevole per il panorama musicale, in cui le inflessioni dell'elettronica e la nascita di nuovi modi di concepire gli strumenti, su tutti, la chitarra, con l’avvento di generi come l’hair metal, osteggiarono non poco gli artisti affermatisi nei decenni precedenti grazie all’eclettismo della musica progressiva e alla carica emozionale del blues.

Tra gli innumerevoli artisti rimasti travolti da questa ondata di cambiamento, non necessariamente da etichettare positivamente o negativamente, rientrò anche Eric Clapton. Il chitarrista inglese, reduce da trascorsi a dir poco controversi e dall’idolatria spasmodica dei fan nel decennio precedente, inaugurò i suoi anni ’80 sul palco con Jeff Beck per un concerto tenutosi a Londra per Amnesty International. Slowhand si rese ben presto conto che il suo Woman Tone avrebbe dovuto lasciar spazio a un approccio differente, incentrato sulla ricerca di un suono che potesse sposarsi con le preferenze di un pubblico diverso e, più che mai, esigente come quello degli del decennio in questione.

Come Eric Clapton affrontò gli anni ’80
Come detto, l’inizio degli anni ’80 marcò un momento abbastanza complesso per Clapton che, in ogni caso, seppe farsi notare sulla scena mettendo in piedi una formazione tutta britannica insieme a Gary Brooker alle tastiere, Dave Markee al basso, Henry Spinetti alla batteria e Albert Lee alla chitarra. Il sodalizio tra quest’ultimo e Clapton fu il vero motore del progetto, nato già al tramonto del decennio precedente per dare nuova vita alla backing band di Slowhand. Le tecniche fingerstyle e l’hybrid-picking tipiche del sound di Lee infusero energia positiva nel contesto, con Lee che divenne un partner prezioso per Eric Clapton, intanto impegnato ad affrontare diverse vicissitudini personali legate alle sue dipendenze (e non solo).

Da questa formazione, Clapton diede alla luce Another Ticket, disco che – in retrospettiva – riuscì a conquistare un modesto successo, spinto soprattutto dai dialoghi tra la sua chitarra e quella di Albert Lee. Brani come Floating Bridge riuscirono a delineare un incipit di ciò che il sound di Slowhand sarebbe stato negli anni ’80, soave e leggero, quasi in contrasto con le contaminazioni decise con cui suonava il blues negli anni appena precedenti.

Dopo un profondo tracollo, nel 1982, Clapton tornò in studio per registrare Money And Cigarettes, un disco dal titolo peculiare, così chiamato poiché, a detta del chitarrista, quelle erano le sole due cose che gli fossero rimaste. Ancora una volta, l’album presentò sonorità spente, con l’unica differenza riscontrabile nel fatto che, per l’occasione, il chitarrista non poté trovare nelle dipendenze una scusante. In ogni caso, nel disco è possibile trovare degli highlight significativi in tracce come Man In Love e Ain’t Going Down, oltre che nella celeberrima The Shape You’re In. Money And Cigarettes segnò il ritorno in scena di Eric Clapton, nonostante, ancora una volta, godé solo di un successo mediocre.
 
Il vero ritorno di Eric Clapton negli anni ’80
Il 1983 fu un anno decisamente complesso e ricco di colpi di scena. Per la prima volta, lo status di “dio della sei corde” attribuito a Clapton negli anni ’60 dopo l’apparizione del famigerato graffito venne messo in discussione dall’ingresso sulle scene blues di un chitarrista dall’approccio unico, tutt’oggi, ammirato da appassionati e artisti in tutto il mondo: Stevie Ray Vaughan. Con brani come Pride And Joy, Love Struck Baby e la sua versione di Mary Had A Little Lamb di Buddy Guy, Vaughan destò grande clamore non soltanto nella pletora di appassionati, conquistando l’attenzione di Slowhand stesso.

Clapton divenne immediatamente un fan di Stevie Ray, spesso accostato a figure altrettanto immense come quella di Jimi Hendrix, grazie alle sue interpretazioni di tracce come Little Wing, Third Stone From The Sun e Voodoo Child (Slight Return). L’anno seguente, nel 1984, Slowhand iniziò finalmente il suo riscatto, collaborando con un altro artista che, non molto tempo prima, aveva tagliato i ponti con un passato altrettanto glorioso: Roger Waters.

Il chitarrista unì le forze con l’ormai ex paroliere e bassista dei Pink Floyd per The Pros And Cons Of Hitch Hiking, album da molti considerato un vero e proprio capolavoro. Con Waters e, in particolare, in brani come 5:01 AM e 4:41 AM, Clapton diede il meglio di sé, mostrando dopo tanto tempo l’eclettismo con cui aveva dominato le scene nei decenni precedenti.

Lavori come Behind The Sun e Journeyman risvegliarono l’interesse nei confronti del chitarrista, forte di una storia intensa da raccontare, con un approccio molto più introspettivo sia in termini lirici che compositivi. Per Eric Clapton, gli anni ’80 non furono un periodo controverso solo in termini musicali o chitarristici, con Slowhand che visse quel decennio da sopravvissuto, per riuscire a tornare alla ribalta tra collaborazioni di altissimo spicco e brani rimasti impressi nell’immaginario collettivo.
eric clapton
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