Fa un certo effetto, col senno di poi, rileggere ciò che Mimi Smith - la zia materna con cui John Lennon crebbe nella casa di Mendips, a Liverpool - disse al songwriter, all’epoca diciannovenne. La donna lo aveva aiutato a finanziare una Hofner Club 40 da 30 sterline ma non era riuscita a nascondere al giovane la propria preoccupazione a riguardo: “…suonare la chitarra va benissimo, John, ma non ci guadagnerai da vivere!”
Eppure, se John non avesse potuto - grazie al contributo della zia - affrontare quell’acquisto o se, ancor prima, non avesse incontrato Paul McCartney - con il quale condivideva peraltro il fatto di essere orfano di madre - come si sarebbe evoluta la storia della musica? A quale scenario assisteremmo oggi? Chi può dirlo. Ciò di cui possiamo essere grati, e ascoltare ogni qual volta lo desideriamo, sono le composizioni e le registrazioni che John ha effettuato nel corso della sua carriera, con i Beatles (prima) e come affermato solista (dopo), fino alla morte avvenuta l’8 dicembre 1980 a New York. Mark David Chapman, quei quattro maledetti quattro spari, gli occhiali insanguinati, il Dakota Building, dettagli che ciascuno di noi - purtroppo - conosce fin troppo bene.
“Il mio spirito viene fuori quando suono la chitarra…” John Lennon
John Lennon ha posseduto svariate chitarre, tutte - in un certo senso - determinanti a seconda delle differenti fasi artistiche, con e senza Fab Four: dai primi passi a ritmo di rock’n’roll - come testimoniano le sue Gallotone Champion e Hofner Club 40 - alle successive Rickenbacker 325, Gibson J-160E, Fender Stratocaster, Epiphone ES-230TD Casino, Framus 5/024 Hootenanny fino alla Les Paul Junior impiegata per il concerto al Madison Square Garden del 1972.
Di questi strumenti, però, uno in particolare è considerato con autentica venerazione ed è quello da cui sono scaturiti - dal 1954, anno della sua creazione, a oggi - innumerevoli capolavori. Una chitarra capitata fra le mani di John Lennon il 10 settembre 1962 per merito del manager Brian Epstein e che, nel corso dei decenni, la casa madre non ha mai smesso di cambiare, modificare, integrare, celebrare. Stiamo parlando naturalmente della Gibson J-160E. La stessa che Epstein incentivò John Lennon e George Harrison a comprare e che, dopo uno show natalizio - siamo nel 1963 - sparì misteriosamente. La stessa che Lennon, in seguito, avrebbe nuovamente acquistato nel 1964, facendola addirittura verniciare temporaneamente con colori psichedelici, per poi impiegarla di continuo, fino alla fine dei suoi giorni.
“Uno dei miei più bei ricordi di John era quando ci mettevamo a litigare: io non ero d’accordo con lui su qualcosa e finivamo per insultarci a vicenda. Passavano un paio di secondi e poi lui sollevava un po’ gli occhiali e diceva “è solo che sono fatto così…”. Era davvero straordinario quando sollevava la visiera e lasciava intravedere quel John Lennon che aveva paura di rivelare al mondo.” Paul McCartney
Dettagli tecnici
Resa celebre da John Lennon, la Gibson J-160E è stata imbracciata anche da altri artisti straordinari quali Noel Gallagher, Elvis Costello, Johnny Marr, Dan Auerbach, Ed Sheeran, Nathaniel Rateliff e persino Thomas Raggi dei Måneskin, giusto per citarne alcuni.
Come scritto, tale chitarra vide la luce nel 1954. Ed ecco come si presentava all’epoca: solid top, bracing a scala, fondo, fasce e manico in mogano, due larghe viti a testa zigrinata per regolare l’altezza del ponte e un pickup P90 per quel che concerne l’amplificazione.
Nel 1955 fu introdotto un top laminato (in compensato) così da ridurre i feedback generati in fase di collegamento: una modifica, questa, che andò a ridurre considerevolmente la risonanza dello strumento e il sustain.
Nel 1956, da 19, i tasti dello strumento arrivarono a 20. La larghe manopole di volume e tono furono rimpiazzate da due pomelli lisci e senza adesivi.
Nel 1957 fece la sua comparsa un ponte regolabile in ceramica con larga base metallica e due viti a testa piatta (prodotte poi nel 1959 in un formato di dimensioni ridotte). Il 1960 vide invece comparire due pomelli con etichetta al centro.
Sul finire del 1963 la Gibson J-160E fu dotata di un cerchio aggiuntivo attorno alla buca: il primo più spesso, il secondo più sottile.
Nel 1964, l’anno in cui Lennon tornò in possesso della J-160E, il bridge fu realizzato in plastica. Da lì in avanti, la storia è proseguita attraverso un’infinità di cambiamenti, migliorie, colorazioni differenti e riedizioni di lusso. In fondo, però, il mito è nato, si è sviluppato ed è giunto a consolidamento in quei favolosi - e irripetibili - anni Sessanta: gli anni dell’epopea di John, Paul, George e Ringo.
“Ero un grande ammiratore di John. Ho avuto sempre la sensazione che avesse un grande cuore e che non fosse cinico come si pensava. Aveva il cuore più grande di tutti ed era il più svelto. Era dentro e fuori. Mentre noi stavamo ancora entrando, lui era già fuori e proseguiva.” Ringo Starr
John Lennon Gibson J-160E - edizione 70° anniversario
Anno: 2010
Colori: Vintage Sunburst, “imagine” White, Natural
Legni: Sitka (top); fondo, fasce e manico (mogano); tastiera (palissandro indiano, 20 tasti)
Pick up: P90 single-coil a due controlli, volume e toni
Acoustic John! Ascolti consigliati
- Eight Days A Week (The Beatles, Beatles For Sale, 1964)
- Help! (The Beatles, Help!, 1965)
- Norwegian Wood (The Beatles, Rubber Soul, 1965)
- I’m Only Sleeping (The Beatles, Revolver, 1966)
- A Day In The Life (The Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, 1967)
- Julia (The Beatles, White Album, 1968)
- Dear Prudence (“Esher Demos”, bonus disc presente nella riedizione del White Album pubblicata nel 2018. Si tratta delle famose esecuzioni acustiche che i Beatles - al loro ritorno dall’india - registrarono a Kinfauns, il bungalow di George Harrison, a Esher, nel maggio 1968).
- Hey Jude (The Beatles, singolo, 1968)
- Give Peace a Chance (John Lennon/Plastic Ono Band, 1970)
- Working Class Hero (John Lennon/Plastic Ono Band, 1970) |