Telecaster Player II: in prova il ritorno Fender alle radici (e al palissandro)
di redazione [user #116] - pubblicato il 27 dicembre 2024 ore 17:10
Una Telecaster con la T maiuscola, con la suonabilità del 2024 e legni che provengono dritti dalla scuola anni ’60: abbiamo messo le mani sulla Player II con il grande ritorno della tastiera in palissandro.
Quando, all’inizio del 2017, la stretta del CITES all’uso di legni come il palissandro ha colpito il mondo chitarristico, per molti è stata una doccia fredda. L’essenza - usata sulle tastiere di una fetta enorme delle chitarre in circolazione - sembrava insostituibile, ma il mercato ha reagito in fretta. La caccia ai materiali alternativi si è mossa di pari passo con la ricerca tecnica sulle forme e le misure, e in pochi anni tecnologie costruttive un tempo esclusiva delle fasce più alte sono divenute accessibili, forse anche per la necessità di rendere appetibili i nuovi legni che le regolamentazioni internazionali imponevano. Così i prodotti di fascia media hanno guadagnato manici finemente lavorati e dai bordi smussati, hardware sempre più performanti ed elettroniche al livello.
Nel frattempo, non si è mai abbandonata la via diplomatica sull’uso dei legni e il CITES ha cominciato a prevedere alcune eccezioni per i settori meno incisivi nell’uso di specie a rischio. Quello dello strumento musicale è uno di questi, e il traguardo del 2024 è il ritorno del palissandro sulle grandi produzioni destinate alla fascia media.
Nel frattempo il pubblico aveva già goduto degli aggiornamenti tecnici fioccati per un mercato sempre più competitivo, e vedere tutto convergere nella serie Fender Player II è a dir poco eccitante.
La Fender Telecaster Player II è una chitarra, come si dice, figlia del suo tempo.
La ricetta è tra le più classiche ma - lente d’ingrandimento alla mano - gli accorgimenti sono quanto mai al passo coi tempi.
Quella in prova ha un body in ontano, ma la serie prevede anche versioni con cassa in frassino o in mogano, entrambe con camere utili all’alleggerimento quanto all’incremento della risonanza acustica.
L’abbinamento vede un manico in acero e - finalmente - il ritorno della tastiera in palissandro.
Il pau ferro non se l’è cavata affatto male sulle scorse edizioni, ma l’aspetto classico del palissandro, con le sue venature di un marrone profondo, è qualcosa a cui è difficile resistere ed è bello che l’opzione sia tornata in catalogo.
All’approccio classico di un evergreen come la Telecaster si contrappongono accorgimenti moderni come il ponte a sei sellette. Non propriamente una scelta vintage, sarà apprezzata dai fanatici dell’intonazione e da chi non va troppo d’accordo con le “alette” sollevate dei ponti ashtray o con il tatto singolare che le tre sellette impongono al palmo. Sul piano sonoro, la compattezza, l’incisività e l’attacco della soluzione è ormai assodata.
Una piacevole scoperta sono anche i pickup in Alnico 5 appositamente disegnati per la serie Player II. Si tratta di single coil dalla voce piuttosto tradizionale, resa più moderna da un output degno di nota e da una buona resistenza alle interferenze e ai ronzii, rappresentando così una scelta valida per chi è in cerca di strumenti flessibili, adatti al palco e a lavorare con gli effetti conservando sempre una buona intelligibilità e corpo nell’insieme.
Nell’abbinamento con la tastiera in palissandro, la voce della chitarra restituisce un bilanciamento tipico, con bassi profondi e rombanti, ma mai confusi, e con acuti evidenti eppure mai taglienti. L’equilibrio diventa così ideale per riempire i mix più scarni con un tono grosso e variegato, ma fornisce anche un’ottima base di partenza per cesellare tutte le sfumature di cui si può aver bisogno nei diversi contesti.
Tale flessibilità è una delle armi più apprezzate della Telecaster, e nella Player II si sente tutta quanta.
Quella che abbiamo avuto sotto le mani è una Telecaster propriamente detta, frutto di un’evoluzione che rispetta il DNA del modello e non si spinge in accorgimenti estremi come contour o tacchi smussati, ma li concentra tutti in appunti funzionali e stilistici quasi invisibili ma evidenti per chi suona, mirati a migliorare l’esperienza d’uso da parte del musicista lasciando allo spettatore tutta la genuinità di un modello che da quasi un secolo attraversa le epoche senza perdere un colpo. E, aggiungeremmo, a ragion veduta.