Se il mojo è una cosa reale, la Gibson Les Paul Standard del 1959 di Kirk Hammett ne è letteralmente intrisa. La chitarra, conosciuta col nome di Greeny, è una delle Les Paul vintage più celebri in circolazione, probabilmente la più riconoscibile in assoluto e una delle più invidiate per suono e caratteristiche.
Passata tra le mani dei grandi, appartenuta prima a Peter Green e poi a Gary Moore, è ora nella collezione privata del chitarrista dei Metallica, che non perde occasione per condividerla col pubblico, sfoggiarla sul palco e farne ascoltare la voce sera dopo sera.
C’è solo un dettaglio su cui Kirk non si sbottona: quanto abbia pagato all’epoca per averla.
In un documentario video girato per Gibson, Hammett racconta il suo primo incontro con lo strumento, di come abbia deciso che sarebbe stato suo solo pochi minuti dopo averlo imbracciato. Quanto al costo, si limita a spiegare che si è trattato di “un prezzo decisamente sensato” per lo strumento, lontano dalle cifre folli che alcuni esemplari di Les Paul sollevano oggi sul mercato del collezionismo sfrenato.
Col suo corpo martoriato dagli anni di utilizzo intensivo, i caratteristici potenziometri di colore diverso a due a due, la Greeny è tra le Les Paul di fine anni ’50 più riconoscibili. Persino le iniziali KH - incoscientemente - incise da Hammett sul retro sono diventate parte della sua identità, e hanno contribuito ad alimentare un mito che .
Greeny è un pezzo unico vecchio di tre quarti di secolo, con una voce altamente distintiva e un’estetica irresistibile, ma è anche la capostipite di diverse repliche più e meno fedeli, ormai spalmate su ogni fascia di mercato.
Inutile dire che al vertice si trova la copia fedele del Custom Shop Gibson. , è arrivata in serie limitata e ne riprende ogni aspetto, fino alla scalfitura meno evidente.
Nel 2023 è arrivato , che ha permesso a tutti gli appassionati di acquistare una replica vicina per caratteristiche e ispirata sul piano sonoro all’originale, senza l’esoso lavoro estetico che rende la Murphy un vero pezzo da museo.
Persino gli studenti e i chitarristi dal portafogli più limitato possono accarezzare oggi il sogno di inserire una Greeny nella propria collezione, in cui i progettisti hanno contenuto il prezzo con la produzione orientale, ma non si sono risparmiati sulla selezione dei materiali per uno strumento comunque invidiabile e che, l’idea è quella, conservi un goccio dell’enorme mojo che la vera Greeny porta con sé. |