di EdoFrasso [user #13197] - pubblicato il 09 maggio 2008 ore 07:00
Non mi ero mai accorto della vetrata incastonata nel soffitto del Blue Note. Non ci si fa caso nelle serate scandite da mojti e settime maggiori. Permette di vedere i palazzi circostanti, le finestre che si affacciano nella zona, l’eminente serata milanese. Il sette maggio poco sotto a quel vetro suona uno dei più grandi interpreti del chitarrismo di sempre.
Sono pressappoco le nove e un quarto quando Scott Henderson sale sul palco del Blue Note. Maglietta arancione, fender rossa. I capelli ricci, unti, si agitano insistentemente a celare uno sguardo apparentemente torvido. Non è una presenza esattamente inquietante, ma che nemmeno mette a proprio agio.
Tra le priorità del vecchio Scott certo non c’è quella di interagire con il pubblico. Inizialmente sembra addirittura infastidito da occhi che lo fissano e lo ammirano. Ma a fare da tramite tra Henderson e le persone saranno essenzialmente i brani. All Blues apre le danze. E’ una perla che ci (e gli) ricorda il mondo da cui viene.