di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 27 gennaio 2009 ore 00:01
La memoria va coltivata e custodita, i testimoni sopravvissuti sono vecchi e stanchi, hanno fatto tanto e non è giusto spremerli oltre. Eppure c'è il rischio che dopo di loro la memoria si trasformi in liturgia costruita una volta l'anno, estratta dal cassetto il 27 mattina e riposta il 28. Non servirebbe a niente, se non a impolverarsi e svanire, come quei ninnoli di Natale un po' fané che le mamme si ostinano ad appendere alla vigilia, anche se i figli sono diventati a loro volta padri. Per sopravvivere la memoria va preservata da retorica e luoghi comuni, ha bisogno di creatività e voglia di vivere, unici antidoti al buio totale dei forni di Auschwitz e Birkenau. In questo la musica può essere di grande aiuto.