Non esiste al momento un tema di più stretta attualità della legge sulle intercettazioni varata dal governo ieri. Lo sdegno è sacrosanto, ma io (a parte l'inquietudine derivata dal fatto che la classe politica italiana pensa il cittadini come a dei sudditi) non sono affatto preoccupato.
Difatti, la legge contiene almeno due profili di incostituzionalità talmente macroscopici da non poter sopravvivere a nessuna lettura della Corte Costituzionale, a meno che non sia effettuata dai giudici alle due del pomeriggio, dopo aver mangiato a pranzo tortellini in brodo di cappone e stinco con patate al forno annaffiati da un paio di litri di Lambrusco di Grasparossa a testa.
Questa legge (come tutte le altre minchiate tipo il lodo Alfano) durerà in vigore un annetto, giusto giusto per permettere ad un po' di gente (tipo il giro di Anemone-Balducci) di mettersi al riparo, e poi verrà piallata dai giudici.
Il bello che Berlusconi lo sa, e spenderà questa carta contro i giudici ("non vogliono le riforme ed il progresso del paese", "magistratura politicizzata") avendo comunque un annetto per riprendere fiato.
C'è anche il trick del far pubblicare dai giornali esteri le intercettazioni, e poi di pubblicarle sui giornali italiani come citazioni altrui... Stiamo tranquilli.
Beh, tranquilli un cazzo, perchè con la battaglia sulle intercettazioni il governo ha spostato l'obiettivo dalla manovra, che dissanguerà una volta di più il ceto medio italiano, sia direttamente (gli statali ne escono a pezzi), sia indirettamente (commercianti ed artigiani avranno molti clienti meno disposti a spendere). Berlusconi ha vinto ancora, quindi, grazie ad un mostruoso talento nell'usare le persone e ad un timing alla Steve Vai.
Io sto cominciando ad osservare il declino dell'Italia con una certa, perfida, perversa soddisfazione...