Finalmente una buona notizia dalla TV: ieri la trasmissione di Fazio su RaiTre ha vinto il duello degli ascolti con "Il Grande Fratello", e non di poco.
Premetto che non nutrivo grandi aspettative da "Vieni via con me": Saviano è bravo, ma il rischio di passare ad ogni costo per l'eroe buono che lotta sempre contro le forze del male, con annessa retorica, incombe ad ogni parola proferita. Ed invece si salva sempre dal vittimismo, e gli unici momenti un po' irritanti sono quando Fazio lo carica un po' troppo di significati, e quando Benigni si perde in eccessivi elogi. Intavola un bel discorso su Falcone, passando con disinvoltura per la storia dell'unificazione d'Italia, concetti che introduce per rimarcare il bisogno di maggior rispetto ed amore per le istituzioni e per il paese. Bravo bravo. In questo paese bislacco dovrebbe essere, per toni e contenuti, un paladino della destra conservatrice. Invece, basta parlare un po' delle magagne della classe politica al governo per essere bollati come sediziosi, speculatori e delatori.
Benigni, invece, manifesta chiari segnali di bollitura. Il suo monologo è deboluccio, la canzone su Berlusconi fa appena sorridere, si salva in corner con la cover finale di Conte. Sufficienza stiracchiata di stima, ma è ora di voltare pagina e di abbandonare la categoria ontologica del salace buffone di corte, e diventare qualcos'altro.
Abbado è sempre un signore.
Bravi pure i personaggi di contorno, anche Vendola, nonostante che i politici che si concedono allo spettacolo mi diano sempre un po' di orticaria.
Alla fine un bel programma, anche se a volte si arrotola nell'autocompiacimento, e premiato pure dagli ascolti. Per una volta la TV dei deficienti non ha trionfato.