di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 29 novembre 2010 ore 07:30
Lick pentatonici provenienti da repertori più riciclati di un volantino dei Verdi, corse affannose su e giù per la tastiera all'insegna delle tre note per corda e tapping da vecchio videogame otto bit. Certi cliché sono gli imprescindibili marchi di fabbrica di intere generazioni di shredder che, dagli anni '80 a oggi, si danno il cambio su piccoli e grandi palchi, ma sono lontani anni luce da ciò che oggi Kiko Loureiro.