Chiedo scusa agli amici accordiani romani per l’uso del romanesco, ma è il modo migliore per definire qualcosa di nostrano, qualcosa che vorrebbe essere ma non è, tipica la frase “Er John Wayne de noantri…”
Pur avendo una certa età, Celentano è da quando ero piccolo che mi rompe le balle, pensate che infanzia infelice ho avuto…! Gia in pieni anni sessanta lui con “Pregherò” alternava il chirichetto al rocker, però insomma era sopportabile… Ma la prima volta che sbracò fu all’epoca dei capelloni, dei figli dei fiori, dei grandi movimenti giovanili fine sessanta, in un mondo in pieno fermento lui, il Cele, ti esce con “Tre passi avanti” e li mi è crollato un mito.
Ma come! In un periodo di grandi rivoluzioni culturali e sociali, dove anche Morandi con: “Un mondo d’amore” parlava ai nuovi giovani, lui il Cele cantava: “Tre passi avanti e crolla il mondo beat, una meteora che fila e se ne va…” All’epoca non conoscevo la parola qualunquismo, li l’ho imparata. Ma quella volta il Cele, si sbagliò, difatti li prese la prima delle sue tante cantonate, perché i passi avanti furono ben più di tre… Presa la fregatura allora il Cele passò all’ecologia presentando a San Remo il “Ragazzo della via Gluk” canzone autobiografica che trattava con largo anticipo il tema della cementificazione. Però effettivamente la smania di essere sempre dalla parte della ragione, il suo essere a tutti i costi "benpensante" lo collocò troppo in anticipo, difatti Giorgio Gaber che tutto era fuorchè uno scemo, se ne uscì in contemporanea con: “Risposta al ragazzo della via Gluk” canzone che trattava la fame di allogi che c’era a quei tempi… eh si, altri tempi… Il Cele però non la prese per niente bene. Ma lui si consolava col suo Clan, che altro non era che la sua personalissima casa discografica di cui lui era signore e padrone assoluto, e c’era anche la ragazza del clan, e c’era sopratutto la canzone: “Chi mai sarà la ragazza del clan?” beh… se non lo sapete ve lo dico io, era una certa Milena Cantù, gran bella gnocca, ma come cantante non gran che. E c’era, come poteva mancare! il braccio destro del capo del Clan: Don Backi, un buon cantautore melodico, autore di brani di notevole successo, che però aveva un difetto non compatibile col Clan: era un autore e le sue canzoni non aveva intenzione di regalarle a nessuno, nemmeno al capo del Clan cosa che scatenerà una guerra fatta di carte bollate, richieste di risarcimento e… canzoni rubate. Don Backi lasciò il clan e in seguito farà una buona carriera divertendosi anche a fare l’attore. Anche il Cele prova a fare l’attore riscuotendo un grande successo, ma a conti fatti quel successo è legato solo al personaggio Celentano, perché come attore è un vero disastro. Come scordare “Er più Storia d’amore e di coltello” regia di Sergio Corbucci in cui il Cele impersona un personaggio alla Rugantino totalmente improponibile sia come recitazione che, soprattutto, come dizione in un a dir poco fantascentifico dialetto romanesco. Però il film ha grande successo, perché il personaggio Celentano, la sua faccia, i suoi ammiccamenti funzionano sempre. Farà comunque parecchi altri film di grande successo, personalmente ritengo Serafino il più riuscito. In quegli anni il Cele scopre un’altra profondissima verità: “Chi non lavora non fa l’amore” cantata a… ma guarda un po’! A San Remo in coppia con la moglie Claudia Mori, pure lei ex bella gnoccona ma mediocre cantante, e pure lei ex ragazza del clan. Finiti i mitici settanta, il Cele si butta a fare il pastore d’anime, passa dalla canzone, di cui era un discreto interprete, ai monologhi TV che tutto sommato sono infinitamente meno faticosi e supratutto molto più reditizi. Il fatto è che c’è un sacco di gente che lo ascolta e ci crede. La sua forza sta nel fatto che pur dicendo delle ovvietà, dette da lui la gente le prende come verità assoluta, il nuovo credo, er messia de noantri. Io scommetto che tra poco fonderà una sua Chiesa indipendente, una setta e la chiamerà: Clan.