Parlando di profili del manico, si incontrano termini come "contour" e "radius", che riguardano lo shape del manico in modo univoco. Scopriamo esattamente cosa indicano.
La forma del manico è normalmente legata alla forma di alcune lettere dell’alfabeto, ecco perché sentiamo parlare di C, V e U, con aggettivi come soft o hard che ne denotano la linea.
Generalmente la forma a C è la più diffusa e vicina al moderno modo di suonare, mentre la forma a V per esempio è proibitiva per un uso del pollice a metà manico come nell’impostazione classica ed è preferibile per chi usa il pollice esposto, al di fuori della tastiera (Clapton).
La forma a U è una C molto più robusta e con spalle prolungate, che denota un manico massiccio e grosso.
Ognuna di queste forme ha delle varianti che si possono misurare in vari aspetti, come nella larghezza del manico, che può variare dal primo tasto fino all’attacco del body o rimanere quasi parallela in modo più o meno pronunciato.
Ci possono essere differenze nello stesso shape ma anche nello stesso modello, a seconda delle epoche o delle varianti: le Stratocaster anni ’60 avevano un manico molto più stretto ai primi tasti rispetto le ’50, con una forma quasi rastremata, molto più larga al body e che andava assottigliandosi verso la paletta, pur mantenendo la classica C.
Molte aziende producono forme di manico particolari e contraddistinte da un nome proprio che denota la forma studiata dal costruttore: questi nomi rammentano subito determinate caratteristiche ai chitarristi che le scelgono in base alle proprie esigenze.
Wide fat, Wizard, Even C, Vintage V, sono nomi che caratterizzano le forme dei manici, ma che si legano in modo indissolubile al costruttore stesso, con caratteristiche così chiare e famose da poter essere un punto di riferimento.
È molto importante provare buoni strumenti di molti marchi e cercare fra i modelli per sperimentare varie forme di manico, trovando -se possibile- il manico adatto alle nostre mani, dita, ma soprattutto palmo.
Chi ha mani tozze e dita corte, difficilmente si troverà a proprio agio su di una tastiera larga con manico spesso, mentre chi ha mani e palmo più grandi, potrebbe sentire l’esigenza di una forma più piena.
Proprio a questo proposito, esistono costruttori che propongono manici asimmetrici, con differenti curavature tra le due metà.
Esempi celebri sono Music Man, con la EVH e la Axis e la Peavey con la Wolfgang, che è diventato un metro di misura standard.
Anche in Italia, Manne proponeva questi tipici manici che qui di seguito possiamo vedere in una sezione.
Un'altra misura importante da prendere in considerazione è la lunghezza della scala del manico.
Questa misura normalmente espressa in pollici, è spesso riconducibile anche ad alcuni costruttori, come scala Gibson o Fender, e alla misura dei manici 22 e 24 tasti più diffusi.
Questa lunghezza misura il
diapason dello strumento, cioè la distanza tra capotasto e ponte, e di conseguenza stabilisce la distanza fra i tasti. Dovendo questi mantenere la stessa intonazione su tutte le chitarre a prescindere dalla lunghezza del manico, è chiaro che la loro disposizione sarà leggermente differente a seconda del diapason.
Essitono anche manici baritoni, con tasti più distanti su note più gravi, fino ad arrivare all’esempio del basso, la cui accordatura un’ottava sotto la chitarra ne fa fortemente differire la scala.
Un ultimo importante aspetto da prendere in considerazione nella scelta di un manico è il radius, o raggio di curvatura della tastiera.
Le tastiere tradizionali per chitarra elettrica sono bombate, alcune più alcune meno. Il radius, solitamente espresso in pollici, misura proprio questa curvatura, da lato a lato.
Immaginiamo questa curva come la sezione di un cerchio che toccherà il bordo esterno della tastiera in due punti.
Alla stessa larghezza possono corrispondere differenti curvature: maggiore è la curva, più piccolo sarà il cerchio.
Minore sarà il radius, più semplice sarà suonare accordi, arpeggi ai primi tasti e sarà facilitato l’uso del barré, mentre un radius più accentuato (quindi una tastiera più piatta) favorirà una action generale più bassa, il suonato solista agli ultimi tasti e i bending.
Questo perché, durante il bending, l’azione della curva del manico fa sì che la corda perda la sua altezza (action) fino a toccare un tasto (quello successivo al quale stiamo suonando) e si stoppi.
Alcune misure tipiche di riferimento:
Chitarra classica Flat (tastiera del tutto piatta)
Fender Stratocaster Vintage 7.25"
Fender Stratocaster American Standard 9.5"
Gibson 10" - 12"
Ibanez 12" - 16"
Jackson 16" - 20"
Perché la chitarra risuoni correttamente, la curva del manico deve essere seguita dalle sellette del ponte, regolabili una per una o già preposizionale. Anche i poli dei pickup devono essere all'altezza giusta, e anche per loro -a seconda del modello- è possibile o meno agire sulla regolazione di fabbrica.
Come per la forma del manico, anche il raggio di curvatura della tastiera può godere di accorgimenti particolari: entra in gioco il compound radius.
In una tastiera dotata di questa peculiarità, la curvatura varia sulla lunghezza della tastiera.
In particolare, la curva tende ad appiattirsi mentre la tastiera si allarga, dalla paletta verso il corpo dello strumento.
Possiamo leggere la spiegazione matematica del compound sul sito di .
Normalmente potremmo incontrare un manico che passa da 12” a 14”, ma anche con cambi più radicali e testiere più piatte, fino a 16” o oltre.
I benefici sono molteplici e permettono sia un miglior posizionamento degli accordi ai primi tasti, rispetto ad una tastiera con radius accentuato, sia un uso di bending più ampi a fondo manico pur mantenendo una action regolare.
Una tastiera compound risulta più piatta nel mezzo, quindi l’action della corda risulta più regolare e la corda può risuonare, anche con bend molto ampi.
Produrre una tastiera compound esige costi e macchinari differenti dallo standard, nonché un lavoro più accurato, specie per richieste particolari o estreme.
propone diverse misure di compound secondo esigenze e arriva fino ad una variazione 10” – 16”, passando dai primi tasti di un manico Stratocaster, agli ultimi quasi piatti di una “super-Strat”.
Scegliere la tastiera o il manico migliore per noi è una crescita personale che deve essere libera da pregiudizi, poiché non a priori uno strumento vintage può essere migliore di uno moderno, né gli strumenti iconici possono adattarsi al nostro stile e fisico.
Eddie Van Halen non voleva usare una Les Paul perché non si adattava al suo fisico, ma ne amava radius e i pickup. Della Stratocaster amava il body e la costruzione, per cui adottò un manico piallato dal radius molto pronunciato come la Les Paul, ma con tasti jumbo: il resto è storia.