Quando Roma salvò il Grunge, Kurt Cobain e i Nirvana
di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 19 novembre 2012 ore 16:30
“Experiencing Nirvana: Grunge in Europe, 1989" è un libro che racconta il primo tour europeo dei Nirvana, quando nel 1989 erano ancora gli sconosciuti e inconsapevoli messaggeri di quel fenomeno musicale che avrebbe travolto il rock degli anni novanta.
In questi giorni è presentato a New York, nell'auditorium dell'Apple Store di Soho “Experiencing Nirvana: Grunge in Europe, 1989" nuovissimo libro al momento disponibile solo per iPad e in inglese ma che a partire dal 2013 sarà reperibile anche in versione cartacea e tradotto in italiano. L’autore è Bruce Pavitt, fondatore della Sub Pop storica etichetta dei Nirvana. Il libro è un reportage fotografico del tour europeo che la casa discografica spedì letteralmente i Nirvana, ancora totalmente sconosciuti, a compiere attraverso l’Europa. Siamo nel 1989 e il Grunge è un fenomeno ancora embrionale. I Nirvana impazzano per le zone di Seattle e hanno appena inciso il loro album di debutto “Bleach” capolavoro rock e manifesto dell’estetica Grunge che da lì a poco avrebbe spopolato. Hanno un suono nuovo, marcio e straziante che avrebbe fatto innamorare e struggere un’intera generazione di teen ager e demolito a colpi di Fender Mustang scordate e Big Muff affogati nel chorus il rock patinato degli anni ’80. I volponi della casa discografica intuiscono il potenziale di questa band e capiscono che l’unica maniera per sdoganarli da Seattle ed espandere la loro popolarità al resto dell’America, è far sì che la stampa musicale internazionale - in particolare quella inglese - si accorga di loro. Così la band parte alla volta dell’Europa e in questo viaggio, dove i Nirvana muovono i loro primi inconsapevoli passi verso il successo planetario, l’Italia - e Roma in particolare - rivestono un ruolo speciale. Kurt Cobain, giovanissimo, è già un artista tormentato, lacerato da un’adolescenza problematica e confuso dal continuo consumo di stupefacenti. Il tour inizia nella peggiore delle maniere. I Nirvana suonano i primi concerti e Kurt si rende protagonista di tentati atti di autolesionismo. Dopo uno show in particolare il cantante è sfinito, vuole tornare a casa dalla sua ragazza e annuncia alla band di volerli lasciare.
Tre cappuccini per i tre Nirvana in un bar della stazione Termini
Ma il giorno dopo la band deve suonare a Roma. L’animo straziato di Cobain viene rapito, cullato e rasserenato dalla bellezza della città. Il musicista passa una giornata gentile e delicata: rasserena il suo animo tormentato immergendosi nella storia e visitando il Colosseo e la Basilica Di San Pietro; si riconcilia con il suo fisico martoriato ristorandosi nel clima casareccio di una trattoria e si coccola regalandosi una chitarra in un negozio di dischi. Basta questa giornata per tornare a dare a Cobain la motivazione a riprendere il tour e volare carico di energie verso la successiva data di Ginevra. Roma resterà una città importante per Cobain: qui fece la sua ultima apparizione televisiva nel febbraio 1994 esibendosi in una performance memorabile all’interno della trasmissione Tunnel di Rai 3, condotta da Serena Dandini; e sempre a Roma, pochi giorni dopo quell’esibizione televisiva e a meno di un mese dal suicidio, Cobain decide di tornare assieme alla moglie Courtney Love per una settimana di riposo, finita però con un ricovero al Policlinico Umberto per overdose.