Quanti di voi possono dire di conoscere la vera botta di c..o? Beh sappiate che io non sono un novello Gastone (il cugino fortunato di Paperino ndr), anzi sono una persona che se aderisce a una qualsiasi raccolta punti non riceve il regalo perché si perde per strada e se prende un qualsiasi biglietto di una qualsivoglia lotteria non riesce mai a vincere nemmeno il centesimo premio, ma questa volta, anche se non ho vinto nulla, mi son levato una bella soddisfazione: quella del ritrovamento.
Questa è una storia un poco di altri tempi, che parla di biciclette, granai della bassa Modenese (quelli famosi perché dentro si scoprivano i vecchi carri armati della seconda guerra mondiale) e musica.
Un paio di settimane orsono mi sono recato, in una giornata particolarmente uggiosa, da un collega appassionato di mountain bike per farmi istruire su alcuni semplici lavoretti di manutenzione.
Arrivato alla bella casa di campagna vengo calorosamente accolto e, tra una birretta e una fetta di salame, inizia la lezione sul cambio catena/pneumatico/camera d’aria, insomma le cose basilari per non rimanere bloccato nella boscaglia dovendo tornare a casa con la ciclo in spalla.
A un certo punto però ci spostiamo dal garage al granaio per cercare un non ben definito vecchio attrezzino, saliamo un'irta scaletta di legno un poco traballante e ci ritroviamo in una stanza sottotetto tutta bella impolverata, piena di scatole e vecchi mobili dallo stile contadino, uno di quei posti che non so perché ma riescono sempre a farmi sentire un bambino alla ricerca del tesoro.
Mi appoggio a una parete mentre guardo l’amico svuotare un vecchio cestino di vimini per cercare l’aggeggio senonché a un tratto salta fuori una metà di un vecchio jack marcio. Apriti cielo...
Con molta nonchalant gli chiedo "Ma chi suona a casa tua?" e lui ben focalizzato nella sua ricerca mi risponde disinteressato "Mah, nessuno..."
Allora lo incalzo "No scusami, li c’è un vecchio jack di uno strumento elettrico quindi qui qualcuno qualcosa suonava!"
Finalmente il mio compare smette un attimo di cercare e si gira verso di me: "Beh sì, una volta negli anni settanta mi avevano regalato una chitarra usata ma non la ho mai suonata tanto, deve essere qui da qualche parte."
"Eccheccazzo, e me lo dici cosi?"
Mi si infervora la curiosità da cercatore: anni '70, non suonata molto... mi aumenta pure la salivazione.
Mentre spero che la sua ricerca per quel vecchio arnese non finisca più inizio a passeggiare di qua e di là facendo guizzare gli occhi in ogni anfratto. Poi, prima di perdere la speranza mi faccio coraggio e gli chiedo "Scusa, non è che potrei provarla a cercare, mi farebbe piacere vederla la tua vecchia chitarra. Sai, sono molto appassionato di queste cose..."
Per la seconda volta gli faccio interrompere la ormai SUA ricerca e con viso sorridente mi dice "Eh, fai con comodo, guarda dove vuoi, scaravolta pure tanto qui non c’è nulla di prezioso".
E andiamo! Mi parte da dentro un'esultanza tipo "notte dei mondiali" ma debitamente soffocata, e pian pianino comincio a rovistare e finalmente, sotto un vecchio lenzuolo piegato e ingrigito dalla polvere, trovo la custodia.
Ovviamente l'educazione mi impone di avvertire il proprietario prima di aprire il tutto, il quale nel mentre ha capito che della bici ormai non mi interessa più nulla. Ricevuto l’ok procedo.
Apro il normalissimo case nero a ogiva e mi ritrovo davanti una Fender Telecaster Deluxe... ripeto: una Fender Telecaster Deluxe!
Insomma suvvia, qualche amico che ci ha detto "sì, ho una vecchia chitarra" lo abbiamo incontrato tutti, ma normalmente erano tutte classiche o folk di infima qualità risalenti agli anni '90 su cui i proprietari nel corso degli anni ci avevano fatto esplodere i G.I. Joe ecc. ma io non avevo ancora incontrato nessuno che tenesse una Telecaster vintage in un granaio!
Vi risparmio altri preamboli e vi dico che, con l'accordo di scrutarla meglio e ripulirla, l’ho portata a casa.
La bimbetta porta il numero di serie 534442 risalente alla produzione dell’anno 1976 (non a caso il primo modello fu in produzione nel 1972 restando in produzione fino al 1981) ed effettivamente mi si è rivelata non proprio proprio in mint condition, ma comunque in ottimo stato a parte tasti/tastiera da pulire, corde marce, il secondo tasto un poco finito e un paio di graffi e botte. Tutte cose che a mio parere vanno benissimo su di una chitarra di oltre trent'anni.
La prima cosa che stupisce è il color marrone con cui è verniciato il body. Pensando che non fosse l’originale, ho smontato manico e mascherina ma non ho trovato altri segni di mani di vernice precedenti. Il retro ha poi la slab board (caratteristica principale che distingue il corpo di quegli anni della Deluxe dalle altre Telecaster) e ospita un ponte fisso string through body, due humbucker Seth Lover Wide Range con cover nickel montati su di una mascherina nera uguale a quella della custom con due volumi, due toni e switch a tre posizioni.
Il manico è tutto in acero (non era infatti per questo modello disponibile la tastiera in palissandro) e mi sembra sia stato il primo montato su Telecaster a presentare il palettone, bullet truss rod ben visibile, tasti medium jumbo, micro tilt e placchetta di giunzione a triangolo con tre viti.
Per quanto riguarda il suono, che a me non piace tanto descrivere visto la soggettività della percezione, partiamo dicendo che il modello Deluxe fu introdotto da Fender come tipologia di strumento di fascia alta che potesse andare a contrastare Gibson in casa sua e potesse rinnovare in parte l'immagine del marchio senza doverlo per forza sempre associare alla produzione di strumenti dotati di single coil. Ciò ha fatto sì che si creasse un sound effettivamente poco Tele/twangoso e molto influenzato ovviamente dalla presenza dei due humbucker CuNiFe ideati da Lover che mischiano il tipico Fender sound alla resa piena ma chiara dei PAF Gibson.
Insomma pieni sì, ma non esageratamente fat, un suono quindi equilibrato che rende questo strumento a mio parere parecchio eclettico e duttile, capace di andare da un suono jazzy fino a distorsioni abbastanza sature (non a caso è lo strumento preferito di Chris Shiflett dei Foo Fighters).
Spendo due parole per le sensazioni: pur non essendo un amante del vintage dispendioso, ammetto che imbracciare e curare una chitarra con oltre trent'anni sul groppone trasmette emozioni difficilmente ritrovabili in oggetti nuovi e, pur consapevole dell'aspetto prettamente psicologico della questione, ammetto di essere caduto in questo tranello tant’è che mi è parso, suonandola, che tutto il mondo intorno a me assumesse colori particolari, come se le mie tristi mani fossero aiutate dall'esperienza di tutti quei giorni vissuti.
La cosa migliore di questa storia resta comunque il fatto di aver riesumato, almeno per qualche giorno, uno strumento bellissimo dal suo tranquillo torpore e, a prescindere da quello che il proprietario deciderà di farci, è bello sapere che in quel granaio un giorno qualcun altro troverà un tesoro.