La curiosità verso le sonorità esotiche del gipsy jazz deve spesso fare i conti con il budget ridotto di chi, prima di buttarsi anima e corpo nello stile, vorrebbe sperimentare con una chitarra da battaglia. Il mercato offre molte opzioni, non sempre soddisfacenti ma anche con interessanti eccezioni. Analizziamo tre chitarre manouche entry level per scoprirne pregi, difetti ed eventuali migliorie da apportare.
Confessatelo. Anche voi, prima o poi, siete rimasti ammaliati dal fascino del gipsy jazz: un violino che sussurra, un Accordion in lontananza per un colore tipicamente Parigi anni ’40. Forse, incuriositi dalle fattezze strane delle chitarre manouche, avete progettato di comprarne una economica, per aggiungere tonalità inusuali alla vostra musica e, perché no, scoprire di amare questo stile venato di lirismo e distante da ogni sterile tecnicismo. Tuttavia il mercato scoraggia facilmente l’aspirante tzigano: la scelta e la reperibilità non è ampissima, le informazioni scarseggiano e, soprattutto, mancano modelli nella fascia economica di prezzo. Ovvero, o ci si può permettere uno strumento usato professionale da almeno 1500€, o bisogna rifugiarsi in pezzi di cartone travestiti da chitarre, venduti a cifre oscillanti tra i 200€ e 350€. In altre parole, il rischio è quello di trovarsi tra le mani uno strumento insuonabile, che oltre a sgonfiare inutilmente il portafoglio spezza l’entusiasmo del giovane manouche.
No, non disperate. Non abbandonate i vostri sogni gipsy: con orecchio attento si possono trovare chitarre economiche con una buona voce che, a fronte di piccole modifiche, diventeranno valide compagne di jam, strizzando l’occhio a strumenti ben più costosi.Proseguiremo quindi offrendovi una panoramica generale di alcuni tra i migliori strumenti disponibili sotto i 350€, elencandone pro, contro ed eventuali modifiche consigliate. Le chitarre che prenderemo in esame sono, nell’ordine, la SX DJG1, la Soundsation DJ10M e l’Aria MM20.
SX DJG1
Cominciamo con la SX DJG1, di chiara ispirazione Selmer-Maccaferri a petite bouche. Online la si trova a circa 250€, fornita assieme a una gig-bag rigida di bell’aspetto e ottima fattura.
Per ciò che riguarda le caratteristiche tecniche, la SX presenta un top in cedro solido, fasce e fondo in palissandro, manico in mogano con tastiera a 21 tasti in palissandro. Il ponte in ebano ha la classica forma "a baffi" già incontrata in chitarre dello stesso tipo, così come l’attaccacorde in metallo. Le finiture generali sono buone: ovviamente non da custom shop, ma senza evidenti imperfezioni o sbavature di colore.
La voce della SX si fa rispettare: l’esemplare da noi provato non aveva problemi a tenere testa a una Saga Cigano da quasi tre volte il suo prezzo. In abbinata a un plettro Wegen e una muta di corde Argentine potrete emulare Django in tutta tranquillità. A patto di avere le sue dita, ovviamente. L’unica nota negativa riguarda il manico, con fattezze più da chitarra classica che manouche. Non un vero difetto, ma di certo la suonabilità ne risente, soprattutto se non si è dotati di mani sufficientemente grandi.
SoundSation DJ10MLa seconda ospite della prova è la SoundSation DJ10M, costruita in Cina come le altre due.
Rispetto alla SX, questa chitarra ha il top in Abete Engelmann massello, fasce e fondo in mogano. Come la DJG1, anche questa è venduta assieme a una custodia imbottita. Imbracciandola non ricaviamo una sensazione di grande solidità: la verniciatura presenta degli evidenti difetti e i tasti non sono rifiniti alla perfezione, inoltre la cordiera in metallo è differente da quelle montate normalmente sulle chitarre manouche. Il risultato sonoro ne risente, ma in compenso la suonabilità è ottima. Insomma, una chitarra comoda da suonare, senza nessuna preoccupazione per eventuali botte o graffi. Potrà essere vostra a un prezzo che oscilla tra i 280€ e i 300€.
Aria MM20La terza chitarra che andremo a provare è sempre una petite bouche, l’Aria MM20, venduta a un prezzo di circa 300€. Le sue specifiche sono identiche a quelle della SoundSation, a eccezione di fasce e fondo, in palissandro in questo modello. L’aspetto di quest’ultima è molto vicino allo standard Maccaferri: ponte e cordiera sono assai convincenti, così come la forma della paletta, che si presenta più elegante rispetto a quella della SX. La verniciatura arancione le conferisce, a nostro avviso, un aspetto un po' plasticoso, anche se ognuno avrà modo di giudicare a seconda del proprio gusto personale. Esiste anche una versione marchiata con la sigla "E", dotata di pickup piezo Fishman con preamplificatore a guadagno fisso.
Parlando di risposta armonica le cose si fanno intriganti: le chitarre manouche di questo marchio sono state più volte accusate di produrre un suono povero, inscatolato, per nulla affine alle sonorità tipiche del gipsy jazz. Poco ma sicuro, il modello da noi provato non soffre assolutamente di questi difetti, anzi: senza alcun dubbio si tratta di uno strumento affidabile che darà molte soddisfazioni tanto al giovane manouche quanto al musicista con più esperienza.
Modifiche e customizzazioni
Con un po’ di olio di gomito e qualche euro si possono effettuare delle modifiche molto efficaci, che porteranno il vostro ronzino a suonare come un cavallo di razza: si comincia con la sverniciatura della cassa, delle fasce e del manico.
Questa operazione è molto importante, perché spesso i costruttori di chitarre economiche risparmiano sulla cura con cui è stesa la vernice, ricoprendo la sei corde con uno spesso strato di colore che non lascia vibrare a pieno i legni e soffoca la risposta timbrica e dinamica dello strumento. Quindi, smontate tutte le parti metalliche (cordiera e meccaniche), proteggete la buca e la tastiera, togliete il ponte e sotto con la carta vetrata, senza alcuna pietà.
La vostra chitarra, a intervento concluso, suonerà più bilanciata e possiederà un aspetto più professionale, meno plasticoso. Un appunto: nel caso decidiate di togliere completamente la vernice, senza semplicemente assottigliarne lo spessore, valutate l’acquisto di un prodotto per la protezione del legno della cassa (basta anche della semplice cera d’api). Se non volete essere così drastici, potete limitarvi a trattare il retro del manico con la carta abrasiva, affinché le vostre corse sulla tastiera risultino più agili e meno frenate da una mala verniciatura.
La seconda modifica consiste nel sostituire il pezzo di feltro sotto l’attaccacorde con del buon cuoio: un gesto apparentemente inutile, ma significativo per la trasmissione delle vibrazioni tra cassa e cordiera. Dopotutto, non è un caso se in tutte le chitarre di alta qualità incontriamo questa caratteristica.
Infine, il musicista più smaliziato potrà progettare di sostituire meccaniche e cordiera di serie con dei modelli più professionali, che garantiranno affidabilità d’accordatura e un decisivo aumento della qualità sonora della vostra fidata compagna manouche.
Ora non avete più scuse per rimandare quel viaggio musicale in Francia che progettate da anni: Parigi vi aspetta, all'ombra di un bicchiere di vino e di swing d'annata.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.