di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 23 giugno 2013 ore 15:00
Aggirarsi in fiera vuol dire anche togliersi qualche sfizio mettendo le mani sulle chitarre che si adocchiano in giro tra gli stand. Tra la prova di una Washburn J7V e una Peerless Monarch 40th Anniversary non è difficile che ci scappi la jam session con Enrico Santacatterina.
Aggirarsi in fiera vuol dire anche togliersi qualche sfizio mettendo le mani sulle chitarre che si adocchiano in giro tra gli stand. Tra la prova di una Washburn J7V e una Peerless Monarch 40th Anniversary non è difficile che ci scappi la jam session con Enrico Santacatterina.
Il Music Italy Show di Bologna appena trascorso ha saputo regalarmi delle belle emozioni. Come due facce della stessa medaglia, anche la musica ha due aspetti diametralmente distanti nell'esecuzione, infatti un test assomiglia un po' come al lavoro in studio finemente curato ed eseguito ai massimi livelli, mentre nei live è l'energia a fare da padrona e testare una Monarch del quarantesimo anniversario messami gentilmente a disposizione allo stand Sisme è stata una vera goduria e pura adrenalinica energia. Nel live si pensa a suonare e non a eseguire, sicuramente il suono si sarebbe potuto regolare meglio, sicuramente in studio avrei potuto fare un confronto con diversi ampli ed effetti, ma il test "vediamo come mi fa suonare" è un aspetto importante e nello stesso tempo anche più soggettivo.
Prima mi sono dato una ripassata con tutta calma a questa bellissima Archtop con top in abete massello su fondo e fasce in acero sempre massello. Ponte e tastiera in ebano veramente ben rifiniti. La tastiera è tirata a lucido, aspetto particolare visto il materiale. Risulta scorrevole e veloce come una fuori serie su manico in acero a 22 tasti. La paletta è chiaramente d'ispirazione D'Angelico, sempre un gran piacere per la vista. Il pickup in dotazione è un Kent Armstrong flottante ancorato al battipenna che a sua volta è attaccato in fondo al manico, cosicché il top è completamente libero di vibrare al meglio nell'intera lunghezza delle sue venature. Le corde in dotazione sono delle .012 lisce, a rendere giustizia e giusta rotondità.
L'ho amplificata con lo Hughes & Kettner TubeMeister 36 Combo che stava alla mia destra, mentre quello che si vede in video è la piccola ma potente TubeMeister 36 in versione testata, praticamente il corrispettivo del primo privo di cabinet.
In conclusione, oltre a essermi divertito alla grande, questa Peerles mi ha fatto suonare bene facendomi andare da territori swing e jazz fino a ruspanti blues nella jam improvvisata sul momento con il dimostratore Sisme Enrico Santacatterina. Incredibile il rapporto qualità prezzo: quella da me provata si aggira intorno ai 2000€, certo non poco, ma se si pensa a uno strumento commemorativo dell'anniversario rifinito ai massimi livelli, è involontario il confronto con tantissime altre marche ben più costose. Inoltre, lo stesso modello di serie con qualche optional in meno costa circa la metà ne fa uno strumento e una marca da prendere in seria considerazione.
Altra prova sul campo direttamente al MIS di Bologna è si è svolta allo stand Master Music, dove mi ha incuriosito la Washburn J7VN perché dotata di ponte Bigsby. Si esce subito dai canonici territori jazz e swing. Il sound è più country, aperto sulle medio alte e il confronto con la Gretsch 6120, vista la somiglianza, è praticamente immediato. Il top è in abete laminato, mentre fasce e fondo sono in acero. I venti tasti sono scorrevoli e comodi quanto serve. Il body è piuttosto impegnativo viste le dimensioni abbondanti, poco più di una 175 Gibson, per capirci. La J7VN è una chitarra da suonare comodamente seduti, mentre in piedi è tra le più stancanti, ma comunque sopportabile, ci mancherebbe. Molto belle le meccaniche Grover modello Imperial, scorrevoli e molto precise. Il ponte Bigsby reagisce bene con estrema gradualità e morbidezza.
La chitarra ha una voce mediosa come è giusto che sia. Purtroppo o forse per fortuna ho avuto disponibile un Gallien-Krueger combo per basso, quindi un suono molto flat secondo i miei parametri. Il suono è ricco e pieno, con il corrispondente twang caratteristico della Stratocaster riportato in versione semiacustica country, più grosso e spigoloso senza mai essere invasivo o fastidioso. La chitarra suona alla grande, dolce se accarezzata gentilmente, ma anche scoppiettante e frizzante quel che basta per passaggi veloci e senza mai perdere in definizione.
Ho già avuto modo di testare diverse Washburn semihollow body e archtop, strumenti curati nei particolari estetici tanto quanto nella suonabilità e sopratutto nell'aspetto sonoro. Un marchio che può vantare a catalogo, per il jazz swing e non solo, tanti strumenti belli e performanti con un altissimo rapporto qualità-prezzo. Consigliata anche come chitarra da battaglia al possessore di chitarre vintage e costose, senza rimpiangere suono e suonabilità, perfetta per chi si avvicina al genere.