Per avvicinarmi il più possibile al timbro di chitarra di Iommi ho scelto di utilizzare il pickup al ponte e il canale distorto con gain quasi al minimo; equalizzazione: basse flat, medie leggermente ridotte e alte enfatizzate.
Ora analizziamo il riff di base. Questo si alterna prevalentemente tra i power chord di E5 e D5, con due rapidi inserti di G5.
A partire dal minuto 1:06 tuttavia, dopo aver esposto il riff nella sua forma classica, la chitarra posizionata a destra svolge un rivolto di D/F# dopo il G5.
Infine, alla ripresa del cantato a 1:12, basso e chitarre introducono un passaggio pentatonico prima del D5 .
Ecco una riproduzione della chitarra posta a destra da 1:00 a 1:17
Come per il riff introduttivo, anche qui ho scelto di utilizzare il pickup al ponte e il canale distorto con gain molto basso; equalizzazione: basse flat, medie decisamente ridotte e alte enfatizzate.
Il brano “Iron Man” è stato estratto come singolo nel 1971, insieme a “Electric Funeral”, dall’album Paranoid. Il riff principale, che analizzeremo, è stato citato in diverse occasioni come miglior riff heavy metal di sempre e ha portato il brano ai vertici delle classifiche rock e heavy metal di tutti i tempi.
L’efficacia del riff in questione risiede nella semplicità: esso è formato soltanto da una serie di bicordi e da alcuni slide di abbellimento.
Eccone l’esecuzione flat, senza effetti.
Ascoltando attentamente il brano originale, a partire dall’ingresso del riff a 0:23, ci si accorge che la chitarra è posizionata a destra ed è riverberata (il riverbero sembra provenire prevalentemente da sinistra).
Per emulare questa particolare situazione di mix, la traccia di chitarra (registrata rigorosamente senza effetti) è stata posizionata a destra ed inviata ad un riverbero (il plugin Reverence di Cubase) posizionato invece a sinistra.
Anche in questo caso la scelta è necessariamente ricaduta sul pickup al ponte e sul canale distorto con gain basso; equalizzazione: basse flat, medie decisamente ridotte e alte enfatizzate.
Analizziamo infine il riff di “Sweet Leaf”. Questa parte di chitarra si lascia apprezzare per il sofisticato lavoro di scrittura e arrangiamento. Non ci sono infatti solo power chord ma cromatismi di reminescenza blues, l’utilizzo di sovra incisioni e doppiaggi e, appunto, l’aggiunta di una terza chitarra, dalle sonorità più solistiche, che doppia il riff all’ottava alta.
Esemplifichiamo power chord e cromatismi tramite l’analisi della partitura.
La tecnica della double take consiste nel registrare due volte, su tracce differenti, la stessa parte chitarristica. Quindi si posiziona una traccia a sinistra e l’altra a destra. Il risultato è un suono avvolgente, ricco e soprattutto stereofonico. Un risultato simile, ma a mio avviso meno efficace, può essere ottenuto mediante l’uso di un delay.
Per queste ritmiche è stato utilizzato il pickup al manico e il canale distorto, sempre con gain piuttosto basso; l’equalizzazione è abbastanza analoga a quella delle chitarre precedenti: basse flat, medie ridotte e alte enfatizzate.
Andiamo infine ad aggiungere l’intervento solistico, che per risultare più espressivo è stato colorato in esecuzione con slide e vibrato.
Per la chitarra solista è stato utilizzato il pickup al ponte e il canale distorto con gain un po’ più alto; tutto equalizzato flat. Ascoltiamo il mix completo
Per realizzare i sample di questa lezione ho utilizzato.
- Chitarra Cort Z Custom con pickup Seymour Duncan JB (ponte) e ’59 (manico)
- Testata Blackstar HT-5
- Cabinet Triton Custom FS signature 2X12
Il segnale di chitarra diffuso dal cabinet è stato catturato da un microfono Shure SM85 a condensatore e preamplificato da un SPL Goldmike.
Si ringraziano SteelNight Studios ed Eurokustik.