Con la bellezza di 300 watt, il Rocktron Velocity riesce a sfruttare al meglio anche i rig digitali, adattandosi allo spettro di frequenze ampio di una Boss GT10 per lavorare in stereo e facendo invidia alle valvole grazie al controllo Reactance Circuit.
Ieri ho finalmente messo le mani sul nuovo Rocktron Velocity 300 e vorrei rapidamente condividere con voi le mie impressioni. L'aggeggio si presenta solidissimo e, al tatto, davvero piacevole. Immediatamente si ha la percezione di un oggetto resistente anche agli strapazzi, dal peso affatto eccessivo, che consente di sfuggire agli agguati di una schiena ormai non più giovanissima. I potenziometri sono morbidi, quasi vellutati. I pannelli, anteriore e posteriore, sono disarmanti per la loro semplicità e intuitività. Appena tolto dall'imballo i collegamenti si fanno praticamente da soli. Il rig da me utilizzato è composto da una affidabilissima e, checché se ne dica, fedelissima Boss GT 10, una cassa artigianale Hope oversize 2x12 (coni Eminence Legend da 120w l'uno) e una Fender Classic Player 50 con single coil al ponte di quelli davvero tosti, un Di Marzio V.V. Heavy Blues 2.
Una configurazione da panico, ovviamente stereo, con una erogazione di 75w per canale a 8ohm. Ovvio che di watt, visto il nome, il Rocktron ne eroga 300 in configurazione mono bridge a 8ohm (170w a 16), ma 300 sono una esagerazione. Veniamo al dunque. All'inizio ho dovuto un attimo smanettare sulla GT 10, in quanto configurata in mono per la testa Marshall a valvole in ingresso fx return o per le ottime Laney a valvole sempre in fx return perché, ditemi quello che vi pare, ma a me i pre della GT 10 mi garbano parecchio, anche se duri da configurare rispetto ad altri. Poi però l’intuizione: regolo l’output della Boss a quattro tacche (onde evitare troppe compressioni), sparo la manopola del Reactance Circuit a dieci e quella della definizione attorno a otto, et voilà. Suono da paura, corposo, pieno e cristallino a ogni frequenza. Bassi e medi da palpitazione, alti puliti e graffianti come un violino. Ma soprattutto un sound decisamente definito. È proprio quella grande invenzione del circuito Reactance che finalmente rende giustizia al tanto vituperato transistor sfatando il mito delle insostituibilità valvolare. I coni Eminence, montati front loaded dall’ottimo Hope di Prato, pompano alla grande e non si scompongono nemmeno a prenderli a calci, e la Boss gode dei vantaggi della risposta in frequenza del Rocktron.
In conclusione, se è vero che la ricerca della perfezione del suono mai sarà interrotta, con questa configurazione ho davvero fatto dei passi da gigante, salvando quanto è sopravvissuto agli innumerevoli colpi della strega.
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