di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 02 novembre 2013 ore 08:00
Secondo molti appassionati, alcuni dei suoni più invidiati della storia nascono dall'impronta sonora di un vecchio Echoplex. Xotic allora ne raccoglie la sezione relativa all'amplificazione e la infila in un mini chassis per creare il potente EP Booster.
Secondo molti appassionati, alcuni dei suoni più invidiati della storia nascono dall'impronta sonora di un vecchio Echoplex. Xotic allora ne raccoglie la sezione relativa all'amplificazione e la infila in un mini chassis per creare il potente EP Booster.
Il booster è uno degli effetti più controversi tra quelli che vengono continuamente proposti a chitarristi e bassisti. Artisti di fama mondiale ne parlano come parte fondamentale del proprio sound, dispositivi necessari per godere di un buon controllo del tono dal vivo e quant'altro. Alla fine tutti ne vogliono uno, ma non sempre si sa davvero cosa farne. Il compito di un booster, di base, è quello di innalzare il livello di segnale di una chitarra elettrica, aumentandone il volume in maniera lineare e trasparente, esattamente come se si spingesse il fader del mixer un po' più su. In realtà, una volta inserito nel rig di un chitarrista, il booster può acquisire mille sfaccettature. Un booster può spingere verso la saturazione un suono pulito, può accrescere gain e sustain di un suono distorto, può ingrossare il tono di una chitarra esile e può persino alterare il timbro generale. Alcuni risultati richiedono delle soluzioni apposite (si pensi ai mid boost o ai treble boost, rispettivamente progettati per far aumentare il volume con un picco sulle frequenze medie o sulle alte), altri invece dipendono dal modo in cui si inserisce un booster nella propria catena del suono.
C'è però una caratteristica in particolare che viene associata ad alcuni rari stompbox: il booster, quello buono, è capace di far rinascere il suono, renderlo organico e dinamico fino a convincere il chitarrista a tenerlo sempre attivo come parte integrante del proprio sound. È esattamente questo il tipo di effetto che intende ricreare Xotic con il suo EP Booster, che si rifà da vicino alla sezione preamplificatrice del Maestro EP3, la prima versione a stato solido del leggendario Echoplex usato da Brian May, Jimmy Page, Eddie Van Halen ed Eric Johnson, tra gli altri. D'accordo, l'Echoplex in realtà è un delay, un effetto di ritardo, ma c'è gente pronta a scommettere che buona parte del suono di quei chitarristi è da ricercare proprio nella circuitazione dell'EP3, capace di risvegliare anche la chitarra più smorta e tirarne fuori frequenze sopite.
Come al solito, l'universo chitarristico è pregno di leggende, quindi i supposti poteri sovrannaturali di un dato circuito vanno presi sempre con le pinze fino alla prova con mano. Mentre si aspetta che un Echoplex originale degli anni '60 o '70 ci caschi tra le braccia, però, è possibile scoprire di cosa è capace il piccolo Xotic.
L'EP Booster è un mini-stompbox true bypass basato su tecnologia FET a componenti discreti, ovvero è privo di circuiti integrati. Il pedale è alimentato a 9 volt mediante un adattatore o batteria interna. Può essere alimentato anche a 18 volt per ottenere una dinamica superiore attraverso i +20dB che è in grado di gestire. Disegnato per restituire una corsa lineare e trasparente lungo l'unico potenziometro che ne regola il guadagno, l'EP Booster dispone di switch interni per alterare l'equalizzazione. L'intervento non è eccessivamente invasivo, ma non sembrava il caso di sventrare lo stompbox messo a disposizione da Cristiano Ceruti del Centro Chitarre di Napoli, quindi la prova si concentra sulle impostazioni di fabbrica.
C'è poco da spiegare in un pedale con un solo controllo di volume, mentre diventa fondamentale soffermarsi un attimo sulla strumentazione abbinatagli per il test. Quando si posiziona un booster tra chitarra è amplificatore, è bene conoscere il livello del preamplificatore: se vicino al limite di saturazione, l'incremento di volume sarà minore, a favore di una compressione maggiore e una distorsione più facile da raggiungere. A questo scopo, buona parte della prova è stata effettuata con volumi di pre molto contenuti e con una chitarra a basso output che difficilmente avrebbe potuto increspare il sound senza un buon boost a sostegno.
Pur impostando l'EP al minimo, l'incremento di volume è già sensibile. Il suono è trasparente e l'impressione è quella di aver semplicemente alzato il volume dell'amplificatore, o di aver montato un set di pickup identici, ma più pompati. Ascoltare a confronto il suono "liscio" e quello boostato fa subito piacere di più il secondo: è una reazione comune di fronte a un booster, in quanto l'orecchio suggerisce inconsciamente che un suono più forte è automaticamente anche più ricco e bello. Roba da chitarristi.
Il suono di base è stato creato per avere molta headroom al fine di notare tutto l'aumento di volume offerto dall'EP, e portandolo a ore 10 la spinta è ancora evidente, anche se comincia vagamente a farsi vivo un pizzico di compressione sotto le mani.
Quando si arriva a metà corsa, il preamp non regge più e subentra un po' di saturazione, quando si calca la mano. Siamo sul punto di breakup, con un volume nettamente superiore a quello a pedale spento. La dinamica è ancora tanta e la saturazione porta con sé dei bei picchi di volume e di frequenze acute che possono risultare fastidiose. Nulla che non si possa risolvere con un'equalizzazione adatta.
Spingendo il cursore al massimo, il suono diventa grosso, guadagna in sustain e in saturazione, tanto da preferire di non plettrare troppo forte, pena un overdrive dal volume esagerato e forse anche un po' sgranato nel suono. Se impostato per lavorare solo in pulito, però, il tutto è ancora perfettamente godibile.
Uscire dal mix con un EP è uno scherzo, se i livelli di saturazione imposti all'amplificatore permettono. Con un booster, però, si potrebbe anche decidere di concentrarsi sul corpo del suono piuttosto che sul suo volume. In questo caso, è bene che l'EP Booster sia posizionato prima di un overdrive già saturo a dovere. Così facendo, l'incremento di volume è trascurabile, mentre si avverte subito una maggior liquidità nel suono, una compressione più forte e un sustain più lungo. Inutile dire, però, che tutto ciò porta con sé anche un certo aumento del rumore di fondo, soprattutto con dei single coil. Qualunque sia il livello di saturazione raggiunto anche grazie alla spinta dell'EP, comunque, è interessante vedere come il suono risulti relativamente facile da pulire con il solo roll-off del volume della chitarra.
Dire che il suono dei grandi deriva da una scatoletta del genere è sicuramente un'affermazione azzardata, ma è innegabile che una bella spinta - di volume prima e di gain poi - porti con sé anche una buona dose di soddisfazione alle orecchie del chitarrista. L'EP Booster non regala né il suono di Brian May né quello di EVH, ma ha volume da vendere per emergere durante un assolo ed è in grado di alterare in maniera importante anche una distorsione, dando quella spinta in più all'output della chitarra che può anche rendere un pizzico più agevole il playing in overdrive.