di redazione [user #116] - pubblicato il 22 gennaio 2014 ore 08:30
Se la musica sia una gara l'abbiamo chiesto a Vanny Tonon, giovane musicista veneto che ha vinto il Guinnes dei Primati come chitarrista più veloce. Grazie alla visibilità ottenuta dalla vittoria - che gli ha portato notorietà ma anche qualche critica - Vanni sta ora intelligentemente costruendosi una carriera e una solida credibilità musicale.
Se la musica sia una gara, l'abbiamo chiesto a Vanny Tonon, giovane musicista veneto che ha vinto il Guinnes dei Primati come chitarrista più veloce. Grazie alla visibilità ottenuta dalla vittoria - che gli ha portato notorietà ma anche qualche critica - Vanni sta ora intelligentemente costruendosi una carriera e una solida credibilità musicale.
Ci racconti la tua esperienza al Guinness dei primati? Sono stato contattato dalla redazione del programma "Lo show dei record" dopo aver inviato loro un mio video tramite il sito internet . Dopo avermi fatto alcune domande, hanno confermato la mia partecipazione alla trasmissione che è stata registrata 10 giorni dopo. Mi sarei cimentano nell’esecuzione del “Volo del Calabrone” Mi è stato inviato lo spartito del Guinness che risultava ben diverso dalla versione da me studiata e quindi ho dovuto, in poco tempo e con moltissima preoccupazione e impegno , riadattare la mia esecuzione. Poco dopo il mio arrivo a Milano, ho conosciuto Luca Colombo, noto professionista, che è stato scelto per giudicare la mia esibizione (insieme a Marco Frigatti). Luca mi ha dato alcuni consigli per gestire la tensione e poter dare il meglio. Il giorno della registrazione, dopo un riscaldamento di una mezz'ora, ho eseguito il brano vincendo il Guinness, dopo il controllo in slow motion dei giudici. Come premio ho ricevuto la medaglia di Euro produzione, l'attestato del Guinness e sono stato inserito nel libro "Guinness world book" edizione 2012. E' stato molto emozionante suonare davanti ad un così vasto pubblico e attendere il verdetto. Posso dire che è stata un'esperienza stimolante e che mi ha messo duramente alla prova.
Dopo aver vinto il premio di chitarrista più veloce del mondo sei diventato il bersaglio vivente di tutti quei chitarristi che predicano che la musica non è una gara. Come ti sei sentito? Te l’aspettavi? Cosa rispondi a questo genere di critiche? E' stata un'interessante esperienza, ricca di lati positivi ma anche di critiche che, giustamente, mi aspettavo. Ho voluto mettermi in gioco, soprattutto con me stesso, e ho cercato di cogliere l'occasione che mi era stata proposta. Le critiche per me sono state fondamentali e costruttive perché mi hanno spinto a concentrarmi nella ricerca del mio stile approfondendo lo studio dei diversi generi musicali e non di soffermarmi soltanto sulla tecnica.
Per te la musica è una gara? Per me la musica non è una gara ma un percorso personale, una sfida con se stessi, una continua ricerca di un proprio linguaggio espressivo, un costante mettersi in gioco, rappresenta lo specchio delle proprie emozioni e un potente mezzo educativo e di comunicazione. Perché a un certo punto uno si intrippa così con la tecnica? Perché soprattutto da giovani si è attratti dal virtuosismo per la complessità di quest'ultimo ma maturando si capisce che la tecnica da sola non basta, è necessario che a questa si associ il sentimento, l'emozione, l'armonia e che emerga la propria personalità. Ciò è possibile anche in assenza dello sfoggio tecnico, che non è rilevante.
A che progetti ti stai dedicando al momento? Al momento sto lavorando alla realizzazione del mio primo album solista con brani di mia composizione toccando diversi stili musicali e utilizzando tecniche diverse che ho cercato di elaborare in modo personalizzato.