di redazione [user #116] - pubblicato il 10 marzo 2014 ore 10:30
Il RAT si fa ancora più duro con il Fat RAT, l'ultimo distorsore Pro Co progettato con in mente gli amanti delle accordature ribassate e delle basse frequenze in generale, bassisti compresi. Due switch permettono di alterare il circuito del classico RAT per ottenere una pasta inedita.
Il RAT si fa ancora più duro con il Fat RAT, l'ultimo distorsore Pro Co progettato con in mente gli amanti delle accordature ribassate e delle basse frequenze in generale, bassisti compresi. Due switch permettono di alterare il circuito del classico RAT per ottenere una pasta inedita.
Tutto nero, sobrio nel look e tremendamente cattivo nel sound, il RAT è uno dei pedali di riferimento per una certa branca di rockettari. Il distorsore Pro Co, in tutte le sue edizioni, repliche, varianti e cloni più o meno espliciti, si è fatto amare nel tempo per il suo suono spinto e aggressivo, e ora gli ingegneri che lo hanno creato hanno deciso di rimettersi all'opera per dare vita all'ennesima versione riveduta e corretta, stavolta con un'attenzione particolare rivolta agli stili musicali più moderni e cupi.
Dalle accordature ribassate alle sette e otto corde fino anche ai bassi, il nuovo Fat RAT promette di offrire tutto ciò che un amante delle basse frequenze può desiderare in una saturazione, con due modalità differenti per alternare un versatile circuito MOSFET al classico clipping a transistor che ha reso famoso il RAT originale.
In sostanza, il Fat RAT ripropone tutte le caratteristiche del vecchio RAT, con in più due switch a levetta che permettono di ampliare gli orizzonti timbrici. Oltre al progetto, anche la stessa fabbricazione del pedale riceve un sostanzioso aggiornamento: il Fat RAT è interamente costruito negli Stati Uniti anziché in Cina, come invece accade per il resto del catalogo.
Sul suo chassis, sempre nero e del tutto privo di orpelli grafici se non per il nome e le indicazioni per i controlli, compaiono i tre classici potenziometri Distortion, Filter e Volume. Cambiano le denominazioni, ma il succo è quello di qualunque altro overdrive: le manopole agiscono rispettivamente su quantità di gain, toni e volume. In più, il Fat RAT fornisce due piccoli selettori a due vie, uno sulla destra, l'altro sulla sinistra. Il primo serve a selezionare tra una modalità tradizionale a transistor e una inedita a MOSFET, che assicura una risposta più simile a quella di un amplificatore in saturazione e smussa leggermente la gamma di frequenze medio-alte. Il secondo switch agisce invece sulla pasta sonora e l'equalizzazione. Nella posizione Stock offre il sound di sempre, mentre sposando lo switch su Thick si ottengono bassi più presenti e a fuoco, ideali per bassisti e chitarristi che usano accordature ribassate o corde extra.
Il pedale può essere alimentato da 9 fino a 18 volt, a seconda delle preferenze riguardo la quantità di headroom e di dinamica preferita dal musicista. Maggior tensione equivale a più dinamica e meno compressione, per un sound più arioso e sensibile al tocco, mentre una tensione più bassa può tornare comoda quando si cerca un timbro più liquido e uniforme.
Il RAT è uno dei pedali più oggetto di modifiche attualmente in circolazione. Il suo circuito non ha segreti per gli amanti del genere ed esiste tutta una schiera di appassionati che si divertono a selezionare i componenti interni per ottenere sfumature sonore differenti. Per questo Pro Co ha deciso di offrire un facile accesso al chip OP07DP montato di serie, che è fissato su uno zoccolo pronto a essere sostituito con gli operazionali equivalenti preferiti dagli utenti.