Nel tuo lavoro, quanto è importante sapersi rinnovare e quanto essere fedeli ai suoni della tradizione?Sono un estimatore delle timbriche legate alla musica del passato. La tradizione mi attira moltissimo, semplicemente perché fa parte della musica con cui sono cresciuto. Sono però molto attratto anche dall’innovazione e ne subisco il fascino. Spesso compero per me gli ultimi ritrovati della tecnologia chitarristica, semplicemente per capire a cosa sono riusciti ad arrivare i grandissimi progettisti delle aziende più conosciute al mondo.
Mi stupisco della loro bravura e provo una invidia positiva nei loro confronti.
Dentro di me questi due elementi coesistono e mi hanno fatto fare delle scelte che partono senza dubbio dalla tradizione, ma contengono il tentativo di darne una interpretazione anzitutto personale e più moderna.
Quale pedale ti ha impegnato più tempo per la progettazione e quale meno? Di quanto tempo parliamo?Sono rimasto per circa quattro mesi a lavorare intorno al Custom Muff.
In rete ci sono migliaia di schemi elettrici di questo pedale che vanno dalle versioni ufficiali Electro-Harmonix fino alle più disparate interpretazioni di semplici appassionati di elettronica.
Io, all’epoca forse con un pizzico di presunzione, volevo fare una versione che fosse mia in qualche modo. Ho lavorato a braccetto con un amico chitarrista professionista che si è portato il prototipo in diversi concerti, dandomi ogni volta al suo ritorno impressioni e suggerimenti molto importanti che io usavo per apportare dei cambiamenti.
Un giorno venne e mi disse che, secondo lui, potevamo smettere di cercare. Io ero dello stesso parere e chiusi la sperimentazione.
Il pedale più semplice di tutti è stato il mio Booster, che è stato anche il primo della serie che produco. Il circuito è quasi banale, la sua configurazione si trova sui libri di scuola (nel mio ovviamente c’è qualche piccolo accorgimento in più). Il mio lavoro in quel caso, fu più che altro di selezione, cioè cercare la "ricetta" giusta di transistor e condensatori per fare il suono che avevo in mente.
Penso di aver impiegato in tutto circa un mese di tempo.
Quando si parla di prodotti artigianali, alcuni criticano il divario tra il prezzo del pedale e il costo dei materiali. Tra prototipi, tasse e costi accessori vari, quanto ti viene a costare produrre professionalmente un pedale che contiene, per esempio, 20 euro di componenti elettronici?Per quel che mi riguarda, dato che faccio tutto a mano da solo (tolti i circuiti stampati che faccio realizzare professionalmente) a me costa tantissimo.
Penso di aver già spiegato un po' il perché rispondendo alle domande precedenti.
Parlando di collaudi, per esempio, io applico una procedura lunga, forse un po' maniacale, ma che mi permette di consegnare i prodotti e dormire sonni tranquilli perché difficilmente potrà capitare un problema per mia responsabilità. Questo ovviamente ha il suo costo.
Lo stesso vale per la fase sperimentativa che, come detto, richiede tempo e un discreto spreco di materiali.
Mentre un artigiano costruisce un solo pedale, in una fabbrica se ne assemblano a decine nello stesso tempo.
Tolti i materiali e tutti i costi a cui ti riferisci, il resto del prezzo finale è determinato fortemente dai tempi di realizzazione.
Diversi produttori di pedali di qualità vantano l'uso di componenti a bassissima tolleranza. Ciò vuol dire necessariamente che un pedale è migliore? È possibile che un pedale economico mi piaccia di più perché, a parità di progetto, abbia componenti dai valori leggermente diversi e quindi un suono differente?In parte ho già risposto a questa domanda. Io non credo che un pedale con i migliori componenti del mondo (fatto di per sé già relativo perché bisognerebbe stabilire migliore rispetto a cosa) suoni necessariamente meglio di uno con componenti più economici. Mettere per esempio un condensatore in mica argentata sul controllo di tono può avere un senso, ma non è certo una necessità. Il mica argentata si usava sui controlli di tono degli amplificatori valvolari per via delle tensioni di lavoro che riusciva a sopportare. Metterlo oggi su un pedale potrebbe essere più che altro una scelta di gusto e di "amalgama" col resto del circuito. Questo però non esclude che si potrebbero trovare strade diverse "accontentandosi" di un componente meno raffinato.
In molti presentano interpretazioni personali di progetti classici, spiegando ogni volta di aver aggiunto qualcosa di speciale, ma non sempre si chiarisce di che si tratta. Cosa cambieresti in un fuzz stile vintage e in un overdrive stile Tubescreamer per giustificare l'acquisto del tuo pedale piuttosto che dell'originale?Personalmente, nel Fuzz (e qui intendo un circuito tipo Fuzz Face e simili) mi piacerebbe
poter implementare la dinamica in modo che sempre il pedale, abbassando il volume della cchitarra, si comporti come un amplificatore tirato al massimo volume.
Sembra una cosa banale, ma nelle decine e decine di riproduzioni, questa caratteristica che giudico personalmente primaria spesso viene a mancare.
Molti di questi circuiti suonano infatti un po' "duri" già alla massima saturazione. Abbassando il volume dello strumento, si chiudono e diventano insuonabili. Ho avuto la fortuna di provare qualche rara eccezione con grande piacere. Purtroppo questa è una caratteristica che difficilmente si può garantire serialmente, per una serie di problematiche tecniche.
Proprio per questa ragione mi piacerebbe poterci riuscire.
Riguardo al TS9, gli toglierei quel velo che ha e che lo rende sì un pedale che buca il mix, ma un po' confuso a volte (almeno in certe versioni). Una maggiore trasparenza gli darebbe una migliore intelligibilità delle note.
Soprattutto quando si parla di artigianato, il true-bypass è tra i sistemi più usati. È una scelta di qualità e trasparenza o di semplice praticità, in quanto si risparmia l'aggiunta di un buffer? Com'è, secondo te, il tipo di bypass ideale per un pedale di qualità?All’inizio della mia carriera lavorativa ero convinto che il TBP meccanico fosse il sistema più giusto.
Come detto, vengo da una formazione classica rispetto ai suoni. Nelle ere passate, la presenza di due o tre pedali a terra era già considerata una cosa eccezionale.
Andando avanti e crescendo inevitabilmente la complessità delle catene di effetti, mi sono reso conto che il TBP perdeva seriamente colpi. Lentamente e per piccoli passi ho rivisto la mia posizione, convincendomi che la presenza dei buffer, in sistemi di effetti complessi, è secondo me necessaria.
Se io domani volessi cominciare a costruire i miei pedali, che consigli o avvertimenti mi daresti?Ti direi di imparare l'elettronica anzitutto, possibilmente in modo costruttivo. Penso che sia davvero poco utile imparare mille formule e teoremi se non si è capito davvero a cosa servono.
C’e un pezzo di Ivan Graziani che si intitola "Pigro". Il teso inizia dicendo "Tu sai citare i classici a memoria, ma non distingui il ramo da una foglia". Capito il senso?
Poi ti direi di usare il tuo gusto. Si parlava prima del TS9, c’è chi lo adora e chi lo odia. Ti direi di cercare prima di tutto di costruire quello che piace a te, quello che suona giusto nelle tue orecchie.
Ti direi di imparare più che puoi con gli occhi, guardando attentamente tutto ciò che ti capita a portata di mano.
Cerca di capire le tecniche costruttive, quelle di cablaggio, impara a saldare in modo accettabile, a utilizzare gli utensili in modo appropriato e senza farti male, a saper distinguere una vite Phillips da una Pozidriv, il passo metrico dal passo whitworth.
Ti direi di usare tanta umiltà nei confronti del lavoro altrui, perché anche da un pessimo prodotto si riesce a imparare qualcosa se lo si guarda con la prospettiva giusta.
Cerca sempre e comunque di divertirti imparando.