di Lespo [user #18097] - pubblicato il 24 settembre 2014 ore 19:08
Nutrire dubbi sul proprio talento in parte è giusto, credo sia segno di intelligenza, spesso gli stupidi sono convinti di averne e talvolta ahimè ne hanno davvero.
Passavo i pomeriggi con la chitarra classica di mio cugino, mi incantavo a guardarlo poi lo imploravo di insegnarmi le canzoni di Pino e quando una serie di accordi suonava come sul disco la gioia era immensa. Poi la prima Eko tutta mia e la certezza che sarebbe stato sempre meglio. Suonando ad occhi chiusi la vedevo proprio davanti a me la folla oceanica. Sera, caldo, un vento fresco che ci accarezzava, io con un sorriso un po' imbarazzato e gioioso ringraziavo il mio pubblico concedendo l'ennesimo bis. Poi mia madre mi chiamava per la cena. I primi gruppi con gli amici, le cover, i gestori dei locali che non pagano, gli scazzi e le scissioni. Ma poi torni a casa e sotto la doccia concedi un paio di interviste a Rolling Stones, e quella Dj radiofonica bionda pare proprio che ci provi con te, non ti leva gli occhi di dosso, vuole proprio te........Ma poi mi madre bussava alla porta del bagno. Si qualche difficoltà c'era, la prima è stata il barrè, poi la pentatonica, le terzine, le quartine ecc. Ma la sicurezza in te nel tuo talento e nella musica non era mai messa in discussione. Preso quel maledetto diploma parto con un amico per Londra, io a confezionare panini con dentro la morte, lui a cominciare una brillante carriera in cucina, per me i soldi sono sempre un problema, la moquet del bagno è piena di macchie per tutti e due, ma quando vado con la mia Eko in metropolitana io mi sento un re. Ci sono i Pink Floyd ad Earls Court, costava veramente troppo, non me lo potevo permettere. Allora arriva il mio amico che dice “non preoccuparti ti regalo un biglietto in seconda fila per la prima” ......................... Arriviamo giusto in tempo per comprare due birre a testa e sederci...... CHE SPETTACOLO, le cariche di esplosivo ci scuotevano i vestiti. CHE SPETTACOLO La musica era la cosa nella quale rifugiarsi, il luogo dove tutte le frustrazioni e le ansie si scioglievano. Tornato in Italia con le pive nel sacco, dopo un estate da cameriere, corono il mio sogno: compro di seconda mano una Les Paul Custom come quella che Pino imbracciava nel “Live Sciò”, ogni tanto mi affiorava dalla mente una domanda fastidiosa che in futuro sarà ricorrente: sei degno di uno strumento così? ma poi la ricacciavo via con dosi di entusiasmo ed incrollabile certezze. Dopo anni passati a Rock, Soul e Funk ci fu la scoperta del Jazz con il primo corso di improvvisazione tenuto da un sassofonista molto carismatico dal suono incredibile. Ci affascinava con la visione mistica di A love Supreme, gli spari nel soffitto di Mingus, la tossicodipendenza di Parker, la prostituzione di Billy Holiday, ci faceva notare che se sovrapponi le tonalità di Giant Step al circolo delle quinte ottenevi il triangolo magico e poi Monk.... Monk è stato uno dei geni del 900. Morto in povertà è stato ostacolato sin dall'inizio, i suoi insegnanti di pianoforte lo esortavano a smettere per evidente mancanza di talento. In un mondo di belle mani e tante note lui suonava per sottrazione ed inciampi ritmici, le sue difficoltà mentali nella musica venivano come materializzate, messe in bella mostra, e poi sottraeva e sottraeva sempre più, negli ultimi anni di vita non ha detto una parola e non ha suonato una nota. Qui le difficoltà aumentarono, per un chitarrista abbandonare le diteggiature è come dover ricominciare, e poi l'armonizzazione, le tonalità minori, la Super Locrian ecc.ecc. Registravo ogni cosa ed il giorno dopo nel risentirmi la frustrazione era tanta. Ma la notte prima di addormentarti chiudi gli occhi e ti pare di sentirlo il telefono che squilla, dall'altra parte c'è Erykah Badu (stranamente parla in italiano) e ti dice che vuole proprio te alla chitarra, e allora parti per New York e sei l'unico bianco ma riceve i complimenti per il groove, tu ti schernisci e spieghi che ti viene naturale, poi passate da un grosso negozio di strumenti e la produzione ti dice di prendere quello che vuoi, è tutto pagato......Erykah ti sorride e dice: tutto, proprio tutto......... Superati gli ennesimi scogli sono entrato a far parte di quelli che in città sono considerati “bravi”, andavo in giro a suonare e ricevevo un sacco di complimenti però durante il concerto avevo visto due facce annoiate che ad un certo punto sono andate via ed uno a fine serata aveva detto che forse su quel pezzo eravamo un po' scarichi............ I dieci che ti hanno detto che sei bravo non li consideri minimamente anzi in qualche modo pensi che non ci capiscono niente, e invece quello che dice che eravate scarichi è uno che ha cultura musicale..... Si sei bravo ma secondo quale principio? qual'è la pietra di paragone? Secondo il tuo vicino di casa sei un fenomeno ma se pensi che Metheny a 19 anni insegnava alla Berklee...........a 21 ha fatto Bright Size Life con Pastorius..........Hendrix è morto a 27 anni.......... E poi c'è youtube con tutti quei fenomeni, e qui non si parla di fenomeni di successo ma di perfetti sconosciuti, gente che ha il doppio del tuo talento un quarto dei tuoi anni e quasi nessun riconoscimento. La frustrazione comincia a prendere il sopravvento, le cose che ti girano nella testa sono: be se dentro di te ci fosse stato un genio a quest'ora si sarebbe manifestato, di possibilità gliene hai date.... forse troppe.... e allora arriva la CRISI. Musica deriva dalle Muse, divinità greche un po' stronze, generose con alcuni e completamente avare con altri. Ma è possibile che debba dare così tanto per ottenere così poco? quasi niente! Intendiamoci non ne faccio una questione di successo, quello obbedisce a regole che hanno più a che fare con il mercato che con il talento e la passione. E poi so che ha colpito anche molti dei miei miti. Basta io smetto! Vendo tutto e smetto! C'è davvero bisogno di tutta questa gente che suona? Quante cose sarebbe stato meglio non suonare?! quanta gente non avrebbe proprio dovuto cominciare?! bisogna sottrarre non aggiungere. Il sassofonista carismatico mi diceva: bisogna suonare solo le note strettamente necessarie, quelle che non ne puoi farne a meno (per lui talvolta erano tantissime). Monk la lezione l'ha data ed io quasi quasi la accetto, sto zitto, spengo, schiaccio off, mi sottraggo alle grinfie di questa frigida Musa. Presa la decisione il più è fatto, non vendo ancora niente perché non si sa mai...... Non suono più, anzi mi da fastidio persino sentirla la musica, voglio il silenzio, ascolto quello, ipotizzo che sia quello che Thelonious Sphere Monk in persona abbia lasciato apposta per me, sto ascoltando quello, sto suonando proprio il suo silenzio. E non è la mancanza di suono che si ha di notte o in una fabbrica abbandonata, è un silenzio presente, quello di chi legge, di chi cuce con cura sotto una lampada o si prepara a cucinare per chi si vuole bene, quello di una mamma che ammira per la prima volta l'azzurro del grembiulino sul proprio figlio. Quelli in cui siamo maestri però sono quelli inaspettati, accade raramente ma accade che in posti affollati per alcuni brevissimi istanti quasi in contro tempo ci sia quel sedicesimo in cui tutto tace, e a me vengo i brividi.
Guardo la gran parte dei miei amici musicisti come se fossero dei poveracci, con le loro magliettine con altri musicisti sopra. Cancello Accordo tra i link preferiti. Vedo tante energie, aspettative, note e sforzi buttati. Gli imperativi categorici: devi essere bravo! Devi migliorare! Studia! Di più! Facce serissime a parlare di misure e mezzi toni come se si parlasse di interventi a cuore aperto. Mi irritava persino l'amaro Montenegro che prima serviva per salvare la vita al cavallo con l'idrovolante ed ora lo usavano per trainare sti 4 disperati con gli strumenti che si son persi con una chiatta in mezzo al mare.........Ma Facciamoli Morire! Talvolta prendevo lo strumento che amo di più http://chitarra.accordo.it/article.do?id=21544 e mi sforzavo di suonare finché la mia mente partorì questo pensiero: tra tutte le attività in cui un uomo può cimentarsi: mangiare, dormire, leggere, grattarsi; questa di suonare mi sembra proprio la più inutile............. Passo un anno con le braccia conserte, voglio proprio vedere se sta stronza di musa se ne accorge. Un amico batterista mi invita a farci una suonata in duo, io rifiuto, lui pieno di entusiasmo: dai facciamo come i Bud Spencer Blues Explosion, su facciamo come i Dolcetti, chitarra e batteria. Vado al centro sociale dove aveva la sala prove, la serata mi annoia, mi viene mal di testa quasi subito però in un angolo buttato per terra, sporco di deiezioni canine di punkabbestia c'è un basso zerosette scala corta, domando al proprietario se posso prenderlo, più per salvarlo che per suonarlo. Lo riporto a nuovo, ci metto delle corde lisce e comincio a suonare..........mi viene facile......facilissimo......divertente......molto divertente. Mi registro e mi pare proprio bello quello che viene fuori, provo a mettere anche due effetti di quelli del Mac che hai sempre odiato, certo per uno “che solo valvole” e “il suono è nelle mani” si apre un mondo, spippolo con l'entusiasmo del dilettante, tanto mica devo fare sul serio come prima, qui si tratta di giocare, in inglese si dice anche allo stesso modo...... Per la gioia di mia moglie la mia Gas (guitar acquisition syndrome) raddoppia anzi triplica. Scambio la 175 con un Jazz Bass e continuo a smanettare. Monk continua a farmi compagnia sia nel silenzio che quando appoggiava le sue mani storte sul pianoforte. Alle domande sul mio talento non ho ancora dato una risposta univoca, ci sono giorni in cui mi sento veramente bravo e altri decisamente scarso ma ho capito che se ci si dimentica del lato leggero delle cose tutto può affondare.
P.s. Per entrambi i pezzi ho usato, Logic, Guitar Rig, Amplitube, un Jazz Bass del 1978, un Swr Redhead, una Stratocaster del 1974 ed una Les Paul del 1992, un amplificatore single-handed fatto a mano, una 2x12 Blackshark in iroko con due celestion blue alnico, un Fulltone Clyde Standard ed un TS808