Chi scrive ha subito indossato i cornetti e imbracciato la sua SG ebbro di gioia. Non lo nego, sono di parte. Anche così non fosse e, per un istante, fingessi di non essere particolarmente interessato agli australiani veterani del rock, una riflessione su cosa voglia dire essere rock star la farei. Questi signori hanno un’età alla quale solitamente non si calca più il palcoscenico, o per lo meno, non lo si calca più come una volta. Avete presente il live dei Metallica a Seattle nel tour Ride The Lightning? Paragoniamolo a un live recente: palcoscenico imponente, suoni decisamnete più puliti e intelligibili, spettacoli pirotecnici, ma non c’è più quella rabbia grezza e ignorante che c’era una volta. "Ll vizio di uccidere" di Morricone apre ancora lo show, ma quelli che suonano sono ormai ricchi, distinti e sereni signori che poco hanno a che vedere con i giovani ignorantissimi e incazzati four horseman. Quando sei miliardario, hai una bella famiglia, hai messo da parte le cattive abitudini e vivi con un lavoro che ami e costituisce la tua passione, come fai a essere arrabbiato col mondo? È normale. È una bella fortuna. Lo spirito dell’heavy però non ce l’ha fatta ed è rimasto relegato a un passato che ormai resta inciso su album meravigliosi e su nastri di concerti da pelle d'oca. Quanto sopra, lo dico da grandissimo fan dei Metallica e penso che il nuovo album non sia per niente male, mi ricorda tanto And justice for all non solo per il colore della copertina.
Tutte queste considerazioni però valgono zero quando ti ritrovi a leggere il trafiletto di una notizia come quella annunciata all’inizio dell’articolo.

Vieni da una carriera fantastica, iniziata nel 1973 e che raggiunge uno dei picchi più importanti nel 1980. Passi per la tragica morte di un frontman capace di tenere il palco come pochi, cambi di lineup in continuazione, vari problemi di alcool, ma la cosa non ti ferma: continui a incidere dischi fantasticamente rock, con la stessa grinta dei primissimi album. I maligni vociferano che i tuoi album sono tutti uguali, forse avranno ragione, ma per molte rock star questa critica sarebbe un complimento. Album tutti uguali, tutti che spaccano di rock n roll, baby.

Dopo tutto questo, nel 2008 esci con un nuovo album, nuovo tour mondiale così clamorosamente di successo che raddoppi e fai il giro del mondo un’altra volta. Non sarebbe un ottimo modo di chiudere la propria carriera? 1973-2010, quasi trent’anni di clamoroso successo e un ultimo album col botto. Poi succede che una delle colonne del gruppo, autore nell’ombra dei riff più apprezzati del repertorio della band, si ammala gravemente. Era destino, forse un segno del fatto che sia giunto il momento di appendere la chitarra al chiodo e godersi la pensione.
No, questo gli AC/DC lo lasciano fare agli altri, ai "molli", a quelle star che più che stelle sono state meteore al loro confronto, e sebbene il loro curriculum sia già abbastanza corposo si mettono ancora una volta in gioco. Ancora un nuovo album, ancora un nuovo tour. Gli altri che stiano a guardare, che rosichino (dai Eddie, non te la prendere se i nuovi Van Halen hanno lasciato per di più indifferenti), loro ancora una volta attaccano il jack e tolgono lo stand by.

Il momento giusto per andare in pensione? Quando saremmo costretti in un "cappotto di legno". Ora silenzio, suonano loro: Let there be rock!