di redazione [user #116] - pubblicato il 01 dicembre 2014 ore 11:30
Andrea Martongelli è un metallaro vero. Con tenacia, coerenza e tanto duro lavoro si sta costruendo credibilità e fama a livello internazionale. Ha appena realizzato il suo disco solista "Spiral Motion" e seguirà Marty Friedman in tour tra Italia e Francia per promuoverlo.
Andrea Martongelli è un metallaro vero. Con tenacia, coerenza e tanto duro lavoro si sta costruendo credibilità e fama a livello internazionale. Ha appena realizzato il suo disco solista "Spiral Motion" e seguirà Marty Friedman in tour tra Italia e Francia per promuoverlo.
Abbiamo incontrato Andrea alla vigilia della prima data del tour per farci raccontare com'è nata questa collaborazione, anticipare cosa suonerà e curiosare tra la sua strumentazione.
Torneremo presto a parlare del suo disco, magari coinvolgendo direttamente Andrea - chitarra alla mano - per farci insegnare qualche lick.
Come sei finito in tour con Marty Friedman?
Tutto è nato qualche mese fa, quando incontrai il tour manager italiano di Marty in occasione di un concerto dei mitici Aristocrats di Guthrie Govan, chitarrista che stimo moltissimo e con cui ho avuto l'onore di suonare recentemente presso MMI Bologna / Color Me. Non troppo tempo fa avevo già avuto occasione di suonare con Marty Friedman: ci eravamo trovati super bene, sia come persone che musicalmente. Così, naturalmente, si è pensato che sarebbe stato fantastico ripetere la cosa, questa volta attraverso tutto il territorio Italiano e in Francia. Ed eccoci qui: ready to rock, come sempre!
Immagino che per te, metallaro doc, Friedman sia un'icona non da poco...
Lo è eccome visto che ne possiedo l'intera discografia originale e qualsiasi disco in cui lui sia apparso anche solo come special guest. Dai Cacophony, Hawaii, Megadeth fino a tutta la sua discografia da solista. Posso dire che lui sia stata una delle mie principali influenze musicali, assieme a Malmsteen, Tony Iommi, Gary Moore, Brian May, Van Halen, Jason Becker, Randy Rhoads, George Lynch... influenze che mi hanno portato a essere il musicista che sono. Verso l'inizio degli anni '90 il metal stava diventando troppo pieno di cliché: Marty Friedman ha saputo dare a questo genere una svolta musicale ricca di contaminazioni provenienti dalla musica orientale e ha rotto le regole, introducendo fraseggi molto istintivi, inusuali, meno lineari e ricchi di cromatismi. Uno stile non replicabile, davvero inimitabile.
Hai collaborato e affiancato dal vivo tanti grandi artisti. Qual'è la cosa più preziosa che ti hanno trasmesso queste esperienze? Sì, durante la mia carriera ho avuto l'onore di condividere il palco con un sacco di artisti che adoro. Questo sia come solista, in occasione di guitar clinic, che con la mia band Arthemis in giro per il mondo a festival come Wacken Open Air, Gods Of Metal, Download UK, Bloodstock ecc... Penso a Paul Gilbert, Michael Angelo Batio, Kiko Loureiro, Steve Vai, Frank Gambale, Gus G di Ozzy Osbourne, Andy Timmons, Ola Englund....e la lista andrebbe avanti e non si ferma! Si imparano e condividono un sempre un sacco di esperienze, talvolta comuni, visto che nel music business di solito si ha a che fare sempre con le stesse persone e si raccontano sempre un sacco di cose pazze avvenute nei vari backstage! Ma, più di tutto, questi confronti aiutano a consolidare la convinzione di credere nella propria musica, di essere determinati, coraggiosi e affamati di nuove esperienze. Non bisogna lamentarsi, si deve cercare di costruire una carriera veramente solida che permetta di vivere con la musica che ci piace suonare e non con quella che "impongono" di suonare. Bisogna stare sempre a testa alta. Ecco, queste sono le cose a cui la cosa a cui penso ogni volta che mi sveglio al mattino, quando sto per avvicinarmi alla mia chitarra. Capisco, ogni giorno che passa, che ho fatto la scelta giusta.
Anticipaci la tua scaletta ... Suonerò diverse canzoni tratte dal mio nuovo album solista "Spiral Motion", che potete trovare su Amazon, iTunes, e come cd fisico a questo link. E’ un disco di cui vado molto fiero e sono contento sia stato accolto cosí bene dal pubblico. Inoltre, in chiusura del mio set di apertura, suonerò “Vortex” brano dei miei Arthemis. Lo propongo sempre alle clinic, riarrangiato in una versione strumentale: così, per qualche minuto, mi sento ancora piú a casa, nella mia dimensione preferita: con la band!
Con che strumentazione affronterai questo tour?
Utilizzerò un set molto basic: semplice ma davvero efficace per situazioni come queste. Un set che anche se ridotto non mi farà rinunciare al mio tipico sound in your face! La chitarra è la mia signature Dean Cadillac Screaming Ninja con pickups EMG 81-85 e corde Elixir. Entrerò in una pedaliera Zoom G5 che permette di ottenere infinite soluzioni sonore e aggiungere effetti d'ambiente stupendi alle mie canzoni. Quindi, un incredibile whammy DT, un Morley wah-pedal e, infine, la mia fedelissima testata valvolare Randall Diavlo RD-45...cosí piccola e cosí mastodontica allo stesso tempo! E’ un elemento fondamentale per il mio sound.
Suonare in apertura a Marty Friedman, di fronte a un'audience prevalentemente chitarristica non è da poco. Come ti riscaldi e prepari? Come gestisci la tensione - se ce n'è - e mantieni la concentrazione?
Solitamente non mi scaldo molto a dire il vero. Merito anche del fatto che sono avvantaggiato suonando tutto il giorno, tutti i giorni! A volte non c'è proprio tempo di scaldarsi: si arriva…line-check… e via, inizia il concerto. Quando invece è possibile preferisco prendermi 15 minuti di riscaldamento a chitarra spenta, allineando tutto nel cervello e trasferendolo alle dita.
Fortunatamente non ho mai avuto problemi di tensione pre-concerto. Una cosa importante, secondo me è - anche in situazioni movimentate e affrettate – riuscire a mantenere veramente la concentrazione , focalizzandosi a fondo sullo strumento. Solo così poi, potrai lasciarti andare ancor di piú sul palco, quando hai la gente davanti e puoi divertirti sul serio. Il tutto ovviamente richiede una buona preparazione pre-tour .