di dadoneri [user #37987] - pubblicato il 02 marzo 2015 ore 15:00
Basso. Lavoriamo su un metodo efficace e solido per colorare i nostri accompagnamenti con fill e fraseggi. Sarà necessario espandere tanto la conoscenza della tastiera (box, rivolti, diteggiature) che i nostri ascolti musicali.
Basso. Lavoriamo su un metodo efficace e solido per colorare i nostri accompagnamenti con fill e fraseggi. Sarà necessario espandere tanto la conoscenza della tastiera (box, rivolti, diteggiature) che i nostri ascolti musicali.
Continuiamo a costruire una conoscenza approfondita della tastiera del basso e per farlo proseguiamo nello studio degli arpeggi di settima.
L’approccio più diffuso nello studio degli arpeggi e dei loro rivolti, prevedere che li si impari in una posizione per ogni grado: quindi, nel caso di un arpeggio a quattro voci come quello di dominante (1, 3, 5, b7) si avranno quattro diteggiature: una partendo dal primo grado, una dalla terza maggiore, una dalla quinta giusta e una dalla settima minore.
Questo sistema però, genere un problema: se durante un’esecuzione vogliamo fare un fill o un fraseggio su un determinato rivolto, saremo vincolati all’utilizzo esclusivo delle quattro posizioni che conosciamo. Questo non gioverà alla fluidità del suonato perché̀ saremo sempre obbligati a spostare le mani su quelle sole quattro diteggiature che conosciamo, alla ricerca delle nostre posizioni di sicurezza, della nostra comfort zone.
Questo è un problema che generalmente non affiora in momenti nei quali c’è tutto il tempo per visualizzare con calma qualsiasi posizione, quindi mentre studiamo o suoniamo da soli a casa. Ma è un limite che può, invece, letteralmente inchiodarci in situazioni più impegnative, dove c’è meno tempo e relax: sul palco, a prove e in studio di registrazione.
Questa conoscenza limitata degli arpeggi ci costringerà a movimenti e salti continui della mano attraverso la tastiera che frammenteranno la continuità ed eleganza dell’esecuzione.
La soluzione è ovvia, anche se laboriosa. Sarà necessario estendere la conoscenza degli arpeggi di settima riuscendo a suonare ognuna delle quattro posizioni derivanti da ogni grado, in tre maniere: partendo dall’indice, da medio o anulare e infine da mignolo.
In pratica triplicheremo le posizioni e le diteggiature in gioco e si arriverà a una conoscenza e una visualizzazione degli arpeggi capillare ed estesa a tutta la tastiera.
Questo ci permetterà di essere molto più veloci nel prendere qualsiasi rivolto mentre stiamo suonando, senza vincoli di posizione e box.
Il primo esercizio propone un metodo per esercitarsi nel memorizzare e poi ritrovare velocemente tutte e dodici le posizioni.
Ora, con il prossimo esercizio, lavoreremo per calare e testare queste posizioni in un campo reale, inserendole all’interno di un vero e proprio groove di basso.
Ci serviremo delle dodici posizioni dello stesso arpeggio di C7 per creare fill con sicurezza, senza perdersi per il manico, senza soffermarsi su note non desiderate e – soprattutto - senza il rischio di riproporre sempre il solito pattern imparato a memoria!
Nella trascrizione troverete evidenziati i rivolti intorno ai quali sono costruiti i fill.
Sulla quarta battuta troviamo l’arpeggio nella forma di rivolto che parte dal quinto grado con l’indice; sull’ottava battuta ci sono due posizioni che si intersecano: c’è il rivolto che parte sempre dal quinto grado (stavolta preso però con l’anulare) e quello che parte dal terzo grado in maniera discendente finendo sul mignolo; sulla dodicesima battuta partiamo invece quello che parte dal settimo grado con l’indice; infine, sulla sedicesima, ecco un fill costruito sul rivolto che parte dal terzo grado con l’anulare.
Importante osservare l’utilizzo della terza minore, il Eb, che fa capolino in molti passaggi. Questa funziona da blue note, e nel passaggio tra terza e terza minore crea quella caratterizzante sonorità bluesy, capace di strizzare l’occhio anche al funk.
A questo punto dello studio, puntualmente gli allievi mi chiedono come creare fill come questi; da dove prendere spunto per pensarli, per inventarli.
La risposta è sempre la stessa: dall’ascolto e dell’analisi di tantissima musica!
Per spronare a questo tipo di studio e ricerca negli ascolti, nell'esercizio ho inserito quatto fill stilisticamente diversi tra loro, con quattro evidenti influenze musicali. Il primo è un fraseggio preso dai fiati di James Brown e della Motown in generale. Il secondo fill richiama il blues ma anche il rock dei Led Zeppelin e dei fraseggi di Jimmi Page. Il terzo esempio è di estrazione molto più recente: “Uptown funk” di Bruno Mars. L’ultimo fill è di derivazione be-bop: si ispira alla musica di Charlie Parker e al modo di interpretarla di Pastorius.
In definitiva, per creare dei fill e dei fraseggi di basso fluidi e musicali è necessaria un’ ottima conoscenza del manico. E questa si acquisisce nel tempo, con tanto studio: non ci sono scorciatoie! Allo stesso tempo, questa conoscenza è vana se non è affiancata da un ampio ascolto musicale, integrato dalle trascrizioni e dall'analisi dei passaggi che ci conquistano, quale che sia lo strumento che li esegue!
Buono studio a tutti. Practice, practice, practice!