di MikeBlues [user #43230] - pubblicato il 28 aprile 2015 ore 17:00
Anche se il suono nasce nella testa e nelle mani, non si può non restare affascinati dalla strumentazione che un idolo del texas blues come Stevie Ray Vaughan ha scelto e collezionato negli anni, notando che forse alcuni segreti del suo tono erano anche in certi punti fermi dei suoi rig.
Ammettetelo, almeno una volta nella vostra vita avete tentato di riprodurre quel suono cattivo e profondo che Stevie Ray Vaughan eseguiva con molta naturalezza.
La chitarra più famosa di Stevie Ray era una Stratocaster del 1959 sunburst a tre toni alla quale in seguito fu montato un manico di pau ferro del '62 molto più resistente del calssico palissandro e più ampio a casusa delle grandi mani di Stevie e del grande spessore delle corde utilizzate, molto probabilmente .013. Inoltre, il battipenna originariamente bianco fu cambiato con un nero accompagnato dalle immancabili iniziali SRV, il ponte fu sostituito con uno per mancini attorno alla metà degli anni '70 per emulare Otis Rush. Negli anni novanta il manico della "First Wife" (nome più volte adottato da Vaughan per indicare la sua chitarra) subì un duro colpo sul palcoscenico così il liutaio/amico Martinez lo sostituì con un Fender del 1963.
A seguito della sua morte, la chitarra fu riconscegnata al fratello Jimmie con il vecchio manico.
Un'altra chitarra che ha caratterizzato l'arsenale di Vaughan fu quella costruita per lui dal liutaio Hamilton con un flame top in stile Stratocaster "Main".
Gli fu ragalata alla metà degli anni '80 da Gibbons, i pickup attivi di serie furono cambiati da Martinez a seguito di un contatto con l'acqua in una ripresa.
Tale chitarra è per esempio osservabile nel video di "Cold Shot".
Altre sono le chitarre che Vaughan utilizzerà, come "Lenny", che gli fu regalata dalla moglie. La famosa canzone e la chitarra portano il suo nome.
È una stratocaster colore natural originariamente sunburst alla quale fu cambiato il manico come da prassi con uno più spesso sempre per il problema della grandezza delle mani. Ovviamente, sul battipenna bianco non potevano mancare le sue iniziali.
Apparterà a Vaughan anche "Red", una Stratocaster del '62 alla quale come al solito fu cambiato il manico, questa volta uno per mancini del '64. Originariamente sunburst, Stevie si rivolse a Fender per farla verniciare di un colore Fiesta Red.
L'ultima della collezione è "Charley", una imitazione di una Stratocaster costruita per SRV dal suo amico Charley Wirz attorno ai primi anni '80. Era una silmil-Strat bianca con tre lipstick (Danelectro) e sul retro una donna hawaiana.
Una chitarra meno conosciuta è "Yellow", rubatagli alla metà degli anni '80.
La parte caratterizzante del suono di SRV è il tono profondo e grosso, e buona parte del risultato va ricercata anche nel comparto amplificazione. Ovviamente a facilitare l'uscita dei bassi e medi il sigolo cono da 12'' non sarebbe bastato, così Stevie utilizzò principalmente una coppia di Fender Vibroreverb da 15".
Il suono di Stevie Ray era molto complesso, dovuto al funzionamento di numerosi amplificatori in parallelo gestiti da un loop selector MXR.
Tra le mani del bluesman passarono numerosi amplificatori Fender, come dei Super Reverb degli anni '60 a volte equipaggiati da una testata Dumble Steel String Singer.
Vaughan, per un certo periodo, si avvicinò al mondo Marshall utilizzato una testata JMC 800 DA 100/200 Watt e un combo Marshall Club & Country 4140 equipaggiato da coni JBL.
Inoltre in studio non mancavano i classici Fender Twin del '62, Bassman del '59, Magnatone e Harvard.
La catena effetti del grande Stevie era molto semplice, costituita da due TS9 in serie di cui uno utilizzato con il Drive al minimo e il Volume al massimo come booster e l'altro come overdrive.
Vaughan utilizzava un wah wah Vox V846, un Univibe e si presume anche un Fuzz Face Dallas Arbiter, più un loop selector MXR.