di redazione [user #116] - pubblicato il 20 luglio 2015 ore 15:45
Cesareo continua a parlarci di quanto sia decisivo – ma anche molto difficile - suonare in una band, tappa fondamentale per la propria formazione musicale.
Oggi, sotto i riflettori, il delicato lavoro di far convivere in maniera efficace due chitarre in una band. Ancora una volta, affiorerà l’importanza di saper costruire parti che assecondino e valorizzino l’arrangiamento, prima che il proprio ego.
In uno dei precedenti appuntamenti, Cesareo spiegava come sia importante incastrare il suono e il suonato della chitarra all’interno dell’arrangiamento di un brano. Per farlo, la prima cosa necessaria da fare è preoccuparsi che non ci siano parti che sconfinino in maniera invasiva nell’operato di altri strumenti. Due esempi su tutti: suonati sulle corde basse della chitarra che non si incastrano o ingolfano il lavoro di cassa o basso; note acute – siano melodie o note al canto di un voicing o di un arpeggio – che cozzano con la voce o parti analoghe suonate da tastiere o fiati.
Ma particolarmente delicato può essere anche, far convivere due chitarre in una band; il risultato può essere entusiasmante a patto, però, di riuscire a orchestrare in maniera armoniosa i due strumenti. Non esistono ricette sicure e non si tratta solamente di gestire le personalità, spesso ingombranti, di due chitarristi che in una stessa band sembrano due galli in un pollaio. Per esempio, suonare la stessa cosa e lasciare a entrambi gli stessi spazi potrebbe essere una buona maniera per abbassare l’interesse generale sul lavoro delle chitarre; si maschererebbero confondendosi a vicenda e – senza aggiungere nulla all’arrangiamento – potrebbero solo complicare le cose con eventuali sfasature date da mancanza di coordinazione.
Ma, alla stessa maniera, suonare la stessa cosa doppiandosi, potrebbe essere la chiave per creare un sound gigante, monolitico e avvolgente, a patto però di essere davvero incollati e cavalcare un timing e un’intenzione affini.
Il risultato è garantito quando i due chitarristi con sensibilità e attenzione, costruiscono invece riff molto diversi ma capaci di essere complementari e di incastrarsi l’uno con l’altro. Rolling Stones e ACD/DC sono band che, proprio negli incastri ritmici del lavoro delle chitarre, hanno trovato la peculiarità del loro sound.
C’è anche un’altra opzione, quella dove una delle due chitarre è protagonista assoluta. Se pensiamo a band di gente come Santana o Steve Vai è chiaro che il lavoro della seconda chitarra dovrà totalmente essere asservito e funzionale al lavoro della prima, lasciandogli spazi e libertà totali e limitandosi a sostenere e appoggiare la protagonista nei momenti in cui lo necessita.