di redazione [user #116] - pubblicato il 30 settembre 2015 ore 16:00
Abbiamo chiesto a Federico Poggipollini di raccontarci, Stratocaster alla mano, la sua musica e il suo chitarrismo. Ne è uscita una ricca e gustosa serie di pillole che spaziano tra esercizi, approcci all'arrangiamento, frammenti del suo disco "Nero", riff di Ligabue e chicche di chitarra ritmica.
Il tutto, e non guasta, condito con suoni di chitarra da capogiro.
Siamo partiti facendoci mostrare da Federico come si scalda prima di un concerto.
Una routine di studi ed esercizi spendibile anche come warm up quotidiano, da eseguire in apertura di una sessione di registrazione, studio o prove.
Il riscaldamento si apre con una serie di esercizi costruiti su sequenze semi cromatiche. La prima è una classica successione da suonare in pennata alternata, che si sviluppa uguale su ogni corda. Da notare l’accattivante utilizzo di un pronunciato delay, settato molto stretto, tipo slap. Oltre a vivacizzare con un divertente sapore rockabilly una successione di note altrimenti abbastanza insipida, il delay incentiva a mantenere una maggiore uniformità nella pronuncia delle note e una migliore scansione ritmica.
Segue un altro esercizio semi cromatico, perfetto per la coordinazione tra destra e sinistra e che continua a far lavorare la pennata alternata. In questo caso, la sequenza vista nel precedente esempio è frammentata con salti di corda.
Es. 1)
Si lavora anche su tocco e la dinamica: se l’esercizio appena suonato era eseguito in palm muting, nella fase discendente viene riproposto lasciando risuonare le note libere.
L’ultima nota dell’esercizio, il A# suonato al 6° tasto sulla corda di E basso, viene usata come sensibile per scivolare sul B al settimo tasto e risolvere su un accordo di Bm7. Un altro piccolo espediente per rendere più musicale e gradevole un semplice esercizio meccanico.
Es. 2)
Terminata la serie di riscaldamenti cromatici, ci si sposta su materiale più musicale e diatonico.
Il primo esercizio isola una sezione di scala di C maggiore e ritaglia al suo interno le prime cinque quadriadi derivanti dalla relativa armonizzazione: Cmaj7, Dm7, Em7, Fmaj7 e G7. L’andamento dell’esercizio è pensato in due quarti: sul primo movimento, suoniamo in maniera ascendente la quadriade; sul secondo, quello discendente, la scala. Il lavoro della destra che plettra è molto impegnativo perché la mano è costretta a continui salti di corda e variazioni nel numero delle note suonate su ogni corda.
Es. 3)
Ancora quadriadi, questa volta suonate in loop e su un disegno ritmico in sestine di sedicesimi. Siamo in A maggiore e stiamo suonando gli arpeggi costruiti sul 2° e 4° della tonalità, il Bm7 e il C#m7.
Con questo esercizio iniziamo a far lavorare anche la mano sinistra visto che solo la prima di ciascuna delle due note suonate su ogni corda è plettrata: l'altra è eseguita in legato.
Es. 4)
Ci si sposta sulle scale. L’esercizio suonato però è ben più complesso di un semplice avanti e indietro. L’esecuzione della scala è articolata in due maniere: nella fase ascendente è snocciolata come un arpeggio, mettendo in gioco tutti i gradi del modo. Saliamo infatti con la scala di C maggiore (C, D, E, F, G, A, B) frammentata come un arpeggio di Cmaj13 (C, E, G, B, D, F, A) e risaliamo con l’esecuzione lineare della scala. In partitura abbiamo evidenziato tutti i gradi dell’arpeggio di Cmaj13 e segnato tra parentesi il G, preso all’ottavo tasto della corda di B che rompe la continuità dell’arpeggio ma agevola la fluidità esecutiva del passaggio.
Attenzione anche alla pronuncia ritmica dell’esercizio: quando la melodia passa dall’arpeggio alla scala acceleriamo da quartine di sedicesimi a sestine.
Es. 5)
Non potevano mancare un paio di passaggi sulla scala pentatonica.
La prima è una semplice pentatonica di Em suonata al 12° tasto. C'è una particolarità di rilievo nel finale: per non rompere la fluidità dell’esecuzione, anziché prendere lo scomodo passaggio tra b3 G e fondamentale E, sulla corda di E basso, la b3 G è raggiunta con uno slide sulla sottostante corda di A.
Es. 6)
L’ultimo esercizio è un pattern che si snoda attraverso la stessa pentatonica di Em: un classico incedere pentatonico, riconoscibile in centinaia di grandi assolo: dai Kiss, a Hendrix passando per i Led Zeppelin.
Es. 7)
Questa sessione di esercizi è semplice ma vivace e ben organizzata e strutturata. Dedicando uno o minuti a esercizio, in meno di un quarto d'ora, avremo sciolto la mano che plettra, scaldato la coordinazione tra destra e sinistra, e spaziato tra sonorità e gestualità cromatiche, diatoniche e pentatoniche. Il tutto - cosa più importante - variando in continuazione così da non annoiarsi.