di redazione [user #116] - pubblicato il 03 novembre 2015 ore 15:00
Federico Poggipollini ci insegna a suonare le chitarre de "Il muro del suono" di Ligabue.
E ci mostra, chitarra alla mano, come lavora per costruire un riff o un arpeggio caratterizzante partendo da una semplice progressione di accordi.
In una recente intervista, Federico Poggipollini ci parlava del suo essere un chitarrista da band, un musicista che vive prima di tutto l’esigenza di suonare qualcosa di idoneo all’arrangiamento di un brano, senza alcuna urgenza che questo sia qualcosa di particolarmente difficile o gratificante per l'ego chitarristico.
“La mia visione musicale è spesso essenziale e non necessariamente così chitarristica. Di fronte a una canzone mi metto proprio totalmente a servizio del pezzo. Lo faccio da sempre, perché ho iniziato da ragazzino con la band, lavorando sui pezzi, componendoli. È il mio modo di vivere la musica. Sono una persona egocentrica ma di fronte a un brano, con grande umiltà mi metto totalmente al suo servizio. Ho i brividi e mi emoziono quando trovo che la mia parte è quella giusta all’interno della canzone. Attraverso il mio gusto e la mia cultura musicale, mi viene molto facile trovare quale parte possa funzionare in un brano. Questa, probabilmente e in qualche modo, è la mia fonte di talento.”
E così, quando ci siamo trovati faccia a faccia in studio con Federico, gli abbiamo chiesto di suonarci qualche esempio di arrangiamento chitarristico: di farci vedere come da una semplice progressione di accordi esca la scrittura di un riff o di un arpeggio caratterizzante.
Federico è partito suonando una progressione di tre accordi: E, C#m e D.
I tre accordi tradiscono una tonalità di A maggiore di cui sono rispettivamente V, III e IV grado.
L’arrangiamento elaborato, per prima cosa arricchisce ciascuno dei tre accordi con la settima. Questi ora diventano: E7 (E, G#, B, D), C#m7 (C#, E, G#, B) e D7 (D, F#, A, C). E' molto importante osservare che rispettando la tonalità di A maggiore, il D avrebbe dovuto essere un Dmaj7 (D, F#, A, C#). Sostituendolo invece con il D7, un accordo di dominante, la progressione acquista un piglio più sbarazzino e bluesy.
Gli accordi poi non vengono più sgranati per intero con il plettro, ma sono frammentati in un disegno ritmico/melodico a plettro e dita. Altra nota estranea alla tonalità - e che spezia in maniera efficace la progressione - è il Bb che fa capolino sul quarto movimento della seconda battuta.
Quindi Federico propone un'altro arrangiamento elaborato da lui, presente su un brano di Luciano Ligabue, “Il muro del suono” dal recente album Mondovisione.
Si parte da una semplice progressioni di tre accordi, suonata con intenzione ritmica grintosa, che ricorda i Clash più danzarecci di Combat Rock.
La prima idea di arrangiamento, pensata inizialmente come assolo della canzone, era sottolineare i tre accordi del giro con degli arpeggi relativi: un semplice Gm (Gm Bb, D) sul Gm, un Fsus2 (F, G, C) sul F/G e un altro Csus2 (C, D, G) sul C maggiore.
Ecco l’assolo strutturato sui tre arpeggi.
Quindi, la parte è sviluppata in maniera più estesa; si articola sull’ottava bassa ed è arricchita e farcita con slide, corde a vuoto, bending e una svisata su un arpeggio di Gm7/add4 che abbiamo evidenziato in partitura.
Scorri per seguire la partitura completa.
Un dettaglio esecutivo importante: le corde sono fatte risuonare il più possibile e quindi colpite in maniera energica con il plettro, senza alcun lavoro di palm muting della destra. Il che - a volumi alti e con un suono carico come quello usato nella parte - richiede una certa perizia per mantenere
tutto ritmicamente intellegibile, definito e non troppo sporco.