Matt Shofield: non si deve avere paura delle chitarra
di redazione [user #116] - pubblicato il 03 gennaio 2016 ore 12:30
A volte si è così preoccupati di trovare una giustificazione teorica a quello che suoniamo da precludersi la possibilità di far crescere il proprio fraseggio in maniera più fantasiosa, unica. Bisognerebbe sperimentare anche con quelle note che escono accidentalmente e che ci piacciono e funzionano. Note che magari ancora non sappiamo inquadrare sul pentagramma o sulla tastiera.
Matt Shofield è uno dei più brillanti chitarristi blues in circolazione.
Senza rinunciare al tocco, al suono e alla pronuncia di un musicista della vecchia scuola, - elementi imprescindibili per gli appassionati del genere – Shofield ha colorato il suo blues con una certa indispensabile modernità: tanto nella proiezione e pulizia tecnica del fraseggio che nella varietà armonica di colori .
Quello che ci ha letteralmente entusiasmato è stato l’approccio all’apprendimento e allo studio del blues che Shofield ha raccomandato: per lui l’ascolto è uno degli aspetti più importanti: il proprio stile nascerà dal tentativo di far uscire dalla nostra testa la musica che abbiamo immagazzinato, sintetizzandola sulla chitarra attraverso la nostra sensibilità. Questa sembra essere la chiave anche per arricchire il fraseggio pentatonico con note extra; per Shoefield non serve impazzire sulle scale, sui modi, approccio che lui, tra l'altro, detesta. Il fraseggio solista nasce piuttosto da una buona conoscenza degli accordi e dalla capacità di sviluppare le loro sonorità in maniera melodica. E nasce soprattutto, dal piacere di giocare in maniera disinibita con le note. “Come aggiungere note extra alla scala pentatonica? Semplicemente aggiungendo delle note extra! Non siate spaventati dalla chitarra. La cosa peggiore che può succedere è che infilate una nota sbagliata. Non muore nessuno!”