di redazione [user #116] - pubblicato il 15 febbraio 2016 ore 17:30
Non solo una lezione di tecnica ma anche di storia della chitarra Rock. Michael Angelo è stato un vero pioniere dello shred e ci racconta - e insegna - come ha inventato e sviluppato alcuni arpeggi in sweep picking, prima ancora che questa tecnica fosse resa popolare da Frank Gambale. Diteggiature, preziosi suggerimenti per la pulizia esecutiva, idee di pennata.
Quando ho sviluppato lo sweep picking ero così giovane che non avevo mai visto suonare nessuno in quella maniera. Ma nella mia città, eravamo soliti chiamare così quel modo di suonare perché ricordava il movimento che si fa con lo spazzolone quando di spazzano le voglie (To sweep in inglese significa spazzare NDR). Poi, fu con l’avvento di Frank Gambale che lo sweep acquisì così tanta popolarità e tutti iniziarono a chiamarlo in quel modo. Ma io lo scoprii che, per me, era una cosa totalmente inedita. Tutto è partito da ragazzino, quando sentendo un vecchio pezzo degli Animals, “The House of the rising sun” per la prima volta notai questa maniera di arpeggiare gli accordi.
Suonando il pianoforte ero in grado di eseguire gli arpeggi degli accordi, suonandoli avanti e indietro e l’intro di quel pezzo mi fece venire lo spunto per provare a trasferire questo tipo di esecuzione sulla chitarra.
Analizziamo questo primo esperimento per ottenere sulla chitarra il suono fluido, a cascata, degli arpeggi suonati al pianoforte. Si esegue un accordo di Am con il barrè, al 5° tasto e quindi con la fondamentale sulla corda di E. La diteggiatura dell’accordo viene estesa melodicamente prendendo sulle due corde di E, prima il basso e poi il cantino, la b3 C all’8° tasto.
Oltre alla sonorità troppo dolce contestata da Batio, a condizionare in maniera negativa questo tipo di esecuzione è la natura stessa della diteggiatura impiegata: il barrè fa risuonare tutte le corde coinvolte simultaneamente, facendo sì che il suono delle note già eseguite sconfini su quelle che stanno suonando, confondendo l’esecuzione che non riesce a raggiungere una pulizia convincente.
Questa idea non funzionava: suonava troppo mielosa ed era davvero lontana dalla sonorità pianistica che cercavo di riprodurre.
Tornai allora all’idea di partenza, al Am arpeggiato all’inizio di “The House Of….” Così ho elaborando questa forma e il conseguente approccio di pennata.
Ecco l’arpeggio in sweep picking sulla forma dell’accordo di Am suonato in prima posizione, con la fondamentale sulla corda di A eseguita a vuoto. Anche in questo caso, per suonare l’arpeggio a gradi congiunti ed evitare il salto tra fondamentale e quinta giusta, la diteggiatura dell’arpeggio viene estesa melodicamente prendendo la b3 sulla corda di A al 15°. L’arpeggio viene sviluppato su due note per corda anche sul E cantino, dove non si ferma più al 12° tasto ma continua fino al 17° dove il mignolo raggiunge il A.
Ho praticato a lungo questo pattern e il fatto che ora, anche quando lo eseguo a velocità elevate, tutto risulti perfettamente intellegibile è proprio frutto di uno studio accurato, eseguito a velocità metronomi ridotte.
Non smetto mai di raccomandare agli altri chitarristi, di studiare lentamente. Non farlo è garanzia di esecuzione sporche, imprecise. Il problema è la sincronizzazione: la mano sinistra si muove velocemente e la destra fatica a starle dietro, va più piano.
Posso anche decidere di aggiungere un’altra nota e. rispetto a come l’ho suonato prima, eseguire l’arpeggio così.
Eseguito in questa maniera, l’esercizio esemplifica al meglio l’essenza dell’economy picking. Ribattendo l’ultima nota si agevola un flusso di plettrata che permette un unico movimento verso l’alto in tutta la fase discendente dell’arpeggio: dalla quinta al 12° sul E cantino, alla fondamentale allo stesso tasto sulla corda di A.
Bisogna concentrarsi sulla mano destra e sincerarsi che durante il movimento di pennata la mano resti al suo posto e tracci una linea di pennata perpendicolare dall’alto verso il basso, senza disegnare diagonali spostandosi verso la tastiera. Questo movimento, che osservo in tanti chitarristi, crea rumore, sporcizia. Mi ricorda qualcuno che ha perso l'equilibrio e anziché procedere dritto, ondeggia. Per questo suggerisco di perdere l’abitudine, suonando, di guardare esclusivamente la mano sinistra impegnata sul manico. Bisogna guardare anche la mano destra, per sincerarsi che il movimento di plettrata sia corretto. Soprattutto quando si eseguono gli sweep.