di MojoKingBee [user #39456] - pubblicato il 16 marzo 2016 ore 11:00
Il boom della chitarra elettrica in occidente c'è stato mentre l'Europa dell'est veniva isolata dalla Guerra Fredda, ma la febbre del rock n roll è arrivata anche in Unione Sovietica e strumenti molto diversi dai miti americani nascevano nelle fabbriche comuniste.
La storia ci racconta della Guerra Fredda tra i due grandi blocchi che all'epoca si crearono per terminare con la celebre caduta del Muro di Berlino. La Guerra è stata sia politica sia militare, ma anche di costume. O meglio, le politiche dei due blocchi hanno avuto un grosso impatto sulle persone, e ovviamente anche dal punto di vista musicale. E in particolare dal punto di vista chitarristico.
La chitarra elettrica e le sue musiche sono arrivate tardi in URSS (che è l'ultimo dei Paesi comunisti a conoscere le musica occidentale, jazz, blues e rock and roll), visto lo stato di isolamento in cui il soviet supremo aveva deciso di porre i cittadini. La chitarra elettrica non era ritenuta necessaria. Poi ovviamente le cose cambiarono, sia perché gli altri Paesi del blocco sovietico le influenze occidentali le recepivano un po' più facilmente, si perché come cantava Eddy Cochran non c'è cura per il blues estivo (e quindi siamo costretti a suonarlo e ascoltarlo!). Quindi piano piano anche in URSS, dopo che Germania Est, Cecoslovacchia etc avevano iniziato le loro produzioni, viene deciso di realizzare strumenti elettrici.
Diciamolo subito: le produzioni sovietiche sono (a quanto leggo, io non le ho provate) un disastro. Non si è formata una scuola liuteristica, di certo non ci sono scambi culturali con gli USA e quindi si fa quel che si può con quel che si ha. L'URSS è però pieno di ingegneri, e questo fa sì che chitarre insuonabili siano equipaggiate con circuiti all'avanguardia, a volte con effetti cablati. Non c'era il jack di uscita come lo conosciamo noi, ma un attacco a cinque pin. Le chitarre erano prodotte per la gente comune, non esistevano custom shop, lo strumento era accessibile a tutti e uguale per tutti, in puro stile comunista. Certo venivano prodotte diverse versioni e diversi strumenti, ma i livelli rimanevano molto bassi.
Una delle chitarre migliori è la Aelita, prodotta a Rostov.
Secondo il sito specializzato Cheesyguitars.com, per risolvere il problema dei bordi dei tasti taglienti veniva applicato uno strato importante di vernice.
Un'altra chitarra piuttosto diffusa era la Ural (in questo caso il nome è del marchio, che produceva anche l'equivalente -si fa per dire- del Precision Bass). L'Ural 650 era il modello più diffuso nel periodo fine '70 e primi '80. Erano prodotte più di 10mila chitarre all'anno.
Strumento molto pesante, non tiene l'accordatura, e per la leva del vibrato il consiglio è di usarla esclusivamente per il solo finale.
La Tronika è invece la prima chitarra elettrica prodotta in URSS (a partire dal 1969).
Come dicevo, difficilmente la scuola liuteristica sovietica poteva avere a che fare con gli strumenti dell'ovest, al massimo si poteva imparare qualcosa dai Paesi confinanti, che tutto sommato avevano standard migliori (la Musima in DDR faceva strumenti suonabili). La Tronika quindi è risultata uno strumento estremamente pesante, con un manico davvero grosso, "che andava bene per tutto eccetto fare musica", secondo cheesyguitar.com.
La lista è lunga, vi lascio un paio di link per i curiosi che volessero approfondire: il già citato CheesyGuitar e JunkGuitar possono togliervi ogni curiosità. Mi sono limitato alla produzione Urss, ma ovviamente anche gli altri Stati del Blocco Sovietico avevano le loro produzioni (spesso migliori di quelle russe).
Su YouTube trovate qualche video test delle varie chitarre, ne propongo uno a caso.
Per chi si fosse convinto di doverne assolutamente possedere una, su eBay si trovano spesso aste. Da quanto ho visto, la valutazione di questi strumenti è sui 2/300 euro. Fate attenzione che lo strumento sia convertito al classico jack e non abbia ancora l'attacco a cinque pin.
Infine una nota su questo produttore di effetti, ancora attivo: se avete qualche rublo fate un giro qui.