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Chitarristi dal mondo: Koco Dhavale
Chitarristi dal mondo: Koco Dhavale
di [user #28271] - pubblicato il

Durante le mie varie trasferte di lavoro mi son trovato coinvolto nelle più disparate scene internazionali. Nei prossimi mesi condividerò una serie di incontri avuti con personaggi di una certa rilevanza nel loro contesto nazionale, incontri avvenuti a volte in location ad hoc come studi di registrazione o palchi, ma a volte di fronte a un semplice caffè, un piatto tradizionale o magari dopo una jam session estemporanea.
Avere la possibilità di lavorare in giro per il mondo in vari ambiti musicali in qualità di clinician, chitarrista, didatta e tecnico di studio per mix e registrazioni, ha accresciuto la mia voglia di esplorare e vivere in prima persona delle realtà culturali e musicali ben diverse da quelle Europee o Americane "tradizionali".
Vi proporrò il diario di un viaggio musicale principalmente tra Oriente e Sud America con qualche extra; diario che si snoderà attraverso interviste con chitarristi dalle quali evincere un nuovo punto di vista attraverso l' esperienza del singolo.  Alla base, non c'è la volontà di semplificare o codificare una verità assoluta di una certa realtà geografica ma quella di aiutare a capire alcuni meccanismi di un così variegato mondo che è quello musicale, sempre in continuo divenire e mutamento a volte illogico e non pronosticabile.

Chitarristi dal mondo: Koco Dhavale

Incontriamo "Koco" Dhavale, chitarrista e principale songwriter degli Agnee, acclamata band rock indipendente indiana.
Prima di confrontarci con lui, è necessaria una precisazione sulla scena musicale indiana: questa segue di pari passo la prolifica attività di Bollywood, la più grande industria cinematografica mondiale - anche più della stessa Hollywood- con decine di uscite cinematografiche al mese.
Ragion per cui, la maggior parte dei musicisti ambiscono a poter entrare nel giro delle produzioni di Bollywood trasferendosi a Mumbai, suo maggior centro, per riuscire a lavorare in studio per la composizione o registrazione di jingle o colonne sonore: basti pensare che le nuove voci direttamente legate alle colonne sonore riempiono venue da 30-40000 persone in quasi tutte le città indiane.
Per cui, tutto ciò che non "esce" da Bollywood o non è legato alla scena cinematografica è chiamato appunto "indipendente" : purtroppo lo è di nome e di fatto in quanto le record label sono difficilmente interessate a tale scena e in più anche l' ente preposta al controllo e riscossione delle royalties (per farla breve, l' equivalente indiano della nostrana SIAE) funziona male e lavora…peggio.
Da quanto detto, si capisce come la chiave per poter vivere di musica in India (a parte la musica "classica", intesa come la tradizionale con strumenti tradizionali della cultura indiana), sia l' intensa attività live, unica vera fonte di rendita.


Gli Agnee si "piazzano" al primissimo posto in questa categoria indipendente: pur portano avanti il loro discorso rock ormai da qualche decennio, negli ultimi anni hanno riscosso un successo particolare affollando venue con audience tra le 5000 e le 15000 persone per data. Successo che senz’altro ha beneficiato del fatto che il cantante Mohan Kennan e l’intera band collaborino comunque di tanto in tanto con produzioni cinematografiche. 
Koco Dhavale è il chitarrista degli Agnee, unico membro originale, e porta avanti questo progetto dagli anni '90. Il suo è un chitarrismo da band decisamente funzionale al brano e alla ricerca di melodie. Tant’è che dalla sua penna sono uscite alcune delle melodie più cantate dai teenager indiani.

Presentati ai lettori di Accordo...
Vengo da Pune (seconda città della regione del Maharastra di cui Mumbai è la principale, nda) e sono cresciuto ascoltando e suonando ciò che arrivava in qualche modo da noi,: da Pink Floyd a Metallica, passando per Deep Purple e Dire Straits.
Completamente autodidatta, mi sono innamorato dell' approccio solistico e timbrico di Gilmour e Knopfler.
Cerco sempre di trovare una melodia cantabile nelle mie linee: quando ero più giovane cercavo più il virtuosismo ma, ora come ora, è più appagante ricercare una melodia riconoscibile e cantabile.
Mi son trasferito qualche anno fa a Mumbai dato che l' industria è qui: esiste tutta una rete di studi di registrazione, i vari contatti, l' assistenza ed il supporto tecnico. Mumbai è la capitale indiana dell' entertainment.

Chitarristi dal mondo: Koco Dhavale

Ci fai una carrellata sul tuo set up?
Sono stato per anni endorser PRS. Poi mi sono innamorato della Gibson e dei suoi puliti. Ma ormai, da qualche sono tornato al suono Fender per timbro, scalatura e versatilità.
Possiedo varie chitarre ma ora la mia principale è una Strato americana con ponte a sei viti, capotasto in ottone e battipenna in legno, quest' ultimo fatto fare appositamente per me. Trovo che questo accorgimento abbia cambiato notevolmente la timbrica del mio strumento dato che i pick up si trovano ora appesi a un supporto di legno e non più plastico.
L’action è alta e le corde sono 0.11. La configurazione è la classica con Hambucker al ponte e due singoli al manico e in mezzo.

Per quanto riguarda l'amplificazione usi una piccola testata Mesa Mark V. Ci spieghi questa scelta?
Sai, in India non esiste il concetto europeo o americano di touring, con tante date successive ben organizzate in calendario, ne tantomeno spostamenti in tour bus, assolutamente impensabili in un territorio così vasto e dalla viabilità così penalizzante.
Le date sono confermate a volte con preavviso di 10 giorni, si prende sempre un aereo, e per riuscire ad avere sempre il mio suono ho dovuto ricorrere ad attrezzatura facilmente trasportabile in queste condizioni: ho fatto fare un flight case per la mia testatina Mesa -dalle dimensioni decisamente flying friendly- uno per la pedaliera ed uno per le chitarre. Tutto qui.
Stessa cosa per bassista e batterista: nel tech ride richiediamo una back line con le specifiche di batteria, ampli basso e per me una cassa 4 coni Celestion alla quale abbinare la mia testata.
La mia pedaliera,completa di tutti i cavi, è molto semplice: volume, qualche overdrive, un imprescindibile Flashback della TC e Wah Bad Horsie.
In più con lo switch della testata riesco ad avere puliti e crunch e ad attivare o disattivare l' EQ della testata; questo è settato su un picco dei medi e lo utilizzo per alcuni assolo.
Questo è lo stesso set up che utlilizzo in studio per registrare assicurandomi gli stessi suoni ogni volta e facilitandomi così la vita.

Chitarristi dal mondo: Koco Dhavale

Lavori parecchio anche come session man. Raccontaci la tua formazione come chitarrista da studio...
Quando avevo 16 anni ero il secondo chitarrista per una band ed il lead guitarist era titolare di una scuola di musica e di uno studio; per cui, si passavano tante ore in studio.
Sin da giovane quindi, sono stato abituato a suonare in studio, in cuffia, con un click sempre presente; è sempre stato cosi e ciò mi ha aiutato in tutti questi anni.

Suonavi solo l'elettrica?
No, tutt’altro: suonavo l' acustica; avere una chitarra elettrica era quasi considerato un lusso, a quel tempo!

Quindi registravi molte parti di strumming. Approccio molto richiesto in studio e che richiede però grande precisione...
Si, decisamente. Anzi ti dico di più: facevo anche molte cover di musiche Hindi per cui mi trovavo spesso a suonare pattern non propriamente tipici da chitarra acustica.
La musica che si riproduceva infatti, prevedeva originariamente la presenza di strumenti percussivi, come la Tabla, ed io eseguivo o arrangiavo dei pattern che in qualche modo compensassero la mancanza di questi strumenti e restituissero quel tipo di pulsazione ritmica
Anche questo sicuramente mi ha aiutato ad avere controllo sulla performance in sede di registrazione. 


Lavori molto anche come arrangiatore. Ci dai un consiglio?
Quanto è importante essere in grado di fermarsi: di dire basta a un arrangiamento, evitando di riempire il brano con troppe parti?
E' un processo che richiede tempo e maturità.
Innanzitutto c'è da dire che nella musica prodotta in India è sempre presente la figura del programmatore, che coincide con quella del produttore e, la maggior parte delle volte, è un tastierista.
Io non so suonare la tastiera per cui ricordo come dieci anni fa compensassi l’assenza di tastiere con decine di parti di chitarra. Quasi mi esaltava poterlo fare! Ma ripeto: era difetto di gioventù. Ora ho brani in cui c’è una chitarra, un basso, una batteria e… fine!
Allora, in più, si registrava in diretta, con emulatori e altri artifizi: ora ho la possibilità di amplificare propriamente una chitarra e quando puoi permetterti di registrare uno strumento nella maniera ottimale, l' arrangiamento quasi si crea e completa da solo! 
Per intenderci, a volte un suono di un arpeggio con ampli pulito, registrato con i giusti volumi e microfoni, è così ricco timbricamente da essere sufficiente.
Aggiungo un'altra cosa importante: noi siamo una band da 4 elementi, suoniamo tutti e 4: oltre alla mia elettrica, Mohan a volte suona una silent guitar acustica.
Odio suonare con le backing track e preferisco suonare tutto: quindi semplifico l' arrangiamento già dalla stesura del brano, imponendomi quindi una maggiore attenzione.

Componi alla chitarra?
Scrivo principalmente su chitarra acustica, per evitare condizionamenti da sound, mirando all'efficacia della armonia fondamentale.
Dopodiché però, applico una maniera quasi indiana di comporre, anche nel contesto rock.
Infatti lavoro intorno alla tonica e alla quinta degli accordi, esattamente come farebbe un tampura (grosso strumento a corda)cercando di evitare che la progressione degli accordi non influenzi la melodia principale.
So che appare strano dal punto di vista diciamo occidentale eppure faccio così anche per ottenere una melodia che sia autosufficiente ed abbastanza forte di suo.


Enrico Sesselego è un vecchio e fidato amico di Accordo. Diplomatosi in chitarra al Musician Institute di Los Angeles si è poi specializzato in tecniche di registrazioni e produzioni audio lavorando in studio di registrazione e dal vivo a fanno di Paul Gilbert e Steve Vai. Le sue competenze professionali e un'inarrestabile voglia di conoscere e sperimentare in ogni ambito musicale, ne fanno un'instancabile giramondo. In Italia collabora in pianta stabile con i Dolcetti. E' un piacere accoglierlo tra queste pagine con i suoi diari di viaggio. (Redazione)
enrico sesselego interviste koco dhavale
Link utili
Il sito degli Agnee
Il sito di Enrico Sesselego
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