di redazione [user #116] - pubblicato il 30 maggio 2016 ore 14:30
Federico Poggipollini ci parla degli arpeggi di chitarra. Gli arpeggi sono un aspetto esecutivo caratterizzante di tanta musica pop e rock e, soprattutto, uno strumento prezioso per l'arrangiamento di un brano. Tre esempi ricchi di spunti per affinare questo approccio chitarristico.
Così come le ritmiche in ottavi, anche gli arpeggi sono un approccio esecutivo imprescindibile negli arrangiamenti della musica rock e pop. Arpeggi di chitarra trainano e caratterizzano tanti memorabili pezzi di Springsteen, Dylan, Beatles ma anche U2, Coldplay, Foo Fighters, Metallica. Non da meno nella tradizione pop rock italiana. Tanti successi di Vasco Rossi e Ligabue - che restano i principali riferimenti di questa tradizione - sono cesellati da memorabili parti arpeggiate. Basterebbe ricordare quello di “Vita Spericolata” per Vasco e quello di “Certe Notti” per Ligabue. (Arpeggio che proprio Federico ci ha insegnato in questa lezione)
Abbiamo chiesto a Poggipollini di mostrarci il suo approccio alla creazione degli arpeggi, offrendoci così qualche spunto per affinare questo aspetto esecutivo, strumento prezioso per l’arrangiamento di un pezzo.
Il primo esempio parte da un giro armonico ben definito. Siamo in C maggiore e i quattro accordi in gioco sono C, Am, F con il C al basso e G con il D al basso.
L’arpeggio suggerito da Federico è quasi un riff: un’idea melodica che asseconda, valorizzandola, la successione degli accordi. Anziché pennellare su ogni accordo un pattern melodico dedicato (creato magari enfatizzandone le e note caratteristiche), Federico assegna ai primi due accordi del giro (C e Am) una piccola melodia sviluppata sullo scheletro (E, G, D) di un arpeggio di Em7 (E, G, B, D) suonato senza la quinta B. Sui restanti accordi invece, fa suonare un bicordo di G5, composto da GD. La scelta del Em sopra il C e il Am richiama l’utilizzo delle Aree Tonali, famiglie di accordi che per comunanza di note e tendenza alle stesse tensioni e risoluzioni possono essere scambiati tra loro, senza alterare il senso armonico di una progressione. Il C, Am e Em appartengono infatti agli accordi dell’Area di Tonica. Il G5 arpeggiato sopra il F/C e il G/D crea un’ interessante disegno melodico sul primo accordo e una totale risoluzione e coerenza armonica sul secondo.
Il secondo esempio è un arpeggio più classico costruito su una progressione di Am dorico: Am7, C e Dadd4. Davvero suggestiva la sonorità del Dadd4 ottenuta spostando un tono avanti la più semplice e conosciuta diteggiatura dell’accordo di C. L’arpeggio è chiuso con una azzeccata svisata, dal vago sapore Hendixiano, costruita sulla pentatonica di Am.
A caratterizzare tutto l’arpeggio è la corda di G che risuona a vuoto e acquista su ciascun accordo un ruolo differente: settima minore sul Am, quinta giusta sul C e quarta giusta sul D.
Quindi, come ultimo esempio, Federico suona l’arpeggio portante di “La Vita nelle vene” canzone che chiude il suo album Nero.
Tra le tante esecuzioni chitarristiche, quelle arpeggiate sono probabilmente le più valorizzabili dall'utilizzo di effetti. Ambienti, tremoli, moduzalioni possono non solo abbellire ma addirittura risolvere e caratterizzare una parte arpeggiata. Apprezziamo negli esempi suonati e proposti da Poggipollini l'utilizzo discreto ma deciso degli effetti d'ambiente: delay e riverbero.