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Digi-tale e quale: come andare dritti nell'impianto e vivere felici con l'Helix
Digi-tale e quale: come andare dritti nell'impianto e vivere felici con l'Helix
di [user #40062] - pubblicato il

La Line 6 Helix è una macchina potente capace di offrire grandi soddisfazioni, a patto di sapere come metterci le mani. Ecco alcune indicazioni per un primo approccio con la multieffetto di fascia alta che sta facendo cambiare idea sul digitale ai chitarristi di mezzo mondo.
Passare dall'impiego di un ampli tradizionale, valvolare, transistor, mosfet che sia, a un apparecchio digitale suonandolo direttamente in un impianto voce rappresenta senz’altro un cambiamento e soprattutto un approccio notevolmente differente.
Fino all’altro giorno, per me suonare la chitarra voleva dire infilare il jack in uno dei nostri amati valvolari, microfonarlo sempre, comunque e dovunque (anche in sala prove), e pronti, partenza, via. La nascita di un progetto con un amico tastierista e un cantante, dove il fulcro portante era la registrazione in proprio di basi musicali con un mastering particolarmente robusto per avere un impatto potente e molto live, a dispetto della formazione risicata e pianobaristica, mi ha posto davanti a una problematica, perché il mio fido Mesa Mark IV non è che fosse proprio indicato allo scopo. Avere dietro il cul.. ehm, le ginocchia una bestia che urla come un dannato quando tutto il resto della strumentazione è sotto controllo e a portata di cursore non è il massimo. Se ti abbassi troppo sparisci nel mix, se ti alzi troppo... insomma, niente di insormontabile, ma trovare il giusto equilibrio era sempre una menata. Quindi la prima soluzione che mi è venuta in mente è stata quella di passare a un sistema digitale con macchine tipo Pod, rigorosamente stra-usato dato che la mia situazione economica fa apparire il crack della Lehman Brothers un piccolo scoperto bancario. Non avevo però fatto i conti con l’utente Pearly Gates (a proposito, sempre grazie per le tue dritte successive all’acquisto), vero guru e pioniere della Helix, nonché diavolo tentatore che mi ha di fatto, con i suoi post, portato all’acquisto della macchina in oggetto.
Naturalmente soldi per la spesa nisba, per cui tocca sacrificare un ampli. Dato che ne avevo due uguali identici, vai di vendita online. Morale della favola a gennaio mi ritrovo nella mia saletta a scartare il pacco con la bestiolina. Quindi vengo al succo del discorso e cioè raccontarvi come sono riuscito a tirare fuori suoni credibili e soddisfacenti tali da non rimpiangere l’uso di amplificatori tradizionali.
Questo scritto non vuole e non ha la pretesa di essere una guida, il mio è un puro racconto di un’esperienza personale, un percorso che magari per altri può essere stato diverso, più breve e perché no più proficuo. Insomma, io ho fatto così.

Digi-tale e quale: come andare dritti nell'impianto e vivere felici con l'Helix

Diciamoci subito le cose come stanno: a dispetto di una semplicità d’uso fenomenale e di una possibilità di collegamenti altrettanto fantastica e completa, appena inserisci la Helix nel mixer dell’impianto PA e cominci a suonare ti accorgi che tutti i dubbi e le maldicenze sul suono digitale che senti in rete prendono corpo e hanno un fondamento più che solido: il suono è plasticoso, acuti a tonnellate, bassi invadenti che rompono i maroni pur non avendo spessore e corpo, suono inscatolato.
Due cose mi salvano: l’idea di possedere una macchina di qualità indiscussa (non ho mai avuto il minimo dubbio sulle potenzialità dello strumento) e la certezza che i preset di fabbrica sono poco usabili. Quindi nessuna delusione, ma la consapevolezza di avere davanti una bella mole di lavoro.

Dopo questa anticipazione che certo non incoraggerà nessun nuovo acquirente, diamo, come contraltare, una buona notizia: la Helix non necessita di impianti ultra sofisticati e costosi (es. casse FFRR), certo che non farebbe mica schifo averle e se si ha la possibilità economica non sarebbe male investire in quel senso, ma con le opportune regolazioni si otterranno ottimi risultati anche con impianti tutto sommato modesti e alla portata di tutte le tasche. Intendiamoci, per quanto modesti, non significa indecenti. A tal proposito la mia strumentazione consiste in un mixer Behringer Xenix X1222USB e due casse Mackie TH-15A da 450W. In situazione live le suddette casse diventano monitor da palco, e il lavoro grosso lo svolgono sempre due casse Mackie da 1000W. Ma fondamentalmente il mio setup è con quelle da 450.

Come prima cosa ho acquistato il pacchetto completo dei suoni di Glenn Delaune perché sono un’ottima base di partenza: non devi preoccuparti del routing dato che la concatenazione e le regolazioni sono fatte da un professionista che sa il fatto suo.
Prima considerazione: non esiste la patch perfetta, puoi sentire una demo di Glenn con un suono strabiliante, avere esattamente la sua patch ma inevitabilmente suonerà in maniera differente perché queste macchine sono molto sensibili al tipo di impianto usato (casse, mixer, ma anche chitarra, humbucker/single coil, Stratocaster, Telecaster, Les Paul ecc.). Seconda considerazione: i parametri e le regolazioni per ottenere un buon suono sono veramente molti e tutti si influenzano a vicenda, per cui è consigliabile andare per gradi e concentrarsi su pochi ma fondamentali: farsi prendere la mano e cominciare a perdersi nei meandri delle infinite possibilità può risultare controproducente e non uscirne più. A conferma della precedente affermazione, appena caricate le patches di Glenn, per avere dei suoni accettabili, mi sono trovato con regolazione del mio mixer pazzesche, tipo alti e bassi a zero. Quindi bisogna lavorare per ottenere un buon suono con un'equalizzazione flat. Eventuali sezioni di equalizzazione aggiuntive (grafico presente nel mixer e parametrico nelle casse Mackie) sono state disinserite: è il momento di mettere le mani sulla Helix, tutto ciò che è a valle deve risultare il più neutro possibile.
Conviene scegliere, tra i suoni acquistati, la patch che in partenza suona più familiare e naturale (nel mio caso GD Clean, ampli Hiwatt). Teniamo sempre a mente che l'obbiettivo principale in queste prime fasi non è l’emulazione di una dato amplificatore, ma far uscire dalle casse dell’impianto un suono che più si avvicina a quello di un amplificatore tradizionale. Una buona idea è cominciare da un suono clean agendo sui parametri dell’ampli presente nella Helix e in seconda battuta inserire le distorsioni. Anche qui è consigliabile non avventurarsi sulla strada di mille simulazioni di pedalini: ho usato un solo tipo di distorsione (Compulsive Drive), perché era quello che, d’istinto e alle mie orecchie, suonava in maniera più naturale. Le maggiori difficoltà, in questa fase, le ho riscontrate nel trovare i suoni crunch di accompagnamento, mentre i clean e i lead distorti mi hanno preso meno tempo.

Digi-tale e quale: come andare dritti nell'impianto e vivere felici con l'Helix

Qualche regola di base per questa prima fase di lavoro: dedicare molto tempo alle regolazione dell’ampli e, dopo, delle distorsioni con conseguente bilanciamento dei volumi e frequenze. Se necessario, ritoccare gli effetti di equalizzazione e compressione presenti nelle patch di Glenn: sono anch’essi molto importanti per la costruzione di un buon suono. Usare dei volumi adeguati: non dico di tirare giù i muri, ma nemmeno usare dei volumi da cameretta. Lavorare per qualche ora (volano) ma poi, quando le orecchie sono stanche e affaticate, mollare perché non si è più in grado di percepire la qualità del suono. Lavorare costantemente affinando le varie regolazione del giorno prima andando passo per passo. Ogni tanto prendersi una pausa (anche di una settimana!) così da avere una valutazione del lavoro svolto con orecchie fresche. Provare i suoni anche su backing track di qualità per vedere come si comportano nel mix con altri strumenti.
Particolarmente utile risulta alternare l’uso della Helix con l’abituale e tradizionale propria strumentazione. Se si possiede uno switch A/B, meglio ancora.
Non usare le due uscite (Canon) della Helix, ma solo l’uscita mono: ho scoperto che usando due canali nel mixer, in questa prima fase, il suono risulta più inscatolato. Meglio evitare. Poi, quando si avrà maggiore padronanza, si potrà usare la Helix in stereo, ma al momento è una variabile in più che disturba.
Consiglio di non usare IR in questa fase: bisogna spremere la Helix il più possibile raggiungendo il suono più naturale ed efficace secondo i propri gusti. Non avventurarsi nelle regolazioni di altri effetti, flanger, chorus, modulazioni varie ecc. Meglio lasciare le regolazioni fatte da Glenn. Al più, se risultassero troppo invadenti o troppo poco, agire sul bilanciamento del mix dell’effetto. Ricordiamoci sempre che in questa fase il risultato che vogliamo ottenere è far suonare la macchina il più vicino possibile a un amplificatore tradizionale e la vera differenza, la discriminante, è l’efficienza completamente diversa tra una cassa per chitarra e una cassa PA. Quando si arriverà a ottenere un suono soddisfacente, anche se non perfetto ed i progressi cominciano a divenire poco consistenti, è il momento di passare agli IR.

Anche qui non esistono IR buoni e meno buoni, o meglio sì, esistono, ma non è detto che il miglior IR in assoluto (ammesso che si possa dare questa definizione) funzioni al meglio sul nostro impianto. Magari un altro che sulla carta è meno professionale o nobile (sempre ammesso che si possa dare anche questa definizione) potrebbe sposarsi meglio con il nostro impianto. Se si è lavorato bene nella fase precedente, basterà agire sul parametri degli IR (High cut, Low cut ecc.) per mettere a fuoco il suono e ottenere un vero e proprio salto di qualità.
Un'ultima considerazione sugli IR: ne esistono molti e gratuiti. Segnalo la sezione free Ownhammer, li ho trovati molto buoni. Non perdere la gioventù nella ricerca di quello adatto. Dopo averli caricati sulla Helix, conviene scremare quelli che colpiscono maggiormente e restringere sempre più la scelta fino ad arrivare a uno o più che soddisfano. È vero che gli IR sono importantissimi e fondamentali nella costruzione di un suono di qualità, ma teniamo presente che, quando si è selezionata quella manciata che istintivamente e al nostro orecchio ci soddisfa, poi regolandone i parametri si arriva all’obbiettivo, con l’uno quanto con l’altro. Perdersi in sottigliezze impiegando dei mesi non penso valga la pena.

Digi-tale e quale: come andare dritti nell'impianto e vivere felici con l'Helix

A questo punto dovremmo aver fatto progressi notevoli e la qualità dei suoni non ha nulla da invidiare ai nostri beneamati (e sempre amati) ampli.
Ho impiegato più di sei mesi prima di usare la Helix dal vivo e con il gruppo tradizionale nelle prove. Risultato: buco il mix che è un piacere, il suono è veramente professionale, sul palco non ho bisogno di diventare sordo per sentirmi e sono diventato un musicista "normale", cioè mi sento (come tutte le altre categorie di musicisti) solo dalle spie!
Ah, dimenticavo: sto usando solo una tipologia di amplificatore e distorsore. Adesso sì che comincia il divertimento: routing diversi, nuovi ampli, effetti, sintetizzatori, aggiornamenti (l’ultimo firmware è una bomba e anche i nuovi preset di fabbrica sono molto lavorabili e utilizzabili, su Facebook escono settimanalmente suoni di chitarristi famosi con relativi IR dedicati. Mio Dio, non farò mica in tempo a sfruttare tutte le possibilità!
Un ultima indicazione: uso il volume di uscita della Helix a ore 13 / 14 circa. L’IR preferito è Marshall GB SM57.
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