Finalmente, dopo tanti anni, realizzo uno dei miei sogni della mia vita di musicista e appassionato: ho portato a casa la regina, una affascinante, sexy, sontuosa, morbida, attraente Gibson Les Paul Classic 1960 datata 2004.
Diversi mesi fa comincia a balenarmi l'idea di chiudere il cerchio, avendo da più di dieci anni una Fender Stratocaster Reissue '62, una Telecaster Classic '50 e una Sheraton 335 del 1986. Mi informo sui vari modelli più o meno attuali e captarne le differenze e per selezionare quelli che rientrano nel mio budget: in passato ho avuto a che fare solamente con delle Standard di amici.
La scelta si riduce a Standard vecchie, attuali, Traditional e Classic. Provate tutte quante in tutti i principali negozi di Roma, alla fine opto per la Classic 1960 (provata in un negozio dove era in conto-vendita), modello che però è fuori catalogo dal 2008, pertanto ho dovuto trovarla usata.
La scelta è stata dettata da alcuni elementi imprescindibili: la mia prima Les Paul doveva essere una Les Paul, pertanto non mi hanno affatto convinto quelle con camere tonali e modern weight relief. Volevo un manico sottile, quindi slim taper. Per il suono, ero partito con l'idea degli immortali '57 Classic, cosa che però non è stata possibile con la Classic visto che monta i 496/498. Su questi ho da fare una piccola parentesi: per quanto mi riguarda, dopo la prova sono decadute tutte le dicerie negative su questi pickup, che a detta di moltissimi risulterebbero violenti, taglienti, cattivi, da metallari. Niente di tutto questo: certo, hanno moltissimo attacco e una bella spinta ma, con le dovute accortezze, ci si suona tranquillamente da BB King ai Led Zeppelin fino a cose molto più violente che a me tanto non interessano, suonando prettamente blues e classic rock.
Altra smentita: il peso. Questa è piena e ha solo i classici nove fori, eppure addosso è equilibrata, con il peso ben distribuito, e in ogni caso la sensuale e piccola dimensione del body permette di abbracciarla con disinvoltura nonostante il suo peso importante.
Per quanto riguarda il manico e la tastiera è semplicemente fantastica. Non ti stanchi mai di suonarla, una volta settata e ripulita (come ho prontamente fatto apena portata a casa), il feeling che questo strumento ti dà è semplicemente sublime. Action bassa, stoptail leggermente rialzato e il gioco è fatto.
La morbidezza del palissandro della tastiera è molto apprezzabile quando si scorre con le dita sulla tastiera, i tasti di tipo vintage (molto stretti) nemmeno si sentono.
Quanto a dettagli e livello di liuteria, surclassa di molto le attuali produzioni che hanno verniciature plasticose e al tatto quasi appiccicose.
Sarà anche perché ha qualche anno, ma questa è molto liscia, si è satinata, ha perso gran parte del trasparente (per i miei gusti solo un bene), emana l'odore del legno nel vero senso della parola, dà una sensazione di mordidezza al tatto che non vorresti mai lasciarla.
Le rifiniture sono al top: binding crema molto ingiallito, pirolo del selettore ambra, knobs 60's style, plastiche vintage cream e intarsi in madreperla invecchiata anch'essa. Per quanto mi riguarda, il massimo: relicata al naturale!
Un'ultima osservazione, per me molto importante: ha un volume da spenta pazzesco! Delle altre mie tre chitarre (tutte di ottima fattura), nessuna regge il confronto. Ci si avvicina per ovvi motivi la 335 semiacustica.
Non da meno, va segnalato il prezzo: l'ho strappata a 1400€ a fronte dei 1900 richiesti per la Standard attuale e dei 2mila della Traditional. Non potevo chiedere di più! |