Buongiorno a tutti!
Dato che ultimamente il mio interesse è rivolto agli amplificatori, ho cominciato a farmi numerose domande. Questo non vuole assolutamente essere un cosiglio per gli acquisti, ma una discussione aperta su questioni secondo me sempre interessanti e alle volte molto nebulose. Chiedo il vostro aiuto e la vostra esperienza per provare a mettere in ordine alcune questioni, e provare a dipanare alcuni dubbi che (penso) siano ancora diffusi.
1. Valvole o transistor o digitale?
Qualcuno starà già sogghignando, perchè sempre (SEMPRE) quando si comincia a parlare di amplificatori, si apre la diatriba infinita su che supporto elettronico utilizzare, ossia se puntare su valvola, transistor o digitale.
Dei digitali non conosco assolutamente nulla, quindi chiedo a voi possessori di tali apparati un feedback per poter chiarire quali siano vantaggi e svantaggi.
Riguardo i valvolari, parlo un po' della mia esperienza. Il vero vantaggio di un valvolare si nasconde nella straordinaria dinamica che questi amplificatori raggiungono, ma per quel che ho visto finisce tutto qui. L'usura è un dato secondo me evidente di quanto la valvola sia “poco efficiente” rispetto alle controparti (almeno da un punto di vista tecnico ed economico); la valvola ha bisogno di una componentistica pesante, che trasforma facilmente questi amplificatori in veri macigni (soprattutto a causa dei trasformatori); come tutti sanno, la valvola deve lavorare a potenza piena per poter rendere davvero al meglio, altro aspetto che ne limita fortemente l'uso, anche su palchi grandi (nel mio caso, a prescindere dal palco vengo sempre microfonato, rendendo INUTILE la pressione sonora in uscita dall'amplificatore); infine, non dimentichiamo come siano “settoriali” gli amplificatori valvolari: sono davvero pochi quelli che riescono ad esprimersi al meglio con suoni diversi, per esempio sarà difficile usare a volumi accettabili un Twin con le finali in saturazione, si risolve con un pedale, oppure viceversa difficilmente si otterrà un pulito a volumi da sala prove con un combo 18w della Marshall (ATTENZIONE: non intendo assolutamente dire che un amplificatore “limitato sia una male, ma resta a mio avviso un dato utile da considerare).
Sempre per mia esperienza, gli amplificatori a transistor risolvono la maggior parte dei difetti degli amplificatori valvolari: sono decisamente più leggeri a parità di specifiche, riescono a mantenere la stessa pasta sonora a diversi volumi, da quelli casalinghi fino alla sala prove, alcuni sono estremamente versatili, ottenendo suoni davvero validi anche in generi diversi. L'unico vero problema sta non tanto nella dinamica, piuttosto pare sia un problema dei limiti fisiologici del nostro orecchio: mentre l'amplificatore valvolare amplifica le armoniche pari, il transistor amplifica invece le dispari, e risultano essere meno gradevoli all'ascolto. Detto questo, esistono però validi amplificatori a transistor con circuiti in grado di emulare la risposta e le sonorità delle valvole, e negli ultimi anni i porgressi fatti sono davvero impressionanti.
2. Quanti watt?
L'altra domanda che spesso ci si pone prima di scegliere un amplificatore è la sua potenza. Anche qui già si è detto molto, proverò a sintetizzare quanto credo di aver appreso.
La potenza in watt di un amplificatore si lega immediatamente a due diversi aspetti: il volume complessivo dell'amplificatore e la soglia di saturazione (questo vale esclusivamente per gli amplificatori a valvole). Per scegliere la potenza ottimale occorre quindi porsi due domande:
1. Dove intendo utilizzare questo amplificatore? Se la risposta è a casa, allora sono sufficienti potenze minori, mentre se l'uso che se ne fa è prettamente live conviene optare per avere a disposizione qualche watt in più. Questo solo in prima approssimazione, infatti anche in concerto non è detto serva una potenza molto elevata (per esempio in locali piccoli o nel caso di microfonazione e amplificazione poi tramite impianto una potenza in watt troppo alta può essere di difficile gestione).
2. Cosa voglio suonare con questo amplificatore? Anche questa domanda non è da sottovalutare, in particolare dipende dai suoni che si vogliono ottenere a dati volumi. Se per esempio mi interessa un suono distorto anche a basso volume, opterò per un amplificatore con pochi watt, e magari con un controllo per la sezione preamp e un altro per la sezione finale; se invece mi interessa ottenere suoni molto puliti anche ad alti volumi, sceglierò un amplificatore con una grande potenza, che utilizzerò poi impostando il volume a bassi valori, evitando quindi problemi di saturazione di qualsivoglia natura.
Esistono però differenze in potenza tra le diverse tipologie di amplificatore: difficilmente si troverà un amplificatore valvolare con una potenza superiore a 100 W (esistono, ma sono piuttosto rari), mentre è molto più semplice trovare amplificatori a transistor e digitali che superano questo livello di potenza. Ad oggi non ho ancora trovato una spiegazione a questa differenza.
3. Quanti coni?
Nello scegliere un amplificatore non si può non soffermarsi sulla scelta dei coni. Alcune volte vengono ingiustamente trascurati, ma sono un anello fondamentale della strumentazione, spesso molto più delle valvole utilizzate nell'amplificatore. Esistono un gran numero di modelli e marche a disposizione, ma possiamo anche qui provare a raggrupparli in sotto-categorie.
La prima distinzione che deve essere fatta è l'impedenza. L'impedenza dei nostri coni non è un semplice valore scritto sull'etichetta del cono che deve essere abbinato all'impedenza riportata sul nostro amplificatore. In parole semplici, rappresenta invece qual'è la potenza che il nostro cono riesce a sopportare. Esistono due valori di impedenza che possono essere riportati: l'impedenza RMS, ossia quella potenza a carico costante che il cono riesce a sopportare, e l'impedenza di picco, ossia quel valore che il cono può sostenere per poche frazioni di secondo prima di subire danni. Da notare come nei grafici di risposta di un cono forniti dalle case produttrici sono riportate due diverse scale nell'asse delle ordinate, ossia una potenza in decibel e l'impedenza: il cono non ha impedenza costante, ma variabile al variare delle frequenze considerate. Pare infine che al crescere dell'impedenza dei coni cresca anche la dinamica fornita dal cono, in particolare sulle alte frequenze.
La seconda distinzione che deve essere fatta è invece il diametro dei coni. Perchè diventa importante in termini sonori? Il motivo è strettamente fisico, e si nasconde dietro il principio di funzionamento del cono. Questo è costituito da una membrana di forma conica, dove sul vertice viene posizionato un magnete; viene poi posizionato un trasduttore, ossia un avvolgimento attorno a un nucleo ferromagnetico, davanti al magnete del cono. I capi dell'avvolgimento vengono quindi connessi all'amplificatore, che manderà un segnale costituito in prima approssimazione da una corrente alternata (impulsi elettrici). Quando l'avvolgimento viene persorso da una corrente, questo genera un campo magnetico, e il nucleo del trasduttore “amplifica” questo campo concentrando le linee di campo; nel nostro caso, la corrente alternata genererà un campo magnetico in cui varia con costanza la polarità, attirando e respingendo alternativamente il magnete legato alla membrana: questo movimento si traduce quindi, tramite la membrana stessa, in un movimento dell'aria, ossia si generano onde alterne di pressione, anche dette onde sonore. Consideriamo ora una membrana piana (non esistono membrane completamente piane, soprattutto per evitare rotture a causa dellla forza impressa dai magneti e per aumentare di poco l'effetto di amplificazione), e in particolare immaginiamo di considerare solo un diametro di questa. Il risultato non si allontana molto da una corda di chitarra, con gli estremi fissati e una forza applicata al centro. L'esperienza diretta ci dice come, al diminuire della lunghezza della corda (ovviamente a parità di materiali e tensione), aumenta la frequenza della vibrazione della corda stessa. Il caso del cono è leggermente diverso, ma l'analogia aiuta a capire il perché coni più piccoli amplificheranno molto bene le frequenze elevate mentre perderanno di efficienza su frequenze più gravi, e viceversa si dirà per i coni maggiori. Ovviamente questa è solo un'approssimazione, so bene che andrebbero considerati molti fattori distinti (la tipologia di magnete, il numero di spire dell'avvolgimento, la rigidità del materiale della membrana, lo spessore della membrana stessa, la forma del cono, se le pareti sono coniche oppure la forma è curva, concava o convessa), ma concedetemi questa semplificazione.
A queste domande se ne dovrebbero aggiungere molte altre, come il numeri di canali utili per il proprio scopo, la presenza del loop effetti, la possibilità di pilotare l'amplificatore tramite pedaliere più o meno complesse, la sensibilità dell'amplificatore agli effetti, ma si scende troppo sui gusti personali, e sinceramente non è quello che avevo pensato per questo diario.
Ci tengo a precisare che non sono un musicista esperto o professionista, tutto ciò che ho detto qui sopra non è assolutamente una verità assoluta e anzi ci saranno errori che mi aspetto vengano corretti da qualcuno con competenze migliori delle mie in materia, quindi perdonate se potete errori o negligenze, anch'io ho ancora molto da imparare.
A presto!
Tres Hombres
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