Quando ci si muove in un ambiente musicale ampio come quello affrontato da Walter Donatiello, che spazia dal jazz puro per arrivare alle derive più rock delle composizioni di Frank Zappa, versatilità e qualità sono una necessità. Di recente, nella sua pedaliera sono comparsi due stompbox CostaLab, nello specifico un chorus e un compressore.
Il Twin Compressor e il ChorusLab fanno parte del catalogo CostaLab già da qualche tempo, ed entrambi sono ben noti al pubblico dei chitarristi pop e rock. Vederli ai piedi di Walter è un'occasione interessante per scoprirne dei risvolti nuovi e meno scontati.
Il Twin Compressor è un compressore con una doppia modalità di funzionamento che gli consente di avvicinarsi al comportamento di due tra i compressori più apprezzati da chitarristi e bassisti. Compatto e dall'estetica pulita, è caratterizzato da controlli immediati ed efficaci. Sul pannello compaiono infatti solo le manopole di Sustain e Level, rispettivamente relative alla quantità di compressione e al guadagno utile a compensare il livello d'uscita.
Vengono lasciati da parte parametri più avanzati e forse ostici per chi non è pratico con la categoria, o semplicemente non vuole perdere troppo tempo nelle regolazioni. Al loro posto si trova un semplice pulsante per passare tra le modalità Ross e Dyna, una più morbida, con tempi di attacco e rilascio più lenti, e un'altra più percussiva e aggressiva, con attack e release più rapidi.
La doppia sonorità rende il Twin Compressor un dispositivo di spiccata versatilità, utile come sustainer per le parti soliste quanto per rendere più incisive e presenti le ritmiche serrate del funk.
Se una dose di compressione è un must per molti jazzisti, l'uso del chorus è quasi sempre delimitato alla sottocategoria dei chitarristi fusion. La faccenda cambia quando si ha a che fare con un effetto capace di comprendere in tre manopole sia le oscillazioni da mal di mare del jazz-rock, sia le colorazioni appena udibili tanto apprezzate sui palchi e sui dischi da chitarristi e bassisti di ogni estrazione, solo per rendere il suono più spesso e ricco. Il ChorusLab, con le radici nella miglior tradizione fusion americana ma anche con uno sguardo alla definizione del segnale e alla flessibilità dei controlli, è esattamente questo.
Le manopole sullo chassis bianco gestiscono l'effetto per profondità e velocità d'oscillazione, rispettivamente attraverso Depth e Rate, mentre l'ultima, chiamata Mix, ha il compito di compensare il volume in uscita, possibilità da non sottovalutare quando si vuole rendere la modulazione più estrema.
CostaLab sarà al , e porterà con sé anche il ChorusLab e il Twin Compressor. Nell'attesa, potete leggere di più sui due pedali e ascoltare alcuni clip audio sul sito ufficiale, e .
Sappiamo per certo che Costantino, l'uomo dietro il marchio laziale, ha preparato anche delle grosse sorprese inedite per il prossimo weekend, ma per quello contiamo di offrirvi una succosa anticipazione in altra sede.
A SHG ci sarà anche Walter Donatiello, che proprio passando per questi due pedali è arrivato a incontrare Costantino, con cui ha di recente avviato una proficua collaborazione. Abbiamo voluto approfondire con lui la questione, parlando di stompbox, ma anche di gestione del suono e ricerca del tono giusto per ogni situazione.
Redazione: Com'è composta la tua pedaliera?
Walter Donatiello: Le mie pedaliere sono costruite un po' a seconda delle esigenze, del progetto e da quello che richiede la musica. Un modo inconsueto ma un fattore importante da tenere presente è con quali musicisti mi interfaccio: il tipo di suono che cerco nasce dal contesto di musica e musicisti.
Per tutti i progetti la base è sempre composta da un accordatore e un pedale del volume, a cui si aggiungono un overdrive, un distorsore Kor e Laa Custom e un boost Dolphin's Sound.
Per quanto riguarda i chorus e il compressore, sono sempre dei CostaLab. Ne ho provati tanti, di ogni tipo e marca, ma sono rimasto affascinato e sorpreso dal catalogo CostaLab. In effetti, tra me e Costantino è nata subito una bella intesa e amicizia.
Infine, in aggiunta a questi pedali che ormai definisco standard, inserisco all'occorrenza un overdrive per il crunch, un Boss fuori produzione del tipo harmonizer, un Hog come nuova entrata, un Octave e un Freeze. Ne alterno altri a seconda delle esigenze.
R: Che approccio hai all'utilizzo degli effetti? Te ne servi in maniera decisa per creare letteralmente il tuo suono o li utilizzi per colorare e abbellire un suono che ha già una sua natura finita?
WD: Come dicevo, l'ordine e il numero di effetti è definito dalla musica e dall'organico che la realizza.
Noto che molti chitarristi hanno numerose pedaliere e svariati pedali, ma spesso il loro suono non cambia e può apparire addirittura anonimo, un po' simile a tutti gli altri o indipendentemente dai pedali usati.
Se sono coinvolto in una musica organizzata, posso usare pedaliere presettate che mi diano la comodità di più tempo organizzativo. Nel progetto - che ha avuto un grosso successo - sulla rivisitazione della musica di Zappa c'erano troppi spazi sonori e continui cambi di suoni e di chitarre che dovevo gestire in tempo reale, allora mi sono organizzato una pedaliera e rack immensi e durante le prove costruivo i suoni riferendomi alle parti e a quello che avremmo voluto ottenere come suono del brano. Ho dovuto programmare tutte le scene sonore con un sistema MIDI, ma era musica complessa e con pochissime cose improvvisate, come è caratteristica nella musica di Zappa.
Normalmente, se è di jazz che parliamo, il suono è estemporaneo come la musica, quindi non serve presettare nulla. Anzi, più tutto è in tempo reale, più il tuo suono è vero. Devi rischiare ma, se sei attento a quello che accade con gli altri musicisti, otterrai quello che serve realmente in quel determinato momento.
Il suono oggi per un chitarrista moderno è essenziale: l'abuso crea confusione e instabilità sulla musica. Ritengo che il suono pulito ed effettato siano complementari al musicista jazz, e allo stesso tempo non sia più giusto identificare il suono rock come distorto e il suono jazz come pulito, anche perché la domanda che mi faccio spesso è: un chitarrista che suona distorto diventa automaticamente rock?
R: I tre pedali indispensabili nella pedaliera di un chitarrista jazz
WD: Sicuramente, tralasciando l'accordatore e un buon pedale volume, che sono due cose essenziali per l'ottima riuscita di qualunque musica, direi come primo un boost, poi un overdrive e un chorus. |